Come spesso capita con i nomi stranieri di lingue poco conosciute, è difficile stabilire a una prima occhiata l’esatta pronuncia di una parola. Soprattutto se si tratta di un nome. Un caso esemplare è quello di Jamal Kashoggi, l’attivista e giornalista saudita ucciso il 2 ottobre nel consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul.
Nel corso di queste settimane si sono sentite dizioni di ogni genere. Quelle prevalenti sono due: “kashogghi”, cioè con la “g” finale dura, o “kahsoggi”, in cui fa rima con Luciano Moggi. Quale delle due è corretta?
La risposta, molto semplice, si trova qui. Bastano i primi due secondi per farsi un’idea del modo giusto per pronunciare questo nome.
Il nonno di Jamal Khashoggi, cioè Muhammad Khashoggi, era di origini turche. E il nome originario era Muhammed Halit Kaşıkçı. Il suono finale è, appunto, una “c” palatale (quella, per intenderci, di “Luciano”). Sembra logico, di conseguenza, che un nome come “kashikci” diventi “kashoggi” e non “kashogghi”. Come, del resto, è accaduto.