*Guntram Wolff è direttore del think tank Bruegel
La Banca centrale europea è criticata spesso per la sua politica dei tassi bassi – soprattutto in Germania, dove vengono vissuti come un attacco ai risparmiatori. Va detto però che questa argomentazione non riconosce che il tasso di interesse reale è in diminuzione sin dagli anni Ottanta. Ci sono stati cambiamenti di lungo termine nei risparmi globali e negli investimenti dovuti a fattori strutturali e demografici. La politica monetaria non ha causato questa situazione, ma ha provato piuttosto a dare una risposta. D’altronde, la politica monetaria non può farsi carico dei problemi di redistribuzione, che ricadono principalmente nelle competenze della politica. La Bce dovrà estendere il suo programma, ma la politica deve portare a termine le riforme strutturali di cui abbiamo bisogno da molto tempo e promuovere la crescita tramite investimenti mirati, soprattutto in merito all’emergenza rifugiati.
Alla Bce è stata data un’indipendenza di vasta portata per portare a termine il suo mandato, che è soprattutto raggiungere una inflazione vicina, ma al di sotto, del 2 per cento. Con i tassi di inflazione vicini allo zero e l’inflazione di base all’1%, la Bce è lontana però dal suo obiettivo. I mercati non si aspettano che l’inflazione torni al 2% perfino nel 2019. La bassa inflazione sta facendo crescere i tassi di interesse reale, che sono ancora troppo alti se paragonati al tasso di equilibrio – nonostante una policy di tasso della Bce di solo lo 0,05 per cento. Come conseguenza, la politica monetaria della Bce, nonostante sia espansiva, in realtà sta avendo effetti restrittivi.
La Bce dovrà estendere il suo programma, ma la politica deve portare a termine le riforme strutturali di cui abbiamo bisogno da molto tempo e promuovere la crescita tramite investimenti mirati, soprattutto in merito all’emergenza rifugiati
Soprattutto in Germania, la Bce sta ricevendo forti critiche per i bassi tassi di interesse nominale e il suo programma di Quantitative easing. Si dice spesso che queste policy stanno espropriando i risparmiatori. Per i risparmiatori, comunque, il tasso di interesse reale è una variabile rilevante, e questo è in realtà cresciuto per via dell’inflazione bassa. È vero anche però che i risparmiatori sono stati colpiti dalla caduta dei tassi di interesse a lungo termine. Mentre il ritorno reale sui bond tedeschi a dieci anni era ben sopra il 4% negli anni Ottanta e Novanta, negli anni Duemila è diminuito del 2,5%, con una media dello 0,4% dal 2010.
Da quando le compagnie assicurative e gli altri servizi finanziari legano i loro prodotti ai tassi di interesse nominale, questo ha creato tensioni più di una volta. In ogni caso, nelle loro richieste per una fine della policy dei bassi tassi di interesse, non riconoscono che la Bce non può occuparsi delle questioni legate alla redistribuzione. La Bce deve semplicemente attenersi al suo mandato. Inoltre, tassi alti della Bce potrebbero essere ancora più dannosi per queste istituzioni. Una crescita dei tassi di interesse della Bce potrebbe peggiorare la recessione e far calare ancora di più l’inflazione, il che porterebbe come risultato più bassi tassi di interesse nominale a lungo termine.
In questa situazione, bisognerebbe criticare la politica, non la Bce. Sono i tassi di interesse reale che dovrebbero scendere ancora di più per equilibrare risparmi e investimenti? O i governi dovrebbero rispondere a questo sviluppo con misure strutturali e fiscali?
La Bce deve semplicemente attenersi al suo mandato. Una crescita dei tassi di interesse della Bce potrebbe peggiorare la recessione e far calare ancora di più l’inflazione, il che porterebbe come risultato più bassi tassi di interesse nominale a lungo termine
La mia analisi è che la politica deve rendere possibili migliori opportunità di investimento nell’area euro e anche in Germania. Questo significa migliorare le condizioni di business e i programmi di lungo termine, ma anche puntare sempre più su un singolo mercato europeo.
Per quanto riguarda la Germania, il surplus attuale di quasi il 9% del Pil spesso criticato mostra che sono proprio le stesse imprese tedesche che investono troppo poco a casa propria. Questo prima di tutto dimostra quanto siano povere le condizioni di investimento in Germania. Per esempio, la politica avrebbe bisogno di ridurre il protezionismo nel settore dei servizi, portare avanti cambiamenti strutturali per le nuove tecnologie, e assicurare che gli investitori possano garantire alle aziende piani di lungo termine sulla transizione energetica tedesca e le politiche sul clima.
In aggiunta, la Germania dovrebbe aumentare gli investimenti pubblici. Il forte shock causato dall’arrivo dei rifugiati dovrebbe essere usato come una opportunità per incontrare la domanda di casa, istruzione, infrastrutture ecc. con una spesa pubblica ragionevole di lungo termine. Queste sarebbero spese provvisorie ma, secondo stime indipendenti, potrebbero essere seguite da guadagni pubblici più alti in un futuro vicino. Ecco perché dovrebbero essere finanziate con una spesa in deficit. Questo potrebbe supportare l’economia tedesca e ridurre i conflitti redistributivi.
Una integrazione intelligente dei rifugiati in Germania e nelle economie europee si combina con gli investimenti in deficit che potrebbero anche aiutare la crescita del tasso di interesse reale
Una integrazione intelligente dei rifugiati in Germania e nelle economie europee si combina con gli investimenti in deficit che potrebbero anche aiutare la crescita del tasso di interesse reale. Cosa che potrebbe supportare la Bce nel raggiungimento del proprio obiettivo e potrebbe dunque far sì che l’estensione del programma di Qe sia meno probabile. Alla fine, un pacchetto di misure di questo tipo potrebbe essere il miglior modo per assicurare che sia gli assicuratori sia i risparmiatori vedano i tassi di interesse reale crescere, mentre le compagnie tedesche tornano ad avere interesse a investire a casa propria.