Sconfitte brucianti e insospettabili scivoloni. Da Franceschini a Minniti, tutti i leader finiti senza voti

Nei collegi uninominali tante bocciature eccellenti. Decimati i ministri del governo: perdono Pinotti, De Vincenti, persino la Fedeli. Male D’Alema, al 3,9 per cento nel suo collegio pugliese. Laura Boldrini al 4,6 nel milanese. Passi falsi anche tra i Cinque stelle: sconfitto il comandante De Falco

La sconfitta di Marco Minniti forse è la più sorprendente. Ministro dell’Interno in carica, volto noto del governo, indicato da molti come possibile presidente del Consiglio di un esecutivo di larghe intese. Ma nel suo collegio finisce terzo. A Pesaro lo superano l’esponente di centrodestra Anna Maria Renzoni e persino Andrea Cecconi, grillino nel frattempo espulso per la nota vicenda dei rimborsi fasulli. Trascinato dall’onda pentastellata Cecconi arriva al 35 per cento. Oltre 10mila preferenze in più di Minniti, evidentemente zavorrato dal pesante tracollo del Partito democratico. Eppure il titolare del Viminale non è da solo. Da Nord a Sud, nei collegi uninominali di tutta Italia si consumano sconfitte clamorose e imbarazzanti scivoloni. Ne pagano le conseguenze tanti ministri del governo Gentiloni, bocciati senza appello anche nei territori considerati più sicuri. E non fanno eccezione tanti leader di Liberi e Uguali, costretti a percentuali irrisorie. Persino qualche grillino manca clamorosamente la vittoria nel suo collegio.

Ovviamente gran parte delle sorprese interessano da vicino il Partito democratico. La lista dei ministri bocciati alle urne è lunga. Se Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Maria Elena Boschi superano l’ostacolo dell’uninominale conquistando oltre il 40 per cento dei consensi, per altri colleghi non è così. La titolare dell’Istruzione Valeria Fedeli perde a Pisa, superata dalla leghista Rosellina Sbrana. Sconfitta in un territorio non proprio ostile, almeno sulla carta. Evidentemente non ci sono più i collegi sicuri di una volta. Claudio De Vincenti crolla a Sassuolo. Qualcuno aveva già sollevato alcune obiezioni sulla sua candidatura. Perché dirottare in Emilia il ministro romano, peraltro titolare della Coesione territoriale e del Mezzogiorno? Alla fine i risultati hanno dato ragione ai dubbiosi. All’uninominale vince l’esponente di centrodestra Benedetta Fiorini, con il 34,6 per cento. Il grillino Michele Dell’Orco arriva secondo, con il 30,2 per cento. De Vincenti è solo terzo, poco meno del 29 per cento dei voti. Diecimila preferenze in meno rispetto alla vincitrice. Nemo propheta in patria. Fa discutere la sconfitta di Dario Franceschini nella sua Ferrara. Per il dirigente Pd – secondo i retroscena giornalistici già in pole per nuovi incarichi di partito – quasi dieci punti percentuali in meno rispetto a Maura Tomasi, di centrodestra. Stessa sorte per la titolare della Difesa Roberta Pinotti, bocciata dai suoi concittadini a Genova. Nel collegio sotto la Lanterna la ministra arriva terza: il grillino Marria Crucioli ha il 33,52 per cento, il candidato di centrodestra Angelo Vaccarezza sfiora il 30 per cento. Lei si ferma poco sopra il 27 per cento. Sono diversi i volti noti del Pd costretti a una brusca nottata elettorale. La giornalista Francesca Barra, candidata dal Pd a Matera, arriva terza nel suo collegio uninominale. Il presidente Matteo Orfini aveva lanciato una difficile sfida nella periferia romana: i risultati gli hanno dato nettamente torto. Nel collegio di Torre Angela viene superato dal grillino Lorenzo Fioramonti e dalla leghista Barbara Mannucci. Alla fine conquista poco più del 20 per cento, quasi la metà del Cinque stelle. E va male anche a Riccardo Illy, già governatore del Friuli, sconfitto nel suo collegio di Trieste dalla candidata di centrodestra.

Nemo propheta in patria. Fa discutere la sconfitta di Dario Franceschini nella sua Ferrara. Il dirigente Pd ottiene quasi dieci punti percentuali in meno rispetto a Maura Tomasi, esponente di centrodestra. Stessa sorte per la titolare della Difesa Roberta Pinotti, bocciata senza appello dai suoi concittadini a Genova

Bocciati dagli elettori anche molti leader di Liberi e Uguali. Fa impressione la débacle di Massimo D’Alema. In Puglia, nel collegio di Nardò, l’ex presidente del Consiglio arriva quarto con il 3,9 per cento dei voti. Davanti a lui l’esponente dem Teresa Bellanova, il candidato di centrodestra Luciano Cariddi e la grillina Barbara Lezzi. La Cinque Stelle sfiora il 40 per cento dei consensi. Oltre 107mila preferenze, rispetto alle 10mila di D’Alema. Da Sud A Nord, va male anche la presidente della Camera Laura Boldrini. Nel suo collegio milanese si ferma al 4,61 per cento. Circa dieci volte in meno di Bruno Tabacci, al 41,23 per cento. Superata anche dagli avversari di centrodestra e dei Cinque Stelle.

Persino il successo Cinque Stelle non è esente da scivoloni. Perde la sfida, ad esempio, il comandante Gregorio De Falco. Noto al grande pubblico per la gestione del drammatico naufragio della Costa Concordia nel gennaio 2012. Il militare della Marina era stato scelto dai vertici pentastellati per il collegio di Livorno. Alla fine si ferma al 27 per cento, superato dalla dem Silvia Velo e dall’esponente di centrodestra Roberto Berardi. All’uninominale è negativo anche il risultato di Danilo Toninelli. Deputato tra i più famosi, stretto collaboratore di Luigi Di Maio, candidato al Senato nel collegio di Cremona conquista il 22 per cento dei voti. Meno della metà di Daniela Santanché, eletta con il 48,13 per cento. Superato anche dal centrosinistra. Tra i grillini sconfitti spicca Dino Giarrusso. Il volto televisivo de Le Iene era candidato alla Camera nel collegio di Roma Gianicolense. Ma i cittadini gli hanno voltato le spalle. Arriva terzo e il seggio va al leader radicale Riccardo Magi.

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