Scienza, come ti riporto in vita una zebra estinta

Un’operazione di riproduzione selettiva che mira a riprodurre le fattezze del quagga, sparito nel 1883. Più o meno è come riportare la Juve dal fondo classifica al primo posto

Certe volte la natura ha bisogno di risarcimenti. Ad esempio, è il caso della quagga, un animale cugino della zebra estinto a causa della caccia sfrenata nel 1800. Alla fine del XIX secolo si era estinta, decimata dai coloni. Scomparsa dalle giungle, è rimasta appesa alle pareti dei cacciatori come trofeo. Ebbene, È arrivato il momento di riportarla in vita.

Lo sostiene Eric Hayley, professore di biochimica clinica ormai in pensione, e grande attivista per i diritti del quagga. È il momento che gli scienziati agiscano, dice, per «riparare a un danno ecologico gravissimo». Per cui occorre ripopolare il mondo di quagga, di mettere nuove zebre.

Sì, ma come? Semplice. Con un lavoro più che trentennale Hayley e la sua équipe hanno raccolto alcuni specimen particolari di zebre, per shakerarli insieme e ottenere un animale che somigli, quasi in tutto e per tutto, al quagga. Selezionano “quelle senza strisce”, le mettono insieme e ottengono “altre zebre sempre più simili al quagga, con sempre meno strisce”.

Insomma, non è un’opera di clonazione ma di riproduzione selettiva, il tutto per ricreare un nuovo esemplare che somigli al vecchio quagga. Per capirsi meglio, visto che di zebre si parla, è come prendere una squadra che, a inizio anno, sembrava destinata alla serie B come la Juventus e poi riportarla al vertice della classifica. Le speranze per lo scudetto sembravano estinte, e ora sono tornate in vita.

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