Con il governo in bilico e la maggioranza in crisi, c’è un lungo elenco di partite aziendali che restano congelate. E a farne le spese sono oltre 100mila lavoratori, per i quali si prospetta un Ferragosto al cardiopalma. Tra tavoli di crisi, decreti approvati “salvo intese” – che non ci saranno – e stabilizzazioni non concluse, sono finiti nel tritacarne politico operai, bancari, precari della scuola e della pubblica amministrazione. Sia quelli che avevano brindato dopo l’ultimo consiglio dei ministri tenuto a poche ore dall’esplosione della crisi, sia quelli che erano in attesa degli aggiornamenti dei tavoli rinviati a settembre. La domanda per tutti è: cosa succederà ora?
Anche Cgil, Cisl e Uil si sono esposte per la prima volta dall’avvio della crisi con un comunicato congiunto. «Le innumerevoli vertenze aperte al Mise che riguardano centinaia di migliaia di posti di lavoro, il futuro e la qualità del nostro sistema industriale e produttivo, i problemi della pubblica amministrazione», scrivono, «sono temi che hanno bisogno di risposte immediate, di un governo nel pieno delle sue funzioni e non possono più aspettare le alchimie della politica».
Dall’ultimo cdm del 6 agosto è uscito il “decreto imprese”, approvato “salvo intese” dall’esecutivo. Sono queste le due parole che fanno paura. Il decreto non è mai stato scritto, a causa degli scontri tra Lega e M5s che sarebbero esplosi di lì a poco, e quindi non può essere approvato in Gazzetta ufficiale. Oltre alle nuove blande tutele sui rider, che salterebbero quindi per l’ennesima volta, il testo prevedeva il ritorno parziale dello scudo penale per l’ex Ilva con un meccanismo di tutele legali a scadenza vincolate al rispetto del piano ambientale. Meccanismo che ora è nuovamente in bilico, mettendo a rischio il futuro del polo siderurgico e dei suoi 20mila lavoratori. La situazione andrebbe sanata entro il 6 settembre, quando potrebbe scattare il blocco delle attività. A fine giugno, il ceo di Arcelor aveva minacciato la chiusura dello stabilimento a partire da quella data se non fosse stata ripristinata l’immunità penale per la gestione del piano ambientale e industriale.
Tra tavoli di crisi, decreti approvati “salvo intese” – che non ci saranno – e stabilizzazioni non concluse, sono finiti nel tritacarne politico operai, bancari, precari della scuola e della pubblica amministrazione
Così come sono rimasti di stucco i quasi 55mila precari della scuola che hanno esultato dopo le notizie dell’approvazione del “decreto scuola” nell’ultimo cdm. Decreto approvato, anche questo, “salvo intese”, e che ora finisce in soffitta. Per loro era prevista la stabilizzazione e il passaggio al contratto a tempo indeterminato dopo anni di precariato. E lo stesso vale per il concorso straordinario ad hoc per 24mila precari, annunciato dal ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e mai partito.
Con il governo spaccato, resta in bilico pure la grande partita dell’Alitalia, che potrebbe ora diventare nuovo terreno di scontro elettorale. Entro il 15 settembre deve essere presentato il piano di rilancio da parte della cordata guidata da Fs. Ma il piano è subordinato alla garanzia del 15% del capitale da parte del Tesoro. E anche qui la domanda è se la garanzia effettivamente verrà confermata o no. Col fiato sospeso ci sono i quasi 12 mila dipendenti della compagnia. Ma non sono i soli. A ballare sono anche le partite Mps e Carige: nel primo caso il Tesoro è socio al 68% ed entro fine anno dovrebbe comunicare in teoria come uscire; nel secondo è stata trovata una soluzione di mercato, ma l’intervento pubblico resta comunque tra le ipotesi. Ad attendere notizie ci sono, per i due istituti, un totale di circa 28mila lavoratori. Di cui solo oltre 23mila per la banca senese.
Sono già rimasti senza protezione, invece, i 670 lavoratori in cassa integrazione straordinaria della Blutec di Termini Imerese, in Sicilia. Il decreto imprese stanzia i fondi per la proroga dell’ammortizzatore sociale fino al 31 dicembre, ma senza il sì del consiglio dei ministri i lavoratori restano scoperti. I sindacati siciliani hanno già chiesto un consiglio dei ministri straordinario, per prendere decisioni anche sulle altre vertenze siciliane che coinvolgono oltre 5mila lavoratori in piena trattativa al Mise. Una su tutte, quella del call center Almaviva di Palermo, dove 1.600 persone rischiano il licenziamento.
I tavoli di crisi aperti al Mise sono 159. Secondo i calcoli della Fiom, a essere coinvolti sono tra i 200 e i 280mila lavoratori, di cui 46mila in attesa di una qualche forma di intervento pubblico
I tavoli di crisi aperti al Mise sono 159. Secondo i calcoli della Fiom, a essere coinvolti sono tra i 200 e i 280mila lavoratori, di cui 46mila in attesa di una qualche forma di intervento pubblico. In bilico ci sono i 1.800 posti di lavoro dell’ex Mercatone Uno. Il tavolo è stato aggiornato al 16 settembre a Roma. I sindacati confidano nella supervisione del ministero dello Sviluppo economico. Ma la domanda è: ci saranno per quella data tavolo e ministro? Stesso discorso per la Whirlpool di Napoli, dove lavorano 430 persone, e per l’acciaieria di Piombino. Tutti tavoli che dovrebbero aggiornarsi a settembre, sempre al Mise di Luigi Di Maio.
Senza dimenticare i concorsi velocizzati annunciati dalla ministra della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno con il “decreto concretezza”. Che, essendo una legge delega, ha bisogno dei decreti attuativi. Per ora bloccati dalla crisi di governo. Fatto che spaventa e non poco, viste le uscite previste per quota cento. Da qui al 2023 era previsto un reclutamento di circa 500mila nuovi dipendenti tramite procedure velocizzate, ma al momento è tutto fermo.
Così come aspettano da tempo notizie dal ministro Di Maio i 654 precari dell’Agenzia nazionale delle politiche attive, Anpal, quella che ha appena contrattualizzato i navigator. Venticinque di loro sono già rimasti a casa. Era stata promessa la stabilizzazione per 400, ma non è mai stato presentato nessun piano scritto. E con la crisi di governo, anche per loro, potrebbe essere tutto da rifare. Mentre i contratti continuano a scadere, senza essere rinnovati.