Sulle pensioni d’oro qualcosa si muove in Parlamento. Oggi a Montecitorio, in commissione Lavoro, è previsto un primo incontro del comitato ristretto per esaminare le varie proposte di legge presentate dall’inizio della legislatura. Sono almeno sei documenti. L’obiettivo è la formulazione di un testo condiviso che a marzo, come chiesto dalle opposizioni, sia esaminato dall’Aula. «Speriamo di trovare un testo che abbia un senso» racconta la deputata del Pd Maria Luisa Gnecchi, relatrice del provvedimento. Mentre si levano le polemiche sul governo per la presunta revisione delle pensioni di reversibilità, il Parlamento prova a intervenire sui trattamenti più ricchi.
Tra le proposte al vaglio del comitato ristretto c’è di tutto. Hanno avanzato una proposta sul tema sia la maggioranza che le opposizioni. C’è il progetto della Lega e quello di Sinistra Italiana, del Pd e di Fratelli d’Italia, non mancano Cinque Stelle e Scelta Civica. Ognuno ha la sua ricetta: dall’introduzione di contributi di solidarietà, all’imposizione di un limite tout court per le pensioni più esose. Si parte da un dato. Come si legge nella relazione che accompagna la proposta del grillino Davide Tripiedi, nel 2011 in Italia il 5 per cento dei pensionati più ricchi riceveva più o meno la stessa cifra del 44 per cento dei pensionati più poveri. «Quelli che ricevono assegni mensili da 3mila euro in su – si legge – assorbono una somma totale di 45 miliardi di euro della spesa pensionistica. Si tratta precisamente di 861mila persone, corrispondenti al 5,2 per cento del numero totale dei pensionati. È una cifra molto vicina ai 51 miliardi di euro di pensioni che vengono invece invece pagate a coloro che percepiscono un assegno da mille euro mensili in giù, e che corrispondono al 44 per cento del totale». Per la precisione 7.348.000 pensionati.
Nel 2011 in Italia il 5 per cento dei pensionati più ricchi riceveva più o meno la stessa cifra del 44 per cento dei pensionati più poveri. «Quelli che ricevono assegni mensili da 3mila euro in su assorbono una somma totale di 45 miliardi di euro della spesa pensionistica – spiega una proposta di legge M5S – Una cifra molto vicina ai 51 miliardi di euro di pensioni che vengono invece pagate a coloro che percepiscono un assegno da mille euro mensili in giù»
La proposta dei Cinque stelle è semplice: imporre un limite massimo all’erogazione delle pensioni di importo superiore a 5mila euro netti. Un limite che avrà efficacia solo per un triennio «sia sulle pensioni in corso di erogazione sia su quelle che verranno liquidate a far data dall’entrata in vigore della norma». È simile il progetto della Lega Nord. La proposta di legge depositata dal capogruppo Massimiliano Fedriga è composta da un unico articolo, finalizzato a porre un limite alle pensioni corrisposte esclusivamente con metodo retributivo. «Le pensioni e i vitalizi erogati da gestioni previdenziali pubbliche in base al metodo retributivo – si legge – non possono superare i 5.000 euro netti mensili». Chiede una revisione delle pensioni d’oro la proposta di legge di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. Tutti i trattamenti previdenziali che risultano essere almeno dieci volte superiori al trattamento minimo dell’Inps devono essere ricalcolati e corrisposti secondo il sistema contributivo. Una bella sforbiciata.
Il dibattito sull’intangibilità dei diritti acquisiti tiene banco da tempo. È possibile mettere mano a un trattamento pensionistico già stabilito, seppure alto? Nella sua proposta di legge il segretario di Scelta Civica Enrico Zanetti spiega: «Oltre determinate soglie si può e si deve parlare soltanto di privilegi inaccettabili, il cui integrale mantenimento, nel momento in cui si chiedono sacrifici alle nuove generazioni nel nome della sostenibilità del sistema per tutti, mina alle fondamenta il patto tra generazioni e il principio di uguaglianza tra i cittadini». Come intervenire allora? Diversamente dai deputati precedenti, Zanetti propone l’introduzione di un contributo di solidarietà. Un intervento provvisorio, della durata di cinque anni, che interessi le pensioni da 60mila euro lordi annui in su. Per calcolare il contributo è necessario quantificare il differenziale tra l’ammontare della pensione effettivamente corrisposta e quello che sarebbe liquidato se la pensione fosse calcolata con metodo contributivo. Insomma, in questo modo «il contributo di solidarietà viene chiesto solo nella misura in cui una parte del trattamento pensionistico non costituisca un vero e proprio diritto soggettivo del pensionato». Per fare due conti: una pensione lorda annua di 200mila euro, che se liquidata con metodo contributivo ammonterebbe a 150mila euro, dovrebbe versare un contributo di 9mila euro. Ma se la stessa pensione da 200mila euro ricalcolata con criterio contributivo fosse di solo 50mila euro, il contributo di solidarietà salirebbe fino a 44mila euro.
Diritti acquisiti? Per Zanetti «oltre determinate soglie si può e si deve parlare soltanto di privilegi inaccettabili, il cui integrale mantenimento, nel momento in cui si chiedono sacrifici alle nuove generazioni nel nome della sostenibilità del sistema per tutti, mina alle fondamenta il patto tra generazioni»
L’esponente di Sinistra Italia Giorgio Airaudo ha un’altra ricetta. La sua proposta di legge mira all’istituzione di un fondo presso l’Inps a favore degli iscritti alla Gestione separata e «per migliorare le prestazioni a favore dei soggetti la cui pensione è calcolata unicamente con un il sistema contributivo». Un fondo da finanziare per cinque anni con un’addizionale all’imposta sul reddito delle persone fisiche progressiva, a carico dei redditi di lavoro e di pensione superiori a 90mila euro. Il valore dell’imposta? L’1 per cento sulla parte di reddito eccedente l’importo di 90mila euro e fino ai 120mila euro lordi l’anno. E lo 0,5 per cento in più per ogni scaglione di reddito, calcolati in 30mila euro lordi annui oltre il limite dello scaglione precedente.
Chiede l’introduzione di misure che «ripristinino la solidarietà tra le generazioni e permettano di realizzare una redistribuzione della ricchezza» anche la deputata democrat Gnecchi. Anche la sua proposta di legge propone l’introduzione di un contributo di solidarietà da applicare in modo progressivo sulle pensioni già erogate. A farsene carico devono essere i pensionati che percepiscono un trattamento almeno otto volte superiore al minimo. «Le risorse ricavate dal contributo di solidarietà devono essere utilizzate per introdurre misure di sostegno e di compensazione delle prestazioni pensionistiche delle nuove generazioni». Anche stavolta si tratta di un contributo provvisorio, della durata di cinque anni. Come si calcola? Si parte dallo 0,5 per cento per gli importi da 8 a 10 volte il trattamento minimo. Lo 0,75 per cento fino a 12 volte il trattamento minimo. E via così, fino ad arrivare al 15 per cento per gli importi oltre 80 volte il trattamento minimo. I tempi sono stretti. Il confronto in commissione inizia martedì. Ci saranno poche settimane a disposizione poi il provvedimento arriverà in Aula. Le pensioni d’oro hanno le ore contate?