Da quando le cartoline cartacee sono scomparse, chi torna dalle vacanze nella casella di posta non trova che loro: ii volantini con le offerte dei supermercati o delle catene di elettronica. Le insegne sono diverse, i prodotti spesso pure, ma una cosa li accomuna: tutte le immagini vengono da un’unica “fabbrica delle fotografie”. O almeno tutte quelle di prodotti che si trovano nei supermercati, dalle mortadelle da 60 chilogrammi ai pacchetti di caramelle. Questa fabbrica si trova in un luogo insospettabile: a Milano, a pochi passi dalla stazione Cadorna e dal parco Sempione. Nella sede di Gs1 Italy, il ramo nazionale dell’associazione internazionale che si occupa degli standard di etichettatura dei prodotti (a partire dal codice a barre), due piani sono dedicati al progetto “Immagino”. Uno per ricevere tonnellate di beni dai produttori e dai distributori, uno per fotografarli e raccogliere i dati da ciascuna confezione.
Il progetto è relativamente recente – è partito nel gennaio del 2014 – ma non è piccolo: hanno aderito oltre mille produttori di beni di consumo, 21 catene di supermercati (praticamente tutti i principali) e anche rivenditori online, a partire da Amazon. Il motivo è semplice: la messa in comune del servizio consente a ciascuno di risparmiare, evitando di allestire un proprio studio fotografico. Fino a oggi sono stati fotografati 65mila prodotti, a un ritmo variabile tra le 700 e le 1.200 referenze alla settimana. Quando si entra nel magazzino, si ha effettivamente l’impressione di essere in un retro di un supermercato. Ci sono scaffali carichi di scatoloni, ciascuno dei quali ha una serie di prodotti omogenei: succhi di frutta, vini, tonni, pannolini, cibo per cane e così via. Ognuno di questi oggetti viene pesato e misurato, senza dare fiducia a scatola chiusa alle informazioni riportate nelle confezioni dai produttori. Una volta catalogati, i prodotti scendono di un piano, nel vero set fotografico. In un open space si trovano 14 postazioni per immortalarli in piedi, sdraiati e, nel caso delle bottiglie, in una struttura apposita che riduce i riflessi. Ci lavorano sette fotografi, che poi spediscono le immagini a una società inglese, la Brandbank, per la postproduzione di fino.
Il progetto è relativamente recente – è partito nel gennaio del 2014 – ma non è piccolo: hanno aderito oltre mille produttori di beni di consumo, 21 catene di supermercati e anche rivenditori online, a partire da Amazon
Le immagini sono però solo un primo tassello del progetto. Il secondo, ancora più prezioso, è rappresentato dai dati. Ogni immagine viene inviata anche a un laboratorio in Bosnia, dove una dozzina di persone si occupano del data entry. Ciascuna informazione sugli ingredienti viene inserita, per essere in seguito rimandata agli uffici di Milano. Qui, accanto allo studio fotografico, cinque impiegate fanno i controlli, guidate dal responsabile dell’area controllo qualità di Gs1 Italy, Federico Mittersteiner. Una volta inviate le informazioni alle società produttrici e ricevuto il benestare, i dati entrano nel grande catalogo dei prodotti. Ciascun aderente al progetto può vederli e avere informazioni sulle referenze dei concorrenti, salvo per una sparuta quantità di prodotti (circa uno su mille) che si trova nella fase di test da parte dei produttori. Tra i vari modi di usare queste informazioni c’è la possibilità, per i distributori, di configurare degli scaffali virtuali con i vari beni di cui si conoscono pesi e misure.
L’utilizzo dei dati non si ferma però qui. Uno degli sviluppi futuri prevede l’incrocio delle informazioni presenti nelle etichette con i dati di mercato. «Lo sfruttamento di questo patrimonio informativo apre delle “viste” interessanti sui consumi degli italiani», commenta Marco Cuppini, research and communication director di Gs1 Italy. Essendo la classificazione molto dettagliata, si potranno avere informazioni puntuali su micro-tendenze. Un esempio semplice: oggi possiamo leggere un incremento dell’11,3% nelle vendite di prodotti senza lattosio oppure l’aumento del 5% nel venduto di merendine a basso contenuto di grassi, spiegano dalla società.
«La soluzione italiana è unica al mondo. Ora le varie associazioni nazionali di Gs1 stanno studiando il nostro modello, per riprodurlo»
L’esperienza di Immagino è partita da una scintilla: il regolamento europeo 11/69/CE del 2011, che ha previsto delle procedure dettagliate nell’etichettatura dei prodotti, arrivando a indicare, per esempio, quali ingredienti debbano essere scritti in grassetto. Per le aziende questo ha significato molti mal di testa, mentre per Gs1 l’opportunità di concretizzare uno dei suoi obiettivi: creare soluzioni di sistema per produttori e distributori. Non è stato un pensiero che sia arrivato a tutti i rami dell’associazione. «La soluzione italiana è unica al mondo», rivendica Massimo Bolchini, direttore dell’area tecnica di Gs1 Italy. «A volte anche il nostro Paese può vantare delle eccellenze in termini di idee. Ora le varie associazioni nazionali di Gs1 stanno studiando il nostro modello, per riprodurlo».
A questo punto vi starete chiedendo? Che fine fanno la mortadella da 60 chilogrammi e gli altri 65mila prodotti una volta fotografati? Vengono regalati: dall’inizio del 2015 è attiva una collaborazione tra Immagino e Banco Alimentare, un’organizzazione attiva nel recupero delle eccedenze alimentare e nella redistribuzione alla strutture caritative. A oggi ne sono stati donati oltre 25mila.