Parsi: “L’Europa ha rinunciato alla sua identità, persa quella sappiamo solo odiare”

L’autore di ”Titanic. Il naufragio dell’ordine liberale”, offre una analisi convincente del ”tramonto’ occidentale”. La crisi della leadership americana, l’emergere delle potenze autoritarie di Russia e Cina. Perse le idologie, resta la fame, e l’odio diventa sistema sociale

Vittorio Emanuele Parsi qui tocca un punto fondamentale. Lo dice quasi per caso, quasi non ci si fa caso. Riguarda la dinamica tra ‘essere’ e ‘avere’, ridotta, di solito, alla solita solfa che riguarda l’ego idolatrato. Ribatto le parole di Parsi: “Il problema della politica oggi non sta negli annunci, ma nel fatto che nessuno trova più collocazioni e connotazioni ideologiche così forti e persistenti da comporne l’identità, così da fornire attraverso l’essere una compensazione all’inevitabile frustrazioni dell’avere”. Eccolo qui, il punto centrale della post-democrazia.

Fieri di avere fatto un falò delle ideologie, ora non abbiamo più idee né identità. L’identità – la tutela dei propri confini, ad esempio – è ridotta al denaro, allo stipendio, al lavoro ‘che gli altri ci vengono a rubare’. Non c’è altro oltre l’avere, perché l’essere – l’essenza di un popolo, di uno Stato, la ragione che regge l’Occidente rispetto al resto – è tramontato, è smorto.

La dico in modo romantico: quando l’essere è forte – so chi sono e a quale terra appartengo e quale identità contraddistingue la mia terra, l’Italia – dell’avere posso fare a meno, ogni sacrificio è lecito, perché rende sacro, appunto, l’essere. Ma se l’essere scema, rimane la pancia, la fame, vince chi è famelico. Torno a noi. Parsi è uno dei più lucidi osservatori di ciò che accade nel tempo presente, da tempo: leggete quanto scrive riguardo al ‘sovranismo’, di cui è moda blaterare.

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