Chiara Appendino: «A Torino è semplice: da una parte c’è il sistema, dall’altra ci siamo noi»

La candidata a sindaco Cinque Stelle. «Firmeremo un codice etico, ma non abbiamo deciso se ci saranno sanzioni». 31 anni, laureata in Bocconi, ha aperto un bando per i nuovi assessori. «Premieremo la meritocrazia, non l’appartenenza politica. No a condannati e massoni, ma bisogna parlare l’inglese»

A Torino «l’alternativa è Chiara», recita uno slogan del Movimento Cinque Stelle. Chiara è lei. Appendino, trentun anni, consigliere comunale uscente. Laureata in Bocconi, esponente della buona borghesia cittadina, moglie di un imprenditore e mamma da appena un mese. A giugno contenderà la poltrona di sindaco a Piero Fassino. Stando ai sondaggi, la sua candidatura rischia di essere tutt’altro che un atto di presenza.

Partiamo dal programma elettorale. Se diventerà sindaco quali sono i tre temi più urgenti su cui intervenire?
Ci sono tante questioni. Penso soprattutto al tema della povertà, alla macchina amministrativa da riorganizzare, alle imprese. Ma voglio presentarle un esempio concreto di quello che faremo se saremo eletti. Abbiamo proposto di costituire un fondo da 5 milioni di euro per inserire i giovani nelle piccole e medie imprese. Perché oggi a Torino il livello di disoccupazione giovanile raggiunge il 44 per cento. Per finanziare questo fondo taglieremo del 30 per cento in cinque anni i costi del personale esterno voluto dal sindaco Piero Fassino. Parliamo di portavoce e dirigenti fiduciari che possono essere sostituiti valorizzando il personale interno.

Un altro progetto?
C’è un tema legato all’urbanistica. A Torino in questi anni si è investito molto nel centro storico, sempre più ricco e bello. Le periferie sono state lasciate indietro. Adesso vogliamo una città policentrica, vogliamo creare un nuovo centro in ogni quartiere. Le periferie non possono più far parte di una città di serie B.

A Roma il programma elettorale lo scelgono gli attivisti Cinque Stelle votando online. A Torino chi lo decide, lei?
No, lo scorso settembre abbiamo avviato un percorso. Sono stati creati 17 gruppi di lavoro, divisi per temi, che hanno organizzato incontri aperti al pubblico per raccogliere le proposte dei cittadini. Da novembre abbiamo cominciato presentare i risultati. Ogni dieci giorni raccontiamo un aspetto del programma. Dopo diritti civili, urbanistica e riorganizzazione della macchina comunale, giovedì presenteremo il nostro piano per l’ambiente. E la prossima settimana i servizi educativi. È un percorso che andrà avanti fino al 31 marzo.

Un’altra differenza con le principali città al voto. A Roma gli attivisti Cinque Stelle votano i candidati online, a Milano è stata organizzata una votazione in assemblea. È corretto dire che lei è stata scelta per acclamazione?
A Torino è stato usato lo stesso metodo del 2011, in occasione delle ultime amministrative. È stata inviata una mail all’assemblea degli attivisti, che al momento conta circa 250 persone, chiedendo la disponibilità a chi voleva candidarsi. Dopo un confronto c’è stata una votazione per alzata di mano. Tre si sono astenuti, gli altri hanno votato per me.

«Multe per i dissidenti? Non abbiamo ancora deciso. Ne parleremo con l’assemblea degli attivisti. Sicuramente ci sarà un impegno etico da sottoscrivere, non so se ci saranno anche delle sanzioni»

Il principale avversario è Piero Fassino, sindaco uscente e dirigente storico del Pd.
Fassino dovrà rendere conto ai torinesi di quello che ha fatto. Noi dovremmo essere bravi a coinvolgerli nel nostro progetto. Onestamente credo che Fassino punti a vincere al primo turno, ma al ballottaggio abbiamo buone possibilità di vincere noi.

Intanto il sindaco ha incassato qualche endorsement dal centrodestra. Teme la nascita di un’alleanza trasversale per scongiurare la vittoria di un sindaco a Cinque stelle?
Da un lato si sta coalizzando una parte del sistema, dall’altro ci siamo noi: forze nuove con una visione di cambiamento che lavorano in tutt’altra direzione. Il ballottaggio mostrerà proprio questo: il mantenimento dello status quo contro una proposta diversa.

In alcune città chi si candida con i Cinque Stelle deve sottoscrivere un codice etico. In alcuni casi è prevista anche una multa per chi disattende le norme (a Roma 150mila euro) Voi avete firmato qualcosa?
Nel 2011 noi consiglieri comunali abbiamo firmato un impegno etico. Chi non lo rispettava si impegnava a pagare una sanzione da duemila euro per ogni mese di violazione. Stavolta non abbiamo ancora deciso. Ne parleremo con l’assemblea degli attivisti. Sicuramente ci sarà un impegno etico da sottoscrivere, non so se ci saranno anche delle sanzioni.

«C’è una chiamata pubblica per selezionare i nostri assessori. È un’evidente contrapposizione con il metodo da manuale Cencelli che solitamente porta a distribuire gli assessorati in base al peso politico dei diversi partiti. Per noi è più importante la meritocrazia»

Intanto ha già lanciato un bando pubblico per scegliere i suoi assessori.
È una chiamata pubblica per selezionare un massimo di dodici assessori. Vogliamo dare la possibilità a chi ha voglia di mettersi a disposizione del nostro progetto. C’è un’evidente contrapposizione con il metodo da manuale Cencelli che solitamente porta a distribuire gli assessorati in base al peso politico dei diversi partiti. Per noi è più importante la meritocrazia. E poi vogliamo introdurre una novità: vogliamo presentare i nostri assessori prima delle elezioni. La gente che ci vota deve conoscere il programma e la squadra.

Per candidarsi non bisogna avere condanne, non si deve essere iscritti alla massoneria. E bisogna sapere parlare almeno una lingua straniera…
Credo sia importante nell’ottica di una città sempre più internazionale.

Se sarà eletta dovrà avere un rapporto diretto con i vertici del Movimento. Per il sindaco di una grande città non è un limite dover sempre rendere conto a qualcuno?
Nella mia esperienza di consigliere comunale sono sempre stata autonoma. Mi sono confrontata con gli attivisti sul territorio e ho collaborato con i nostri parlamentari.

Insomma, se sarà eletta non dovrà rendere conto a nessuno?
È normale che ci sia un dialogo. Ma le assicuro che finora non c’è mai stata alcuna ingerenza. C’è stato un normale confronto, a volte con i parlamentari, che spesso è partito proprio da me.

Giorgia Meloni ha rinunciato a correre come sindaco di Roma perché è in attesa di un bambino. Lei è diventata mamma un mese fa. Non le è mai venuta la tentazione di lasciar perdere?
Ci sono donne che conciliano la maternità con lavori molto più logoranti di una campagna elettorale. Certo, non è facile. Ma sono fortunata, posso contare sul sostegno della famiglia e degli amici. Sono sincera, questa condizione mi dà anche una nuova energia. È un’esperienza bellissima.

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