FintechSempre più mobile e digitali: così le banche rispondono alla concorrenza di Facebook e Amazon

La soglia della disruption sembra sempre più vicina. E guarda al di là del classico conto corrente. In campo ci sono i big del sistema bancario, i grandi nomi del Tech, ma anche molte startup italiane

Secondo i dati di CB Insight, il 2018 potrebbe essere un anno record per il fintech, che nel terzo trimestre ha aumentato dell’82% la propria quota di finanziamenti. Un numero che segnala il sempre più forte interesse per le soluzioni digitali relative al mercato finanziario e bancario. Come dimostrano i 2,8 miliardi di euro messi sul piatto da Intesa Sanpaolo per il prossimo triennio. Obiettivo: raggiungere il 70% di digitalizzazione bancaria entro il 2021. D’altronde, degli 11,9 milioni di correntisti dell’istituto italiano, otto sono già multicanale e tre accedono da tablet o smartphone al proprio account online (per un totale di 56 milioni di login al mese e 53 milioni di operazioni effettuate all’anno). «Lo scenario che stiamo immaginando e anticipando spazia dall’introduzione dei primi sistemi di intelligenza artificiale fino alle piattaforme evolute per la gestione robotizzata degli investimenti, in una logica di piena integrazione tra la componente umana e quella digitale del servizio», ha affermato Stefano Barrese, responsabile Banca dei Territori Intesa Sanpaolo. Il tutto per fornire ai clienti un’esperienza semplice e sicura alla gestione dei propri risparmi. Prima che ci pensi qualcun altro.

I giganti del web stanno già alla finestra. Facebook e Amazon, per esempio, da qualche anno tastano il terreno in attesa di fare il passo decisivo. Per l’azienda di Mark Zuckerberg, il momento giusto potrebbero essere i primi tre mesi del 2019 quando dovrebbe essere operativa la possibilità di effettuare pagamenti attraverso Messenger e Whatsapp. Una funzionalità a cui Facebook pensa dal 2015, anno in cui ha realizzato i primi test in Usa e Gran Bretagna e che ha potenziato con l’acquisizione di una licenza bancaria vera e propria. Solo in Italia, un servizio simile potrebbe coinvolgere 31 milioni di persone che usano il social network e già oggi può usufruire dei dati garantiti dalla direttiva europea PSD2 che apre le interfacce bancarie alla comunicazione con terze parti. Un altro colosso come Amazon da tempo, invece, mette a disposizione un servizio di prestiti destinato alle società e imprese che utilizzano il marketplace di Jeff Bezos per fare business. Un dinamismo a monte della filiera produttiva che punta a fare profitti sui crediti e fidelizzare i clienti, con la speranza di attirarne di nuovi.

I giovani fra i 16 e 24 anni hanno una minore affezione verso le istituzioni bancarie (53%) e gli operatori postali (52%) come depositari dei propri risparmi rispetto agli over 50

Dal canto suo, l’Italia può contare su un campione del fintech come Satispay: scaleup che a settembre ha chiuso un nuovo round di finanziamenti facendo salire la quota di raccolta complessiva a 42 milioni di euro. Capitale che può così investire per migliorare la propria soluzione mobile che si basa su un network alternativo a quello delle carte di debito e di credito.

Una proposta che si inserisce all’interno di un mercato italiano dinamico, in cui le abitudini dei clienti risparmiatori tracciano la strada per le novità del settore. Secondo l’Osservatorio fintech e insurtech del Politecnico di Milano, gli utenti internet che già oggi utilizzano servizi fintech lo fanno attraverso il mobile payment (16%), la gestione del budget famigliare (15%) e il trasferimento di denaro fra privati (12%). Un’abitudine sempre più diffusa che fa segnare un +54% di diffusione nella fascia 17-74 anni. E il trend, se si considerano le nuove generazioni, non può che rimanere positivo: i giovani fra i 16 e 24 anni hanno una minore affezione verso le istituzioni bancarie (53%) e gli operatori postali (52%) come depositari dei propri risparmi rispetto agli over 50 (rispettivamente 67% e 59%).

Dal lato dell’offerta, la corsa del fintech è alimentata dalle startup. Di queste, circa 1.210 hanno ricevuto un finanziamento superiore al milione di dollari per un totale di raccolta pari a 43,5 miliardi di dollari nell’ultimo anno (+70%). Risorse alle quali, molto spesso, si affianca l’expertise di un istituto tradizionale che, negli ultimi tre anni, hanno promosso circa 275 servizi finanziari tecnologici.

Insomma, la soglia della disruption sembra sempre più vicina. E guarda al di là del classico conto corrente. Lo dimostra il caso dell’italiana Helperbit, premiata come migliore starup del fintech europea. A contribuire al successo dell’azienda, una piattaforma che consente di gestire i flussi di denaro delle raccolte di donazioni tramite l’uso dei della tecnologia blockchain permettendo il monitoraggio in tempo reale degli aiuti umanitari. «Blockchain e criptovalute, tra le più grandi innovazioni di questo secolo, stanno già influenzando la nostra vita e tutti insieme possiamo aumentarne l’impatto positivo in molti settori, con benefici per governi e cittadini», ha commentato Guido Baroncini Turricchia, ceo di Helperbit.

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