I più ricchi del mondo consigliano libri (ma leggerli non vi farà diventare come loro)

È un brutto vizio che nemmeno soldi e potere riescono a togliere: dire quanto e cosa si legge. Fastidioso in particolare quando si vede che i libri consigliati non sono altro che, in una certa forma, degli auto-elogi

Tra i vari consigli di lettura che circolano in rete e sui giornali i più curiosi sono quelli forniti da uomini potenti e ricchissimi. Gente come Mark Zuckerberg o Warren Buffett, a quanto pare, non si accontentano di fare soldi a palate ogni giorno. E nemmeno personaggi come Barack Obama, per otto anni al vertice della Paese più potente di sempre, riescono a trattenersi: il brutto vizio di vantarsi di cosa si legge e di quanto si legge, purtroppo, non viene guarito nemmeno con i miliardi.

E così i giornali pensano che sia interessante sapere che Mark Zuckerberg legga – o dica di leggere – 24 titoli all’anno (che non sono neanche tanti). Bill Gates, a capo di Microsoft, lo batte (sia per estratto conto che per titoli divorati), visto che per lui sono 50. Mark Cuban, imprenditore poliedrico con un patrimonio di 2,6 miliardi di dollari, legge tre ore al giorno. Warren Buffett, investitore prodigioso e sempre ammirato, passa a leggere ben l’80% delle sue giornate (certo, se le pagine che si leggono contengono numeri e soprattutto tanti ma tanti zeri, è più piacevole per tutti).

La questione è che non si limitano a dire il quanto. Si espongono e, tra un’acquisizione miliardaria e una partita a golf, suggeriscono anche il cosa. Danno titoli, pareri, pensieri. Fanno proposte e, soprattutto, raccomandazioni. E così succede che persone ignare e ambiziose, convinte che basti leggere quello che leggono loro per diventare come loro, restino incantate, li comprino e si mettano davvero a sfogliarli.

Ad esempio, quali i tre libri che Bill Gates considera imprescindibili? Uno è Shoe Dog: A Memoir by the Creator of Nike, scritto da Phil Knight, cioè il creatore della Nike. Il secondo è Stress Test: Reflections on Financial Crises, scritto dall’ex presidente della Fed ed ex ministro del Tesoro Timothy Geithner, che racconta e spiega le sue decisioni durante gli anni duri dello scoppio della crisi (lettura interessante, certo: ma il lettore qualunque, a differenza di Gates, quando chiude il libro non può divertirsi a chiamare Geithner sul numero privato per prenderlo in giro sui refusi). Infine The Myth of the Strong Leafer: Political Leadership in the Modern Age, scritto da Archie Brown, che analizza come si è evoluta la leadership negli ultimi decenni. Per Gates è divertente perché ci trova pettegolezzi sui suoi amici.

E Jeff Bezos cosa legge, invece? Secondo il fondatore di Amazon, tutti dovrebbero riflettere su The Innovator’s Dilemma: When New Technologue Cause Great Firms To Fail che non a caso parla di Amazon ed è anche uno dei più venduti su Amazon per la categoria Leadership & Success. Poi il lettore dovrebbe dedicarsi alla storia di Sam Walton, Made in America, scritto di suo pugno da Sam Walton. Per cui si può immaginare quanto sia pieno di critiche su Sam Walton e sul suo modo di trattare i dipendenti e soprattutto le loro paghe. Infine Data-driven Marketing: The 15 Metrics Everyone in Marketing Should Know, di Mark Jaffery. Cioè come investire il proprio budget sul marketing online e non da altre parti.

Tutti altri titoli, invece, propone Warren Buffett, incontrati nel suo 80% di ore giornaliere dedicate alla lettura. Per lui è importante The Outsiders: Eight Unconventional CEOs an Their Radically Rational Blueprint for Success, di William N. Thorndike, dove si parla in termini elogiativi di, indovina un po’, Warren Buffett e dei suoi amici. Al secondo posto, piazza The Most Important Thing Illuminated: Uncommon Sense for the Toughtul Investor, di Howard Marks e Paul Johnson, dove si parla di Howard Marks, capo e fondatore di Oaktree Capital Management, specializzata in strategie di investimento alternativo. Marks espone le sue teorie e i suoi trucchi che – ci si può giurare – non sono quelli custodini da Buffett. Infine c’è Dream Big, la storia di tre grandi capitalisti che hanno creato il conglomerato più importante del Brasile a furia di acquisizioni. Tra questi c’è anche Jorge Paulo Lemann il quale, tra le altre cose, è anche amico e socio di Warren Buffett.