Che noia. Ci stiamo annoiando tutti, Rai compresa. E il Festival di Sanremo non è nemmeno iniziato. In compenso assistiamo da settimane ad una lunga e insensata via crucis sul totonomi dei probabili conduttori che ha smesso di essere a suo modo appassionante già prima di cominciare. La brutta notizia è che non siamo nemmeno alle stazioni finali, la Rai ha appena annunciato che i nomi dei fortunelli che calcheranno il palco dell’Ariston per condurre la baracca si sapranno a gennaio. Tutti tranne uno, l’unica certezza ora come ora: Claudio Baglioni.
Perché?
Perché Claudio Baglioni?
Già direttore artistico del Festivàl, Baglioni è uno che con la tv c’entra più o meno quanto vostra cugina, quella che una volta aveva mandato una mail per partecipare all’Eredità senza mai ottenere risposta. Certo, vostra cugina probabilmente non ha venduto 55 milioni di dischi nel mondo ma questo è un particolare che non aggiunge nulla alla sostanza della questione. Sostanza della questione che si racchiude nell’interrogativo di cui sopra ovvero:
Perché?
Sappiamo bene che Claudio Baglioni un paio di prime serate Rai le ha anche fatte ma questo basta per metterlo alla guida del programma più atteso, nel bene e nel male, dell’anno? Certo, il suo amico Gianni Morandi ha avuto fortuna come conduttore di Sanremo, per due anni consecutivi, pure. Ma qui la situazione è ben diversa: perché affidarsi alla fortuna quando in scuderia hai teste di serie come, tra le altre (ma soprattutto) Virginia Raffaele?
Va bene che un anno il Festivàl sono riusciti a farlo fare pure ai “figli di” e che, per carità, fu divertente. Ma restiamo sui dati certi: Virginia Raffaele è reduce da una gavetta sterminata, da un lungo periodo di ibernazione presso Mediaset del tutto immeritato al termine del quale, tornata in casa Rai, ha regalato a pubblico e direttori di rete quel gioiellino di programma che era (e che speriamo sarà ancora) Facciamo che io ero. Conduttrice, imitatrice, di una bellezza quasi fastidiosa, mangia pure il fuoco, letteralmente, perché viene da una famiglia circense ed è abituata fin da piccola a intrattenere tra acrobazie e trapezi volanti.
Cos’altro deve fare una, ci chiediamo, per meritarsi Sanremo? Per essere il primo uomo sulla Luna sta in ritardo ma se glielo proponete, potrebbe pure provarci, inventarsi una macchina del tempo alla McGyver e tornare ai nostri giorni con tuta d’astronauta e piega ancora perfette. Sicuramente (o almeno vogliamo sperarlo) la nostra avrà uno spazio all’interno della kermesse perché, stando al comunicato stampa ufficiale diramato dalla Rai, Claudio Baglioni non è definito “conduttore” ma “capitano della squadra che animerà il Teatro Ariston”. Certo, stupidi noi, non avevamo capito che si stesse parlando della Partita del Cuore. Nella Nazionale Cantanti c’è ancora Paolo Vallesi?
Insomma, pure la Rai ci va piano con le parole, un po’ si vergogna di questa stiracchiatissima decisione. E fa bene.
Ormai conducono tutti, è vero, dagli chef alle shampiste passando per le nail artists, però perché non lasciar fare un lavoro a chi lo sa fare? Per nessuna ragione al mondo, fidatevi, vorreste una manicure da chi sta scrivendo questo pezzo e a ben vedere, visto che correreste il rischio sensibile di finire senza falangi.
Quindi, ad esempio, se i cantanti si “limitassero” a scrivere canzoni invece di rubare prime serate al talento altrui? Certo, non si tratta di un furto volontario. Sia Baglioni che la Mannoia (ultimamente regina per mancanza di corona del sabato sera di Rai 1) se ne sarebbero stati molto più volentieri in panciolle sul divano che su un palco a cercare di portarsi a casa una puntata di primetime. Però qualcuno li chiama, li vuole, chiede loro di farsi vedere in tv. Ritorniamo alla domanda iniziale: perché?
Nel caso di Fiorella cercheremo la risposta nei fondi del prossimo caffè nero bollente che berremo alla sua salute, ma per quanto riguarda Baglioni forse la risposta è più semplice: dopo tre anni di ascolti gloriosi garantiti da Carlo Conti al Festival di Sanremo, nessun “televisivo”, forse, se la sentirebbe di calcare quel palco prima di un’overdose di Xanax. Ci si gioca la carriera, da quelle parti. Lo sa bene Giorgio Panariello che sta ancora scontando il disastroso Festivàl del 2003 saltimbancando tra alcuni degli spot tv più tristi degli ultimi 15 anni.
Ma di tutto ciò cosa gliene fregherà mai a Baglioni. Che gli ascolti vadano bene o male, lui riprende il chitarrino e riempie una decina di Arene, se e quando gli gira.
Anzi, se l’Auditel non dovesse premiare la sua gestione dell’Ariston, tutto grasso che cola per il conduttore (vero, si spera) prossimo venturo che sarà chiamato a fare meglio di pochissimo per portarsi a casa il risultato ed essere osannato come nuovo Re Mida dell’italica tv.
Tutti contenti, dunque, a parte, sulla carta, il pubblico a casa che con ogni probabilità si sciropperà un Sanremo mesto, di passaggio, tipo un governo tecnico. Tu come stai in questa piccola grande noia?