È stata una rivoluzione che ha coinvolto mezza Italia: tra giugno e settembre decine di supermercati hanno cominciato a operare 24 ore su 24. Quello che dal 2012 riguardava solo dei punti di forte passaggio a Milano è diventato un fenomeno che si è ramificato nella provincia italiana più sonnacchiosa. «Salò come New York» titolava BresciaToday, all’apertura, il 6 settembre, di un punto vendita operativo H24. Non era certo un caso isolato: poco prima era toccato al quartiere bergamasco Valtesse, dove l’apertura notturna di un Carrefour, «fa sembrare la nostra città un po’ più europea e internazionale», secondo l’Eco di Bergamo.
È l’insegna francese l’unica protagonista, per ora, di questa tornata di prolungamento senza sosta degli orari. Basta uno sguardo al sito dell’insegna francese per capire quanto il ritmo sia stato intenso. Andando a ritroso, si parla di Cremona, dove “diverse aziende lavorano con i turni”, spiega un comunicato stampa. Gallarate (Varese), che è “vicina all’autostrada e sulla direttrice Milano-Malpensa”. Vigevano (Pavia), dove l’offerta è rivolta a lavoratori e “ragazzi che vogliono finire una serata con snack e bibite”. E ancora: Roma Tor Vergata, “area dotata di pochi servizi” e con il Policlinico vicino; Caserta (“vicino alla Reggia”); Varese (“in linea con le capitali di stampo europeo”); Avellino (“che non poteva mancare”); Trapani, Palermo, Como, Napoli, Massa Carrara, Calenzano (Firenze), Torino, Genova, Benevento, Lucca e così via.
Tra giugno e settembre decine di supermercati Carrefour hanno cominciato a operare 24 ore su 24, in tutta Italia
Di tutto questa ondata, per la verità, non si è parlato quasi per niente sulla stampa nazionale, mentre quella locale si è scatenata. Molte le cronache delle inaugurazioni. Per lo più positive, soprattutto quando si intervistavano i clienti: dal cavatore di Carrara alle amiche che fanno la spesa “finalmente con calma” a mezzanotte, dagli insonni agli anziani in cerca di refrigerio dal caldo estivo. La cronaca locale pone anche le domande dei sindacati: è una necessità primaria fare la spesa di notte? O non è piuttosto il sintomo di una società che non è più capace di mettere limiti al mercato?
Per 8 euro in più
Alcune notizie locali riescono a colmare i buchi di una comunicazione istituzionale che arriva col contagocce. Come la paga aggiuntiva che viene corrisposta ai lavoratori che accettano il turno notturno: 8 euro in più rispetto a un turno normale. Notizie che filtrano dai sindacati, che, in Toscana, fanno notare come l’80% dei dipendenti siano donne. E la notte, soprattutto all’uscita dal supermercato, hanno paura per la loro sicurezza.
Su questo fronte, il caso più problematico è quello di Palermo. Nel capoluogo siciliano si era giunti a quattro punti vendita aperti H24. Ma si è tornati a due dopo che in una sola notte, tra il 5 e il 6 agosto, c’è stato un tentativo di rapina. Il giornale online La Voce di New York riporta, unico a farlo, la notizia secondo cui tutti e quattro i supermercati sarebbero stati rapinati in quella stessa notte. Aggiunge dettagli: per come i punti vendita sono stati organizzati (prevalenza di casse automatiche senza contante), i rapinatori hanno sottratto poco contante e si sono rifatti sui prodotti più pregiati, a partire dai profumi.
A Palermo si era giunti a quattro punti vendita aperti H24. Ma si è tornati a due per motivi di sicurezza
La sicurezza non è però il punto che più preoccupa i sindacati. «Non abbiamo fin qui avuto segnalazioni di problemi di sicurezza», spiega a Linkiesta Fabrizio Russo, segretario nazionale della Filcams Cgil. Peggio è la situazione nelle aree di sosta autostradali, dove da anni i sindacati denunciano l’aumento delle rapine. Quello che preoccupa le rappresentanze dei lavoratori sono soprattutto le condizioni di lavoro. «Già gli orari erano stati estesi a mezzanotte in molti punti vendita, ora c’è stata la degenerazione dell’estensione a tutta la notte. Oltre, ovviamente al lavoro domenicale», commenta Russo. Il problema, spiega, è che queste estensioni si inseriscono in un contesto teso. Molte catene di supermercati, compresa Carrefour, stanno licenziando e ricorrendo alla cassa integrazione. Dal 2012 Federdistribuzione è uscita da Confcommercio e applica un contratto del 2011, scaduto e in proroga. «Auchan, Ikea, Metro e Carrefour stanno mettendo in discussione la contrattazione di secondo livello – aggiunge il segretario nazionale della Filcams -. E questo crea grossi problemi di organizzazione, che diventano ancora più rilevanti se si parla delle aperture notturne».
Dai test agli iper
L’operazione “sempre aperti” non è stata una marcia senza contrattempi. Ci sono state anche alcune marce indietro dopo le valutazioni dei risultati, sottolinea Fabrizio Russo. I primi test della compagnia, spiega il sindacalista, risalgono al 2008-2009 e sono stati effettuati su dimensioni ridotte, soprattutto a Milano. Poi l’apparente marcia indietro, fino al 2012, dopo la liberalizzazione degli orari dei negozi decisa dal governo Monti. A Milano viene trasformato in H24, in pianta stabile, il punto vendita di piazza Clotilde, in zona porta Nuova.
Ancora un paio di anni di attesa e studi e poi il boom, con la raffica di aperture avvenute tra la primavera e l’estate del 2015. L’ultimo tabù infranto è quello di tenere operativi di notte non solo i piccoli punti vendita da 6-700 metri quadrati, come quello di piazza Clotilde a Milano, ma gli ipermercati. Come quello di Gallarate, esteso su 8.100 mq, o quello di Roma Tor Vergata, su 8.700 mq. Centri enormi, difficili da gestire durante la notte con poco personale.
La paga aggiuntiva che viene corrisposta ai lavoratori che accettano il turno notturno: 8 euro in più rispetto a un turno normale
Scelta isolata
Finora la scelta di Carrefour è stata isolata. Solo la Coop ha seguito in parte l’esempio, con una serie di estensioni di orario fino alle 23. Ci aveva provato anche la catena di parafarmacie e grocery Essere e Benessere, che però è stata travolta dai debiti derivanti dall’acquisizione in blocco di tutti gli immobili dei Blockbuster. Le aperture notturne non hanno giocato un ruolo nella chiusura. Ci sono invece i piccoli negozietti etnici che, come accade in tutte le grandi città europee, stanno aperti tutta la notte o quasi. Il fenomeno è in crescita e si vede soprattutto in piazze come Bologna, nella zona dell’università.
Gli altri big, per ora, chiudono le porte. «Non siamo affatto interessati», hanno dichiarato i dirigenti di Coop alla presentazione del rapporto annuale del gruppo. «È un business che non nasce da una forte spinta della domanda, come invece è accaduto per le aperture domenicali», commenta un dirigente di un’altra importante catena di supermercati. «Non essendo un mercato enorme, chi si posiziona per primo occupa tutto lo spazio». Se a muoversi è stato soprattutto Carrefour, aggiunge, probabilmente è perché questa catena riforniva già i punti vendita di notte e quindi aveva personale sul posto. Con una o due persone in più del solito – almeno nei punti vendita minori – si riesce a tenere aperto il negozio.
L’ultimo tabù infranto è quello di tenere operativi di notte non solo i piccoli punti vendita da 6-700 metri quadrati, come quello di piazza Clotilde a Milano, ma gli ipermercati
Un negozio, due mondi
«Dai dati che ho io, gli scontrini medi si dimezzano, ma si dimezzano anche le spese, perché il personale è meno», commenta Luigi Rubinelli, direttore della rivista di settore online Retail Watch e osservatore autorevole del mondo del commercio italiano. Anche se i punti vendita sono gli stessi, quello diurno e quello notturno «sono due modelli di business completamente diversi».
«Anche se i punti vendita sono gli stessi, quello diurno e quello notturno «sono due modelli di business completamente diversi»
Di notte si chiudono alcuni reparti, come quello del pesce, e si mettono in evidenza le offerte promozionali dedicate agli acquisti d’impulso. Le bevande vanno forte, anche se in alcuni dei punti vendita – si apprende ancora dalla stampa locale – l’alcol non si vende dopo la mezzanotte. «In supermercati come quello di piazzale Clotilde nel tempo sono stati messi a posto gli assortimenti, tarati sulle esigenze di chi arriva di notte. Cioè tassisti, operai di ritorno dai turni, ragazzi in giro per locali, coppie uscite dal cinema, e il variegato popolo della notte.
Dalla società non rilasciano dati sulle vendite o sulle tendenze, né commentano la scelta di accelerare nelle aperture. «Andare incontro alle esigenze di una società in mutamento e con nuovi bisogni di flessibilità», è una spiegazione data per l’apertura notturna del punto vendita di Cremona. È proprio l’orario senza limiti nei centri piccoli che lascia perplessi gli operatori del settore. «Non puoi mettere queste formule dappertutto, funzionano solo in alcuni posti – commenta Luigi Rubinelli -. A Milano non c’è un bacino di aziende che c’è nelle grandissime città, come Londra e Parigi, città da 7-8 milioni di persone», aggiunge. Se poi da Milano si passa Vigevano, si capisce la radicalità della scelta dell’insegna francese, e dei cambiamenti degli italiani, nella provincia che da sonnacchiosa si è ritrovata insonne.