Una convention aziendale. Ieri e l’altro ieri sera, su Rai 1, è andata in scena una convention aziendale. In genere, se uno si vuole vedere un programma strano, che parli, che so?, di malattie bizzarre, che ci spieghi di certa gente che accumula immondizia in casa, che si fa asportare i genitali e impiantare corna e denti da vampiro, o anche solo che adora farsi trattare male dal datore di lavoro deve ricorrere a canali specializzati in stramberie, roba che si trova oltre il numero venti del telecomando.
Stavolta, invece, la stramberia è andata in scena nella rete ammiraglia della televisione di stato, quella, per dirla coi populisti, che paghiamo tutti noi., col canone.
Perché lunedì 5 e martedì 6 giugno 2017, su Rai 1, è andata di scena la convention aziendale di Friends & Partners di Ferdinando Salzano, il tutto mascherato da premio televisivo dedicato al mondo della musica.
Come altro chiamare, altrimenti, questa imbarazzante e sfacciata sfilata di artisti di quella scuderia, lì a ricevere premi posticci, assegnati dalla stessa Friends & Partners, organizzatori insieme a Bibi Ballandi del programma, col placet dell’azienda telefonica che proprio con Friends & Partners lavora, e presentato da quel Carlo Conti, padre e padrino della musica in tv, che della Wind era testimonial e che di Friends & Partners è artista, in trio con Panariello e Pieraccioni. Trio, per altro, a sua volta premiato da Friends & Partners per un tour organizzato da se medesimo. Insomma, un incastro che neanche una versione estrema di Shangai. Tutti che si promuovono, a cascata.
Per due giorni il direttore Andrea Fabiano ha permesso che la televisione di stato diventasse la finestra sui prodotti della Friends & Partners, con tutte le date degli artisti della scuderia di una azienda privata, spiattellati una dietro l’altra
Sì, avete capito bene. Per due giorni il direttore Andrea Fabiano ha permesso che la televisione di stato diventasse la finestra sui prodotti della Friends & Partners, con tutte le date degli artisti della scuderia di una azienda privata, spiattellati una dietro l’altra.
Non basta. Perché, Caligola ce l’ha detto nella storia, avere un pizzico di potere porta a volte a essere un filo arroganti. Così, oltre ad aver messo in passerella per due sere Ligabue, Zucchero, Elisa, Renato Zero, Fiorella Mannoia, Il Volo, Gianna Nannini, Francesco Renga, Nek, i Litfiba, Fabri Fibra, Riki di Amici, Marracash e Guè Pequeno, Mario Biondi, Emma, Alessandra Amoroso, Biagio Antonacci, Modà, Elodie, Francesco De Gregori fino agli ormai disciolti Pooh e al redivivo Umberto Tozzi (Loredana Bertè, anche lei di F&P ha dato buca, ma solo per infortunio), tutti insigniti dei premi più fantasiosi, abbiamo avuto modo di assistere a delle chicche davvero meritevoli di attenzione.
Per dire, presentando con la giusta enfasi dedicata a un proprio compagno di scuderia, Carlo Conti ha detto che Riki, neo vincitore di Amici nella categoria canto, sta collezionando sold out ovunque. Peccato non abbia fatto neanche un concerto, ancora, e che le date dei suoi primi due concerti, due, non cinquanta, siano state annunciate giusto l’altro ieri, e non siano ancora in prevendita. Sold out un cazzo, tanto per citarsi. Del resto, l’enfasi è enfasi, mica deve necessariamente tenere conto dei dati di fatto. Per questo, per dire, va bene vedere lì, premiata, gente come Mario Biondi o Briga, non esattamente blokbuster, o sentire un lisergico Carlo Conti chiudere la prima serata dicendo, parola più parola meno, “hanno vinto premi tanti artisti che non sono potuti essere qui a ritirare i premi per impegni personali come Mina e Celentano, per le Migliori, Tiziano Ferro, Vasco Rossi e Calcutta”. Ora, a parte il giochino del momento, trova l’intruso, fa un filo sorridere pensare che Mina non sia andata per impegni personali a ritirare un premio, visto che sono giusto trentanove anni che si è ritirata dalla tv.
Non basta, però, perché oltre ai vari premi per dischi d’oro e di platino regalati manco fossimo sotto Natale, con passaggi improbabili dei vari Rocco Hunt, Raphael Gualazzi, Sergio Sylvestre o Il Pagante, abbiamo visto sfilare, premiati ad minchiam, Eros Ramazzotti, cui hanno dato una piastrellona in formica che riportava il suo primo testo del 1980, dopo avergli fatto cantare una canzone del 1996, o Rovazzi e Gianni Morandi, peccato che nessuno avesse detto a Morandi di imparare la canzone che doveva far finta di cantare. Sì, perché il tutto si è svolto in half-playback o in total playback, col risultato di vedere, che so?, tre simil tenori far finta di cantare Nessun dorma, o Gianna Nannini, per una volta, beccarle tutte (anche lei era in total playback).
Sì, perché il tutto si è svolto in half-playback o in total playback, col risultato di vedere, che so?, tre simil tenori far finta di cantare Nessun dorma. Uno spettacolo davvero miserevole, specie se paragonato al concerto andato in onda solo il giorno prima, domenica, da Manchester
Uno spettacolo davvero miserevole, specie se paragonato al concerto andato in onda solo il giorno prima, domenica, da Manchester, quel One Love Manchester di Ariana Grande. Un concerto tirato su in fretta e furia in sole due settimane, tutto suonato e cantato dal vivo. Chiaro, lì c’erano grandi artisti pop, qui il semi-peggio del panorama italiano, salvo debite eccezione, da Giorgia a Zucchero, ma il paragone tra i due eventi è davvero una cosa che ti devasta la psiche, altro che la musica è amore. C’è musica e musica.
Ora, togliendo la stranezza del servizio pubblico che si fa per due prime serate servizio privato, per altro di un’azienda che viene addirittura pagata per fare questo programma, resta uno spettacolo orribile nella sua quasi totalità. Una cosa da togliere la gioia di vivere.
E restano due perle degne di essere ricordate.
Prima, involontaria. Circa nove mesi fa abbiamo pubblicato, qui, un pezzo sul tour di Emma. Nello scriverlo, sottolineavamo come i numeri sbandierati dalla cantante e proprio da Friends & Partners, sempre loro, apparissero molto gonfiati. Si parlava di ventitrè date, di cui due al Forum di Assago e al Palalottomatica di Roma, tutte e quattro sold out. Io, perché io ho scritto quel pezzo, spiegavo quel che poi avrei spiegato meglio nel corso dei mesi, di come si potessero saggiamente spacciare per successi anche tour che successi non erano. A quel mio articolo seguì uno shit storming sui social da parte di alcuni, molti, fan di Emma. Tutti sbandierarono numeri, figli di quegli strombazzati successi. Si parlava di oltre duecentomila biglietti venduti. Bene. Da quest’anno agli Wind Music Award Friends & Partners premia anche i live, cioè si premiano da soli. Su base dei biglietti strappati da Siae (che ovviamente comprendono anche i biglietti promozionali, ma non stiamo a sottilizzare). Emma ha vinto il premio per i centomila spettatori del suo tour. Centomila, non duecentomila. Manca circa metà del pubblico sbandierato. Alla faccia del successone (il tour precedente ne aveva contati centosessantamila, vedete voi). E se lo sono detti da soli.
Del resto Fedez ha detto che lui e J-Ax dominano il mercato discografico, grazie a loro e Rovazzi. Il diversamente alto Fedez e quella specie di fumettone che un tempo stava negli Articolo 31 dominano il mercato discografico, forse per questo a loro è stato concesso di fare due sere di fila la medesima orrenda canzone. Direi che vale davvero tutto.
Fossi in Ligabue, mi terrei alla larga da questi eventi. Perché vedere Marracash e Guè Pequeno o Sfera Ebbasta che prendono cinque, sei improbabili premi a testa e lui che ne prende giusto un paio non è un bello spettacolo
Altra chicca, stavolta di Carlo Conti, sempre lui.
Passi che il lunedì abbia spoilerato il concerto di Vasco da Modena trasmesso da Rai1 proprio nel giorno in cui l’entourage annunciava l’arrivo in 140 sale cinematografiche del concerto. Lui è Carlo Conti della Rai, non pensa certo alle logiche promozionali (a meno che non si tratti di promuovere suoi compagni di scuderia). Ma la seconda sera, nel presentare Ligabue, artista di punta della medesima Friends & Partners, Conti, della medesima scuderia, prima lo ha definito il “re del live”, proprio a poche settimane dal concerto record dei record di Vasco a Modena, duecentoventimila biglietti venduti , mai successo prima al mondo da un singolo artista, poi ha sottolineato come il Liga abbia già venduto proprio duecentoventimila biglietti del suo futuro tour nei palasport. Guarda te, proprio lo stesso numero. A volte, il destino. Come dire, Vasco è Vasco, ma Liga è Liga. Contento lui, che Vasco agli Wind Music Award non l’ha visto neanche col canocchiale. Io, fossi in Ligabue, mi terrei alla larga da questi eventi. Perché vedere Marracash e Guè Pequeno o Sfera Ebbasta che prendono cinque, sei improbabili premi a testa e lui che ne prende giusto un paio non è un bello spettacolo, e perché stare in posti dove si sentono canzoni su basi sparate, con le terze che coprono le voci principali, gli alti e i medi che, in assenza di bassi, sempre out in tv, distorcono tutto, è ancora di più un brutto spettacolo.
Liga, guardati da chi ti sta intorno.
Tornando a quanto successo, non tutto il male viene comunque per nuocere. Durante la seconda serata, infatti, Kekko dei Modà ha annunciato una pausa, per dedicarsi alla scrittura e regia di un film. Almeno per un po’ possiamo tirare il fiato. Peccato, per contro, che Biagio Antonacci abbia annunciato il suo ritorno. Due miracoli in una sera sono davvero troppi.
Insomma, in conclusione sarebbe bello sapere dal direttore Andrea Fabiano come giustificherà questa convention aziendale di una azienda privata in prima serata su Rai1.
O magari sarebbe bello anche solo essere invasi dall’Inghilterra, altro che Brexit, visto mai che l’anno prossimo a organizzare il tutto non arrivi chi ha messo su One Love Manchester e finalmente dopo il Concertone del Primo Maggio e gli Wind Award si potrà sentire un po’ di musica che non suoni di merda.