Pizza ConnectionArmi, droga, locali, slot machine e credito abusivo: la ‘ndrangheta in Lombardia non è sparita

In Brianza i famigliari dell'ex boss Cristello si muovevano per conservare il suo patrimonio, mentre nel centro di Milano gli imprenditori si rivolgevano al credito della camorra

Difendevano quel che era rimasto degli affari della cosca e provavano ad espandersi con nuove attività acquisendole con la violenza. Così i famigliari di Rocco Cristello, capo della locale (cellula di ‘ndrangheta) di Seregno, assassinato nella faida con la famiglia Stagno a Verano Brianza il 27 marzo 2008, cercavano di riprendersi quello che gli arresti dell’operazione Infinito del luglio 2010 gli avevano in parte tolto.

Nella mattinata del 30 novembre la direzione distrettuale antimafia di Milano al termine di una attività di indagine partita successivamente a una intimidazione avvenuta nell’aprile 2014, ha chiesto e ottenuto l’arresto di nove persone. Sono stati eseguiti 22 decreti di perquisizione e ci sono altri 14 indagati a piede libero. Le accuse sono di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, cocaina nello specifico, lesioni personali aggravate, incendio di un’autovettura a scopo intimidatorio. Tre degli arrestati sono stati accusati anche di porto abusivo di armi e munizioni.

Gli arrestati sono legati alla stessa cosca Cristello: il personaggio ritenuto “dominus” delle azioni è Valeriano Siragusa, cugino di Rocco Cristello, indicato dal collaboratore di giustizia Antonino Belnome come personaggio tenuto in buona considerazione dagli stessi Cristello. Siragusa, che al momento non ha di certo un curriculum criminale da “reggente” in passato aveva rimediato qualche precedente per droga, ma è cosciente che «qui comando io», dice intercettato. D’altronde lo stesso collaboratore di giustizia Belnome nel corso di un interrogatorio parla della premura dei Cristello nel «tenere pulito» Siragusa, il quale sarà uno degli uomini che al funerale di Rocco Cristello, porterà la bara durante un partecipato corteo funebre.

“Dominus” delle azioni è Valeriano Siragusa, cugino di Rocco Cristello, indicato dal collaboratore di giustizia Antonino Belnome come “futuro reggente della cosca di Seregno”

L’input per le indagini arriva dopo l’esplosione di sette colpi di arma da fuoco sparati contro l’automobile di un socio della discoteca Disco Italia di Cesano Maderno: gli arrestati, già soci del locale intendevano acquisire ulteriori quote del locale, ma incontravano la resistenza dell’altro socio. Ci provano così con le pistole e l’atteggiamento del socio reticente, dopo la gambizzazione, cambia tanto da non arrivare a denunciare l’intimidazione ricevuta.

Tra Seregno e Desio si trovavano le basi logistiche del sodalizio tra cui l’abitazione patronale dei Cristello dove si custodivano armi e la droga, così come alla Slot Mania di Seregno, di proprietà degli indagati durante le indagini (oggi ha cambiato gestione).

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L’individuazione del proseguimento degli affari criminali della famiglia Cristallo nella zona di Desio e Seregno, trova riscontro nella mappa contenuta nel Bilacio di Responsabilità Sociale presentato dalla procura di Milano nelle scorse settimane. Mappa che mostra le proiezioni dalle città calabresi di origine verso i centri del milanese.

Non solo ‘ndrangheta però nel milanese e non solo droga e armi, ma anche credito a imprenditori in difficoltà. Le recenti indagini lo confermano. Nel centro di Milano la camorra, seguendo le orme sempre della criminalità calabrese, si è fatta banca in Piazza Risorgimento. A rivolgersi a lei sono alcuni imprenditori milanesissimi, tra cui, si legge dalle carte, Giovanni Cottone, proprietario del marchio Garelli.

A far girare gli “sportelli” della banca per gli inquirenti sono Vincenzo Guida e Alberto Fiorentino. Il primo è il fratello di Nunzio Guida, uomo della nuova camorra organizzata di Cutolo a Milano negli anni ’80. Le indagini hanno portato all’arresto anche di Giuseppe Arnhold e Filippo Magnone con le accuse di riciclaggio, mentre per Guida e Fiorentino è scattata anche l’accusa di credito abusivo aggravato dall’uso di metodi mafiosi.

Gli inquirenti durante le indagini hanno trovato tre milioni di euro e hanno accertato come in brevissimo tempo un imprenditore fosse arrivato a ricevere 300 mila euro da restituire con tassi usurai. C’erano imprenditori che dovevano restituire 75 mila euro al mese, ma nessuno di questi, ha ricordato in occasione degli arresti il capo della Squadra Mobile di Milano Alessandro Giuliano, ha denunciato. Il filo conduttore che rende le cosche più forti anche al nord.