Anche tra gli arabi esistono i complottisti. Come nel resto del mondo, tendono a essere paranoici, collegati a internet in cerca di conferme alle loro convinzioni e, differenza di tanti altri, sono molto permalosi. È un fenomeno di cui si parla poco: chi lo fa, corre qualche rischio. Ad esempio l’attore e umorista giordano Ahmad Massad, che nei suoi video si diverte a mettere alla berlina le convinzioni più assurde che circolano in rete. E per questo è stato denunciato per empietà.
Il problema, spiega lui, è la credulità degli utenti e il collegamento con la fede. “Se un post contiene un riferimento alla religione, allora ci crederanno in molti e la diffonderanno senza riflettere un secondo sulla loro verosimiglianza”. Ad esempio, la storia del gatto che prega Allah. O la teoria per cui gli occidentali avvelenerebbero le mele per uccidere i musulmani, o la leggenda del pollo che scrive, disponendo con il becco i granelli, il nome di Dio. Tutte stupidaggini meritevoli di essere prese in giro.
“Il complottismo nel mondo arabo”, spiega, “deriva dalla convinzione, che hanno in tanti, che i musulmani sarebbero i migliori. Prescelti da Dio. Di conseguenza gli occidentali-infedeli-sionisti-francomassoni, secondo la formula che si trova nei commenti dei video complottisti, non avrebbero altro di meglio nella vita che cercare di nuocere agli islamici, per odio e per invidia, nel tentativo di far sparire la nostra religione”.
Certo, “nel frattempo gli occidentali cattivi continuano a inventare nuove cose e a far sviluppare i loro Paesi, mentre noi sguazziamo in un’autosoddisfazione ingiustificata”. Per questo il suo umorismo non piace a tutti: va a cogliere le convinzioni, le auto-giustificazioni, le comodità, e le ribalta. “Il mio obiettivo è far ridere, ma anche educare”. Per qusto i suoi 580mila follower su Facebook e i 90mila su Youtube compensano le battaglie mosse contro di lui da altri settori della società. Come l’avvocato che “forse in cerca di notorietà” lo ha trascinato in tribunale per “dileggio della religione”. Proprio perché prendeva in giro il gatto che pregava Allah.
Far ridere è un mestiere difficile dappertutto. In certi luoghi del mondo, però, è ancora più faticoso. Perché ci sono tante persone che non hanno la minima intenzione di concedersi un po’ di buonumore. E di autocritica.