«Ignazio non ci abbandonare!». Gli gridano dietro anche quando ormai è in mezzo alla strada, mentre sta salendo sull’auto che lo porta via. Zainetto in spalla e sorriso stampato sul volto, l’ex sindaco Marino assiste alla scena soddisfatto e un po’ meravigliato. Pochi istanti prima era stato letteralmente accerchiato da alcune attempate fan. Abbracci, selfie, baci e pacche sulle spalle. «Adesso devi ricandidarti», gli suggeriscono in tanti.
Il ritorno del marziano si consuma sulla Casilina, zona Alessandrino. Nei locali di un’associazione di promozione sociale ai margini orientali della Capitale. È il segno del cambiamento: un tempo il sindaco chirurgo parlava in Campidoglio di fronte ai Fori imperiali, adesso sullo sfondo c’è il parcheggio multipiano di un grande centro commerciale. Lo hanno invitato gli ex consiglieri di Sinistra Ecologia e Libertà. Un’assemblea pubblica per ricordare i ventotto mesi di governo. Ma anche, chissà, per prepararsi insieme alla prossima sfida elettorale.
Per Ignazio Marino è un’occasione per tornare a parlare della sua esperienza da sindaco. La burrascosa uscita di scena, obbligata dalle dimissioni in massa dei consiglieri del Pd, non l’ha ancora digerita. Così come le accuse cui è stato sottoposto dai vertici democrat
Per Ignazio Marino è soprattutto un’occasione per tornare a parlare della sua esperienza da sindaco. La burrascosa uscita di scena, obbligata dalle dimissioni in massa dei consiglieri del Pd, non l’ha ancora digerita. Così come le accuse cui è stato sottoposto dai vertici democrat. «Abbiamo compiuto azioni importanti, di forte discontinuità con il passato – rivendica – E dobbiamo dirlo». Più di tutti l’ex sindaco ce l’ha con il premier Renzi, che pure non nomina mai. «Io non voglio un Partito della Nazione, ma un partito dei cittadini» alza la voce. Poi cerca l’applauso dei presenti: «Voglio un partito di sinistra».
Il pubblico apprezza, molti sono venuti da lontano per ascoltarlo. Non è un mistero: in città qualcuno ancora lo ama. Stando ai sondaggi, almeno il 10 per cento dei romani sarebbe pronto a votare ancora per Ignazio Marino. Come da copione, il chirurgo inizia a elencare la lunga lista dei successi raggiunti dalla sua amministrazione. La chiusura della discarica di Malagrotta, la raccolta dei rifiuti. «Nessuno lo dice, ma a Berlino la raccolta differenziata è ferma al 41 per cento, noi a Roma l’abbiamo portata al 43 per cento in soli due anni». L’ex sindaco parla della metropolitana e del trasporto pubblico. «Se non avessero interrotto il nostro percorso avremmo messo ancora più rotaie». Ripensa alle stazioni inaugurate. Ricorda quando ha occupato una stanza al ministero delle Infrastrutture per sbloccare l’iter della Metro C. Senza dimenticare l’impegno in tema di diritti. Dal registro delle unioni civili, alla sfilata durante il gay pride.
«Non so immaginare una guida di questa città che non sia di centrosinistra. Con “sinistra” scritto chiaro, in grassetto. La cosa più dolorosa? Sono stato eletto da una coalizione di centrosinistra, ma chi ha deciso che dovessi andare via è stata una coalizione tra il Pd e gli eredi di Alleanza Nazionale»
Dismessa la fascia tricolore, Marino sceglie un abbigliamento più causal. Alla cravatta preferisce un maglioncino blu. Più adatto alle location di periferia, forse un po’ troppo snobbate durante l’esperienza in Campidoglio. Mentre parla, gli applausi lo interrompono spesso. Dal pubblico scandiscono il suo nome, lo chiamano ancora “sindaco”. Per almeno mezzora è come se il commissariamento non fosse mai avvenuto. Quando racconta la sua “visione della città” anche il medico dem si dimentica spesso di coniugare i verbi al passato. «Non vogliamo consumare altro suolo pubblico – spiega – Non vogliamo cemento nelle nostre aere verdi».
E adesso che farà Ignazio Marino? Il futuro resta un’incognita. Per qualcuno l’ex sindaco vuole candidarsi di nuovo, alla testa di una lista civica. Per altri è pronto a correre alle primarie di centrosinistra. Certo, è difficile non fare caso alla presenza in sala di Stefano Fassina. L’ex deputato del Pd – oggi esponente di Sinistra Italiana – ha recentemente lanciato la sua corsa al Campidoglio sostenuto da Sinistra Ecologia e Libertà. Il segretario romano di Sel, Paolo Cento, prova a offrire una soluzione: «Dobbiamo costruire una grande alleanza, dobbiamo fare squadra». Marino raccoglie l’invito. «Non so immaginare una guida di questa città che non sia di centrosinistra. Con “sinistra” scritto chiaro, in grassetto». L’ex sindaco è pronto a rimettersi in gioco e offrire il suo contributo. «Ognuno con il suo ruolo», ripete. L’accordo politico che nel 2013 ha condotto Marino in Campidoglio ormai non esiste più. E questo lo sa anche lui. «Volete sapere qual è stata la cosa che mi ha più addolorato in tutta questa vicenda? – confida a un certo punto – Sono stato eletto da una coalizione di centrosinistra, ma chi ha deciso che dovessi andare via è stata una coalizione tra il Pd e gli eredi di Alleanza Nazionale».