Per una volta, la formula del decreto legge ha una sua motivazione reale. Perché se c’è un’urgenza al mondo di certo è quella climatica. Fermare il riscaldamento globale è una priorità, lo sappiamo. Il problema della bozza del “decreto clima” che circola, e che dovrebbe essere approvata il 3 ottobre, però sono i contenuti. Se questo è il Green New Deal italiano, siamo messi male, molto male. Negli States il piano di Alexandria Ocasio-Cortez spazia dagli investimenti green alle riforme sociali, da noi i 14 punti della bozza del ministro dell’Ambiente Sergio Costa non vanno oltre le ambizioni dei buoni per gli abbonamenti ai mezzi pubblici, l’istituzione del premio “Città verde d’Italia” e la costituzione di una fantomatica “piattaforma per il contrasto ai cambiamenti climatici”.
Il rischio che la manovra verde si trasformi in una manovra contro i lavoratori più vulnerabili c’è. Un’ipotesi che potrebbe fornire un assist di non poco conto a Salvini e colleghi
Nel nuovo testo, diverso dal primo che era circolato, rimane il taglio graduale dei sussidi ambientali dannosi, che dovrebbe fruttare 17 miliardi di euro, ma che è già stato preso di mira nei giorni scorsi da autotrasportatori e armatori. Tagliare gli sconti sui carburanti del 10%, come sembrerebbe dai piani del governo, porterebbe soldi in cassa, con effetti positivi sui cambiamenti climatici. Bene. Resta da vedere gli effetti che questo avrà però su quelli che i Tir li guidano, o sugli agricoltori che hanno acceso un mutuo per acquistare i macchinari agricoli. Il rischio che la manovra verde si trasformi in una manovra contro i lavoratori più vulnerabili c’è. Un’ipotesi che potrebbe fornire un assist di non poco conto a Salvini e colleghi.
Di sussidi di compensazione ai lavoratori per l’acquisto di mezzi meno inquinanti neanche a parlarne. Niente di così lungimirante si trova nel “decreto clima”. Avremo invece campagne informative nelle scuole con il nome originale “#L‘ambiente siamo noi” (con l’hashtag), un commissario unico per le discariche abusive e pure una commissione interministeriale per il contrasto ai cambiamenti climatici e la qualità dell’aria. Il piano più ambizioso – figuriamoci – è un’opera di rimboschimento delle città metropolitane con un finanziamento di 15 milioni di euro. Li immaginiamo già gli alberelli appena piantati seccarsi nelle aiule delle rotonde delle nostre strade, mentre i livelli di Pm10 continuano a essere sopra soglia un po’ ovunque. In compenso, dopo la città della cultura e le bandiere blu, avremo pure il premio per la Città verde.
Li immaginiamo già gli alberelli appena piantati seccarsi nelle aiule delle rotonde delle nostre strade, mentre i livelli di Pm10 continuano a essere sopra soglia un po’ ovunque
Il decreto clima, a quanto pare, offrirà pure l’occasione per fare un restyling dei mezzi pubblici italiani, sostituendo quelli vecchi con mezzi a basso o nullo impatto ambientale. Mezzi pubblici che, grazie ai giallorossi, potremo prendere al volo, di fretta, senza preoccupazioni con il “buono mobilità” da 1.500 valideo per tre anni. Rottamando le auto fino alla classe euro 4, si otterrà, ma solo “fino a esaurimento delle risorse”, una specie di buono spesa per comprare per sé, o per la famiglia, un abbonamento ai mezzi pubblici. Certo, perché non rottamare quell‘unica auto vecchia – che evidentemente non cambio perché non me lo posso permettere – per dedicarmi anima e corpo allo sport dell’attesa senza limiti nel meraviglioso mondo dei treni e mezzi pubblici delle città (almeno alcune) italiane?
In compenso la casella sull’economia circolare, con la necessaria chiusura del ciclo dei rifiuti, è rimasta vuota. Nella bozza del decreto clima viene citato solo l’End of Waste, detto in inglese, c’è. Ma è solo uno slogan, un titolo, nient’altro. Nella fretta di dover far girare qualcosa, anche se dal ministero dicono di non aver diramato alcun testo, proprio nel giorno in cui 180 città si sono riempite con le manifestazioni del Friday for Future, qualche pagina è stata lasciata in bianco. Di transizione ecologica, riqualificazione dei lavoratori verso il green, riforme sociali, neanche l’ombra. È il “decreto clima” di Costa. Non il Green New Deal.