ImmigrazioneRimpatri dei migranti, i numeri non mentono: Salvini ha raccontato solo bugie

Il bando del Viminale ha stanziato 750mila euro in meno per i rimpatri volontari assistiti, su cui Salvini aveva detto invece di voler puntare. E la gara è andata deserta per te, tra i nuovi requisiti e i massimali di budget imposti alle ong

I primi progetti dei rimpatri volontari assistiti di quest’anno dovrebbero partire entro fine febbraio. Ma nell’era Salvini i migranti regolari o irregolari che torneranno volontariamente nei Paesi d’origine, con un sostegno economico, saranno molti di meno di quelli degli anni precedenti. Nonostante la propaganda elettorale dei «500mila rimpatri» fatta dal ministro dell’Interno, e l’annuncio dello spostamento di 42 milioni dall’accoglienza agli accompagnamenti alla frontiera, a conti fatti non solo i rimpatri forzati sono di meno rispetto allo scorso anno, ma anche quelli volontari finanziati dal Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami) caleranno. Da 3.200 a 2.700. Senza contare che il bando del Viminale è andato deserto per metà. E alla fine gli stranieri che torneranno con progetti di reinserimento nei Paesi d’origine (il famoso “aiutiamoli a casa loro”) saranno ancora di meno.

Il bando pubblicato dal ministero dell’Interno a ottobre 2018 ha stanziato per i rimpatri volontari assistiti 12.150.000 euro dei finanziamenti del Fami. Vale a dire 750mila euro in meno rispetto al bando del governo Gentiloni. Eppure era stato lo stesso Salvini a dire che varebbe puntato su questo strumento, perché «meno costoso» dei normali rimpatri coattivi. Ma anche i “posti disponibili”, nonostante le promesse di maggiori rimpatri, alla fine sono 500 in meno.

Non è solo una questione di posti messi a disposizione e liquidità, però. Rispetto al bando passato, il Viminale ha anche complicato le carte in tavola per le ong che si volevano candidare, cambiando i requisiti per la gestione del budget. E se, in proporzione, i soldi stanziati per ciascun migrante sono in media di più (!) – da 4mila a 4.500 rispetto al precedente bando – , vengono imposti paletti e massimali (come il sussidio di reintegrazione passato da almeno 1.500 ad almeno 2mila euro), che avrebbero scoraggiato diverse organizzazioni e associazioni a partecipare. Inclusa l’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, che da tempo gestisce i rimpatri volontari assistiti, e che non risulta tra gli assegnatari.

Il bando pubblicato dal ministero dell’Interno ha stanziato per i rimpatri volontari assistiti 12.150.000 euro dei finanziamenti del Fami. Vale a dire 750mila euro in meno rispetto al governo Gentiloni. E i posti disponibili sono 500 in meno

Nella graduatoria dei progetti finanziati risultano ammesse solo sei organizzazioni. E sui poco più di 12 milioni stanziati, sono rimasti scoperti circa 5 milioni. Quasi la metà del finanziamento del bando è andato deserto. Senza contare che senza una comunicazione efficace sulla possibilità di entrare a far parte di questi progetti, alla fine anche i soldi stanziati rischiano di non essere utilizzati. L’anno scorso, solo il 60% dei rientri è stato portato a buon fine, nonostante tramite questi percorsi si riescano a togliere dalle strade molti irregolari senza dimora (per giunta aumentati con il decreto sicurezza) e tante donne straniere altrimenti costrette a prostituirsi, contribuendo a costruire il ritorno nei Paesi di provenienza con progetti imprenditoriali e lavorativi.

Un risultato frutto delle reti che le associazioni italiane hanno creato nei Paesi di provenienza. Mentre il ministro Matteo Salvini, invece, da quel che risulta, non ha ancora stipulato nessuno dei nuovi accordi sui rimpatri negli Stati da cui provengono i migranti che aveva promesso. Qualche mese fa la critica sulla gestione dei rimpatri volontari assistiti è arrivata anche dall’assessore alle Politiche sociali di Milano Pierfrancesco Majorino. «Con Salvini i migranti che vogliono tornare nei loro Paesi d’origine non possono più farlo. Siamo al “casino dell’Interno”», aveva detto. «Diverse decine di progetti sono stati portati avanti a Milano nell’ultimo anno, ma tutto si frena quando arriva al Viminale».

Nel 2018, i rimpatri completati dall’Italia sono stati circa 5mila, un numero inferiore ai 6.514 registrati nel 2017. E nel primo mese dell’anno i rimpatri, secondo gli stessi numeri dati da Salvini, sono stati 221, oltre 270 in meno dello stesso mese del 2018. D’altronde anche il suo compagno di partito, Giancarlo Giorgetti, l’aveva detto: «Sui 500mila rimpatri promessi Salvini l’ha sparata grossa». E in effetti i numeri, e i fatti, gli danno ragione. A Giorgetti, si intende.