Disturbi del cuore, ma anche tumori e malattie ipertensive. Gli italiani muoiono soprattutto così. In tutto il Paese ogni anno passano a miglior vita circa 600mila persone. La Chiesa Cattolica le ricorda il 2 novembre, giorno dedicato alla commemorazione dei defunti. Una ricorrenza che, piaccia o non piaccia, prima o poi riguarderà ciascuno di noi. Per rendersene conto non servono scongiuri, bastano i numeri. Statistiche alla mano, come si muore nel nostro Paese? L’Istat ha recentemente pubblicato un approfondito studio sull’evoluzione della mortalità – analizzando i dati dal 2003 al 2014 – che consente di cogliere il triste fenomeno nel lungo periodo. Mesto primato alla malattie ischemiche del cuore, che nel 2014 hanno causato la dipartita di 69.653 italiani, l’11,6 per cento del totale. Seguite da malattie cerebrovascolari (57.230) e altre malattie del cuore (49.554). In totale le prime tre cause di morte interessano quasi un decesso su tre. E questo nonostante i tassi di mortalità relativi a queste voci si siano ridotti di oltre il 35 per cento negli ultimi undici anni.
Ogni anno in Italia muoiono circa 600mila persone. La Chiesa Cattolica le ricorda il 2 novembre, giorno dedicato alla commemorazione dei defunti. Una ricorrenza che, piaccia o non piaccia, prima o poi riguarderà ciascuno di noi
Classifica dolorosa ma inevitabile. Quia pulvis es, et in pulverem reverteris. Al quarto posto ci sono i tumori maligni di trachea, bronchi e polmoni. A cui seguono malattie ipertensive, demenza e Alzheimer e malattie croniche delle basse vie respiratorie. Mentre cambia la società, cambiano anche le principali cause di morte. Negli ultimi anni è aumentata l’incidenza delle malattie ipertensive sul totale dei decessi. Se quindici anni fa rappresentavano il 3,8 per cento, oggi sono più del 5 per cento. Vale la pena soffermarsi su un’altra evidente inversione di tendenza. Se le morti causate da problemi alle basse vie respiratorie sono in calo del 36 per cento, risultano in grande aumento i decessi per demenza e Alzheimer. Nel 2014 sono stati oltre 26mila, quasi il doppio rispetto a dieci anni prima. Un dato legato alla patologie degenerative tipiche della terza età, che racconta bene il crescente invecchiamento della popolazione italiana.
2 novembre, mentre gli italiani vanno a visitare i propri cari nei cimiteri, la statistica procede severa. L’ottava causa di morte nel nostro paese è il diabete mellito. Seguono tumori maligni di colon, seno e pancreas. Al quindicesimo posto ci sono influenza e polmonite, che tre anni fa hanno portato alla morte quasi 10mila persone. Al diciassettesimo posto spunta la setticemia, in aumento del 131,1 per cento. Ormai rappresenta l’1,3 per cento di tutti i decessi. Come spiega l’Istat nel report dello scorso maggio, «la sepsi è spesso associata ad un quadro morboso caratterizzato da patologie croniche il cui peso aumenta soprattutto per effetto del processo di invecchiamento della popolazione. L’incremento della mortalità per sepsi potrebbe pertanto essere legato sia alla maggiore presenza di anziani multicronici nella popolazione sia, come evidenziato da altri studi, alla crescente importanza attribuita a questa causa dai medici certificatori». E in aumento, seppure contenuto, risultano anche le morti in conseguenza del morbo di Parkinson e di tumori maligni al cervello. In crescita nel periodo osservato, rispettivamente, del 10,8 e del 17,6 per cento.
Statistiche alla mano, come si muore nel nostro Paese? La prima causa sono le malattie ischemiche del cuore, che nel 2014 hanno causato la dipartita di 69.653 italiani, l’11,6 per cento del totale. Seguite da malattie cerebrovascolari (57.230) e altre malattie del cuore (49.554)
Ancora più doloroso è il dato relativo ai suicidi – causa di morte numero ventitré – che nel 2014 hanno causato il decesso di 4.147 persone. Come si legge in uno studio pubblicato dall’Istat nel 2014, questa è una delle prime motivazioni per i decessi dei giovani tra i 15 e i 24 anni. Anche se per questa fascia di età la prima causa di morte restano gli accidenti da trasporto (nel 2012 erano riconducibili a questa voce un terzo dei 1.321 decessi nei ragazzi). Risulta in netto calo, intanto, il numero di morti nel primo anno di vita. Nel 2003 si erano registrati 2.134 casi, nel 2014 si è scesi a 1.506. Un dato positivo, che può essere spiegato anche con la crescente diminuzione del numero delle nascite. Le cause di morte più frequenti? Malformazioni congenite ed anomalie cromosomiche e la sofferenza respiratoria del neonato.