Il sogno di Silvio si sta per realizzare. 27 anni fa l’utopia di rendere Mediaset un player europeo si concluse con la chiusura anticipata di La Cinq, omologa francese di Canale 5, che spense i suoi schermi una notte di aprile del 1992. Il progetto di esportare il Biscione negli altri paesi latini rimase così confinato alla sola Telecinco spagnola.
Oggi la storia è cambiata. L’assemblea del 4 settembre ha avvicinato Mediaset verso la fusione con la sua sorella iberica nell’holding olandese Mfe (MediaForEurope), tra le proteste di Vivendi. Piersilvio Berlusconi marcia dritto verso l’obiettivo di una televisione europea. Ma il rischio di vederlo svanire presto è più vicino di quello che si pensi.
Partita finita quindi? Assolutamente no, i francesi promettono battaglia
Infatti, il risultato ottenuto nell’assemblea di Mediaset di oggi potrebbe essere più una vittoria di Pirro che un reale successo per Confalonieri e soci. Aver bloccato il voto della fiduciaria Simon, che possiede il 19% di azioni che Vivendi non può detenere, ha permesso di zittire i francesi e ha spianato la strada verso la fusione con Mediaset España. In questo caso decisione dell’aprile 2018 dell’Agcom ha dato la spallata decisiva alle velleità di Bolloré, costretto a scegliere se mantenere il 23.68% in Tim o il 29 % in Mediaset. Partita finita quindi? Assolutamente no, i francesi promettono battaglia. La guerra fredda, iniziata nel 2016 con il mancato acquisto di Premium da parte Vivendi e i successivi corsi e ricorsi, è destinata a continuare.
In un contesto globale dove giganti come Apple e Facebook si muovono con appetiti crescenti, questa è una mossa azzeccata se si vuole assicurare un futuro a Mediaset.
Intanto, in casa Mediaset ostentano serenità e guardano al futuro. La fusione permetterà ai Berlusconi di recitare il ruolo di assoluti protagonisti nella European Media Alliance, network tra 12 reti europee inclusa la tedesca Prosiebensat1, di cui Mediaset ha acquisito a maggio 2019 il 9.6% delle azioni.
In un contesto globale dove giganti come Apple e Facebook si muovono con appetiti crescenti, questa è una mossa azzeccata se si vuole assicurare un futuro a Mediaset. Non a caso Bolloré in parte gliela invidia, visto che il suo progetto-fotocopia per la francese Canal Plus è ancora indietro. Per questo le prossime mosse dei francesi per bloccare il trasferimento potrebbero essere molto dolorose.
La prima che potrebbero attuare è il diritto di recesso. Secondo accordi, tutti gli azionisti contrari al trasferimento possono decidere di uscire da Mediaset con un prezzo stabilito di 2,77 euro ad azione. Fatti due conti, se Vivendi con il suo 29.9% decide di uscire rischia di far sborsare al Biscione circa 1 miliardo di euro. Un rischio altissimo per il duo Confalonieri-Berlusconi, specie se non dovesse trovare nessuno per le azioni dei recedenti.
Fin quando non ne hai la certezza l’ottimismo mostrato nelle ultime ore rischia di essere di mera facciata. La seconda, la più problematica, è il ricorso europeo. Lo scorso luglio la Commissione Europea ha emesso un parere legale non vincolante favorevole a Vivendi dichiarando che la legge italiana che impedisce le concentrazioni nel settore potrebbe non essere conforme alla libertà di stabilimento e circolazione dei capitali stabilita dal Trattato Europeo. Adesso la patata bollente è nelle mani della Corte di Giustizia Ue che a inizio 2020 potrebbe ribaltare la decisione dell’Agcom. Se dovesse succedere sarebbero guai veri per i Berlusconi. Di gran lunga superiori a quegli schermi spenti nel 1992.