Più si invecchia e più il tempo scorre veloce. Anzi, corre. È una sensazione comune: se da ragazzi una settimana poteva durare una vita, appena si superano i 30 anni (ma anche prima), ci si stupisce che sia già arrivata di nuovo la primavera, e che l’estate passata sia sembrata veloce come un’ora. Già la pioggia è con noi, diceva Quasimodo. E la sensazione che, di volta in volta, ci si ritrovi, più vecchi e più vuoti, con un tempo che accelera, lascia sempre l’amaro in bocca.
Eppure, spiegano i neuropsichiatri, è un fenomeno del tutto normale. Non ci sono più novità, e quelle che lo erano sono entrate a far parte della nostra routine. In poche parole, richiedono molta meno attenzione, meno concentrazione, meno fatica. E lasciano di conseguenza meno ricordi.
Per avere di nuovo la sensazione che il tempo non corra più basta, come spiega questo video, fare cose nuove.
Il cervello, di fronte alla novità – cioè a stimoli che non ha già conosciuto e classificato, impiega più energia. La formazione del ricordo, tanto più è complessa, lascia la sensazione (perché il tempo è anche una sensazione) che abbia richiesto una lunga durata. E l’impressione rimane. Per cui serve poco: cambiare il polso in cui si allaccia l’orologio. Lavarsi i denti con l’altra mano. Viaggiare in posti nuovi, fare cose nuove, provare esperienze nuove. Bisogna confessarselo: non è semplice buttarsi nelle novità, soprattutto quando ormai ci si muove in un perimetro ben conosciuto, in cui le variazioni al già fatto sono contate e rassicuranti.