Elezioni amministrative di Roma, 1993. La candidatura a sindaco del segretario missino Gianfranco Fini e il sostegno dell’imprenditore Silvio Berlusconi anticipano la nascita del centrodestra italiano. Stessa competizione, ventitré anni dopo. La discesa in campo di Giorgia Meloni e l’intesa con il leader leghista Matteo Salvini segnano la fine di quel percorso. Di fronte alla coincidenza, lo storico Giovanni Orsina, docente alla Luiss di Roma, non nasconde qualche perplessità.
Professore, il centrodestra finisce all’ombra del Campidoglio?
È un’immagine suggestiva, ma non possiamo ancora saperlo. Certo, il trauma è stato evidente. Non sarà facile riunire lo schieramento. Eppure non è impensabile che quando si tornerà al voto per le Politiche – tra uno o due anni – la situazione si ricomponga. Sicuramente stiamo assistendo a un passaggio importante. Adesso è chiaro che Matteo Salvini è pronto a rompere ogni intesa.
È il fallimento del berlusconismo?
Il berlusconismo è un fenomeno storico, non può fallire. Piuttosto siamo al suo esaurimento. È terminata la capacità federativa del Cavaliere, ma anche la sua forza politica. Il problema è la prospettiva di vittoria, che oggi non c’è più. Perdere per perdere, alcuni, come Matteo Salvini, possono ritenere più utile perdere da soli.
Nel Centrosud la Lega non esiste. Per Matteo Salvini questo è un problema reale. Nel lungo periodo lo condanna a rimanere irrilevante
Intanto Salvini e Meloni sembrano dare vita a un nuovo asse lepenista. Che risposta ci può essere da parte dell’elettorato italiano?
È questo il grande punto interrogativo. Questi movimenti sono in crescita, è fuori discussione. Un fenomeno che non riguarda solo l’Italia, e dunque ha radici reali. Eppure le destre populiste non vincono da nessuna parte. Anche in Ungheria e Polonia i partiti al governo sono realtà “mainstream”. Fanno i populisti, ma non sono populisti: in Europa siedono con il Partito Popolare e i Conservatori e Riformisti. Probabilmente i movimenti lepenisti resteranno fenomeni importanti, attorno al 20-25 per cento, senza mai avere la forza di arrivare al governo. In Italia si aggiunge un’altra incognita: nel Centrosud la Lega non esiste. Per Matteo Salvini questo è un problema reale. Nel lungo periodo lo condanna a rimanere irrilevante.Come può risolverlo?
Qualcosa potrebbe cambiare se Salvini riuscisse ad aprire un dialogo con il Movimento Cinque Stelle. Oggi è molto presto per anticipare uno scenario del genere, ma la vita politica è in continua evoluzione…Un’intesa tra Salvini e Cinque Stelle? Oggi è molto presto per anticipare uno scenario del genere, ma la vita politica è in continua evoluzione…
Forse avrebbe più difficoltà Grillo a dialogare con Salvini che viceversa.
In realtà anche il Movimento Cinque Stelle sta cambiando pelle. Sul tema delle unioni civili i grillini hanno preso posizioni moderate, guardando con attenzione all’elettorato di centrodestra. Pensare a un’intesa anti-establishment tra M5S e Lega è difficile, certo. Ma anche mettere insieme la destra moderata e quella lepenista è molto complicato. In Europa non succede da nessuna parte.Dunque gli scenari sono due. Una ricomposizione del centrodestra o la Lega alla guida di un asse anti-establishment.
C’è anche una terza ipotesi. Ognuno va per conto suo e la situazione politica resta estremamente frammentata. A questo punto è facile immaginare che il presidente del Consiglio stappi una magnum di champagne.Alle amministrative romane siamo a quest’ultimo scenario. Oggi sono sette i candidati a sindaco di destra e centrodestra.
Bisognerà vedere cosa accadrà al secondo turno. In caso di un ballottaggio, per me molto probabile, tra Roberto Giachetti e Virginia Raggi, gli elettori di centrodestra dovranno decidere se essere pro o contro l’establishment. A favore o contro Matteo Renzi.La presenza di Silvio Berlusconi sulla scena politica è come un crepuscolo nordeuropeo, non finisce mai. Una notte bianca
Da romano la incuriosisce o la preoccupa la prospettiva di un sindaco a Cinque Stelle?
Credo che sia un bene mettere alla prova i Cinque Stelle in una realtà difficile. Perché criticare è facile, ma governare lo è molto meno. Allo stesso tempo, siccome amo molto la mia città, vorrei che Roma non fosse materia di sperimentazioni politiche. È una città avvilita, sporca, disorganizzata. Da romano ne soffro molto. C’è bisogno che qualcuno riesca a trovare una soluzione. E dubito che il Movimento Cinque Stelle sia adatto.Tramontato il berlusconismo, tramonterà anche Silvio Berlusconi?
La presenza di Silvio Berlusconi sulla scena politica è come un crepuscolo nordeuropeo, non finisce mai. Una notte bianca. È difficile rispondere: personalmente non posso immaginare che alle prossime elezioni sarà lui il candidato alla guida del centrodestra. Probabilmente quel voto farà calare il sipario su questa storia. Ma come ci insegna il passato, con Berlusconi non si sa mai.