Il grillo parlanteFinmeccanica: cercasi strategia disperatamente

Alessandro Profumo, nuovo amministratore delegato di Finmeccanica, si trova a fronteggiare l'assenza di una politica industriale della società. È ora che questa arrivi, o saranno guai

Finita – non senza polemiche – la stagione delle nomine arrivano, ora, le sfide vere. Sulle quali le imprese partecipate e lo stesso Governo giocano la partita fondamentale. Per tenere il Paese attaccato, in qualche maniera, ai grandi trend tecnologici che determineranno vincitori e vinti di una rivoluzione industriale che è già in corso. Sperando che non continuino a prevalere i giochi di potere in un Paese nel quale di potere ne è rimasto davvero poco.
A Finmeccanica, ad esempio, serve con grande urgenza una strategia. Può darsi che – in questo senso – non sia necessariamente uno svantaggio il fatto che Alessandro Profumo non provenga, esattamente, dal settore: per capire certe trasformazioni, l’esperienza può, a volte, essere un problema.
All’amministratore delegato uscente Moretti, va riconosciuto, di aver riportato il Gruppo al profitto (a fine 2013 il margine operativo era negativo per 1,5 miliardi, è tornato positivo di 1 miliardo a fine 2016) e tuttavia

a) ciò è avvenuto grazie ad una forte focalizzazione sulle produzioni “core” e con un forte dimagrimento con un dimezzamento del “portafoglio ordini” e dei dipendenti

b) la distanza in termini di redditività rispetto ai propri concorrenti è rimasta ancora forte – il margine operativo per dipendente è meno di 20,000 euro, contro i 36,000 negli Stati Uniti e i 28,000 in Germania e Francia – ma soprattutto

c) la scelta di concentrarsi – sostanzialmente – sulla difesa e sulla gestione dei sistemi satellitari apre una grande sfida strategica che Finmeccanica non ha ancora cominciato ad affrontare.

A Finmeccanica, ad esempio, serve con grande urgenza una strategia. Può darsi che – in questo senso – non sia necessariamente uno svantaggio il fatto che Alessandro Profumo non provenga, esattamente, dal settore: per capire certe trasformazioni, l’esperienza può, a volte, essere un problema

Stare su questi due settori significa, infatti, essere esposti a due rischi assai diversi e che possono prendere in una tenaglia chi non avesse idee molto chiare: la dipendenza dalla scelta dei governi e, dunque, da evoluzioni politiche sempre difficili da prevedere; ma soprattutto dover fare i conti con la competizione che arriva da Silicon Valley.

Certo Trump appare intenzionato ad aumentare il budget del Pentagono di 50 Miliardi di dollari. Tuttavia, questo incremento arriva dopo un taglio ben più sostanzioso (di 100 miliardi) fatto durante l’amministrazione Obama e difficilmente potrà essere replicato in Europa (anche se gli americani chiedono di rispettare le regole di spesa minima in difesa – 2% del PIL – previsto dalla NATO).

Ma l’incertezza ancora maggiore è legata alla strategia sull’ “esercito del futuro” che, progressivamente, sembra emergere. Finmeccanica potrebbe ritrovarsi in difficoltà proprio sul pezzo più pregiato del proprio mix prodotti che è l’aereonautica militare.

Di più, molto di più potrebbe, invece, contare in futuro, l’investimento in capacità di difesa ed attacco digitale (cybersecurity, cyberwarfare); presidio di città rispetto ad attacchi terroristici; modalità per sorvegliare e colpire gli avversari senza rischiare soldati.

Tocca ad Alessandro Profumo sviluppare un piano strategico che non può che essere fatto di possibili scelte e di ambizioni realistiche da condividere con un Governo che deve poter ricominciare ad esprimere un’ipotesi di politica industriale

Non meno necessaria è una visione per Finmeccanica anche sullo sviluppo dei servizi che devono, prima o poi, ripagare il grande investimento europeo nel sistema di navigazione satellitare Galileo. Ancora più chiaro in questo caso è il pericolo per la multinazionale italiana di riscoprirsi sorpassata proprio nel momento in cui la tecnologia sulla quale ha investito per anni (con i propri partners europei), va valorizzata inventando nuovi prodotti che il nuovo sistema satellitare abilita. Un terreno sul quale un’impresa come Finmeccanica appare svantaggiata – innanzitutto sul piano dell’organizzazione e della cultura aziendale – rispetto a start up nate attorno ad un’applicazione.

Un’opzione possibile è quella di scegliere specifiche famiglie di prodotti abbastanza sofisticati in maniera da rimanere in settori tradizionali, ma anche con forte potenziale di utilizzazione sia nel militare che nel civile (i droni, ad esempio); o al contrario di sviluppare uno specifico ecosistema di imprese – partendo dalle università – che possa sviluppare, nel tempo, quelle capacità che, ad esempio, è indispensabile per dare valore a Galileo. Finmeccanica rischia di essere ancora troppo diversificata in settori che si stanno popolando di concorrenti nuovi; ma anche troppo piccola per poter essere al riparo di una progressiva dismissione. Sarebbe, però, tragico perdere quella che è una delle poche, importanti piattaforme per fare innovazione che sono rimaste in Italia.

Il gruppo spende in ricerca, quasi un quinto di quello che tutte le altre imprese italiane, messe insieme investono in innovazione. Ed è, forse, per questo motivo che il nome è cambiato prendendo come riferimento uno dei più grandi contributi – Leonardo – che l’Italia ha dato alla storia della conoscenza.

Tocca ad Alessandro Profumo sviluppare un piano strategico che non può che essere fatto di possibili scelte e di ambizioni realistiche da condividere con un Governo che deve poter ricominciare ad esprimere un’ipotesi di politica industriale. In gioco c’è la crescita potenziale di lungo periodo che dovrebbe essere la prima preoccupazione del ministro Padoan.

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