Non ne puoi più del ghigno dell’innominabile? La soluzione c’è, e funziona benissimo

Sono sempre di più i casi di condivisioni critiche dei messaggi xenofobi di quello lì, una dinamica che, nata per condividere l'indignazione, ora ha trasformato i nostri social in un megafono di idee xenofobe. Ma c'è una soluzione da nerd che può aiutarci: c'entrano gli spoiler

Vasily MAXIMOV / AFP

Sono ormai settimane, se non mesi, che quel tale personaggio che non nomineremo, ma che tanto tutti avete già capito, sembra dappertutto. Accendi la televisione e ti ritrovi il suo faccione che discetta di invasioni davanti all’annuente Lilli Gruber di turno; apri Repubblica e te lo trovi, faccione deforme formato selfie, con il commento del Saviano di turno.

Poi, in cerca di aria fresca, ti dai ai nuovi media e apri Twitter. Ma ancora, te lo ritrovi di nuovo, stesso faccione, stesso sorriso a 72 denti che l’ottica dello smartphone deforma a ghigno, questa volta servito con un contorno di rabbia e indignazione del Gipi di turno; poi apri la pagina Facebook di un giornale come Repubblica e te lo ritrovi di nuovo lì, in diretta, a fare il suo ordinato e disciplinato comizio davanti a qualche centinaio di persone reali che però virtuali diventano 10mila.

È ovunque, ce lo abbiamo sempre davanti agli occhi. Il faccione, il ghigno, il gentil messaggio xenofobo. Intendiamoci, la cosa sarebbe fastidiosa anche il faccione fosse quello di nostra madre e il messaggio che è pronto a tavola. Quindi in questo caso, trattandosi di uno con idee incondivisibili e un ghigno passivo aggressivo che spaventerebbe il più coraggioso dei papaboys, dà ancora più noia.

Ma c’è un dettaglio di tutta questa simpatica dinamica di propaganda postgobbelsiana che sorprende e che, se possibile, rende tutto ancora più turpe e faticoso: in molti, moltissimi casi — come gli esempi fatti fin qui — quel faccione, quel ghigno e quel mite messaggio di odio tra i popoli non ce lo ritroviamo schiaffato in faccia da quotidiani a lui affini, anche perché quelli al limite basta non comprarli.

E men che meno dalla pagina di un gruppo di nostalgici del basso impero, quelli basta non seguirli. E ancor meno in una di quelle trasmissioni di Rete4 dove pacatamente qualche ospite raccattato da chissà dove ripropone urlando bizzarre teorie della razza. Lì basta cambiare canale. Davanti al fuoco amico, insomma, come si fa?

Davanti a questa domanda esistenziale, per trovare un modo per non dover subire più, ad ogni minuto della nostra esistenza, quel faccione, quel ghigno e quel messaggio, una coppia di ragazzi altoatesini ha avuto un’idea geniale e, senza moltiplicare alcun ente non necessario, ma anzi, sfruttando ciò che già esiste, ha scovato un modo brillante per far scendere un sipario su tutto ciò: un’estensione di Google Chrome. Un’estensione nata per far fronte agli spoiler, la più grande paura dei nostri tempi dopo il buio e l’ISIS, ma che funziona alla perfezione anche con la xenofobia di quel personaggio che non abbiamo ancora nominato e che, a questo punto, non nomineremo più.

Ok, detta così sembra una roba da nerd e in effetti un pochino lo è. Ma se si supera la timidezza iniziale il funzionamento è molto intuitivo. Una volta installata infatti (e basta andare qui) l’estensione di Chrome, con l’efficacia e la solerzia che solo gli algoritmi, cala un bellissimo velo pietoso — rosso sangue — su tutto ciò che, su Facebook o su qualsiasi altro sito dell’internet, contenga il nome di quel tale personaggio.

Il vantaggio è che per levarselo dalle balle così non serve darsi alla macchia, né lasciarsi attrarre dai compagni che sbagliano. È una estensione totalmente pacifica e Gandhi-approved. Ma occhio, perché funziona talmente bene che, dopo averla installata, non vedendo più quel faccine quel ghigno e quel messaggio ricomincerete a ricordare che esistono altre problemi in Italia oltre ai temibilissimi 150 terroristi che abbiamo assicurato alla Chiesa, all’Irlanda e all’Albania. Problemi che riguardano voi questa volta, come il mutuo da rinegoziare in un contesto di spread a 500 o il lavoro da inventare per vostro figlio, in un contesto in cui 4 suoi compagni di classe su 10 resteranno a casa a far finta di essere Cristiano Ronaldo alla playstation fino a 50 anni.

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