Agli amanti occidentali dei tatuaggi sembrerà strano che, in alcune parti del mondo, questi segni tracciati sul corpo hanno spesso un valore economico molto più che estetico. Cosa significa? Si prenda il caso di Mara Salvatrucha, un’organizzazione di bande e gang criminali di vari paesi – nata a Los Angeles e che riunisce gruppi di vari Paesi del Sud America, del Messico, del Canada e anche dell’Italia (si veda il caso delle gang di latinos di Milano). I membri di Mara Salvatrucha sono tatuati dalla testa ai piedi, compreso il volto. E tra le immagini compare, quasi per dovere, la scritta “MS” e “13”, cioè le iniziali e il numero prescelto dall’organizzazione (sul perché proprio il 13, si può vedere una serie di ipotesi elencate qui).
Quello che molti possono non sapere, come spiega Business Insider, è il motivo profondo che induce i capi delle gang a far tatuare i nuovi arrivati. Spirito di appartenenza? Certo. Rito di passaggio? Ovvio. Ma c’è un altro motivo, più sottile e complesso. Come spiega Tom Wainwright, autore di Narconomics, “per queste persone, una volta che vengono tatuate, è molto difficile trovarsi un nuovo datore di lavoro”. Può valere sia per un lavoro normale, in cui sarà difficile trovare accesso se ci si porta addosso il segno di un passato criminale, sia per un lavoro nello stesso ambito, cioè in un’altra gang.
“I segni sono identificativi: spiegano da dove si viene e da che parte si sta”. In sostanza, se già è difficile affrancarsi da un’organizzazione criminale per aderire a un’altra, questo lo rende impossibile. Un marchio che impedisce la concorrenza, chiude il mercato e permette ai “datori di lavoro” di trattare i propri sottoposti nel modo che preferiscono, con compiti ingrati e paghe bassissime (dinamica piuttosto diffusa anche nel mondo del lavoro non-criminale, dai call center in su).