Lotta per il titoloMondiali di rugby: gli All Blacks non sono più imbattibili

Due titoli vinti, un coach pronto a lasciare e diverse questioni irrisolte: la Nuova Zelanda si scopre improvvisamente fragile. E le pretendenti, come il Sudafrica che l'affronta domenica, possono approfittarne

Hannah Peters / POOL / AFP

Cadi sette volte, rialzati otto. La storia sportiva degli All Blacks si potrebbe riassumere con questo vecchio proverbio giapponese. Dopo la sconfitta nel Mondiale 2007 contro la Francia, unica volta nella storia del torneo in cui la Nuova Zelanda rimase fuori dalle semifinali, sono arrivati due titoli iridati consecutivi. E questo Mondiale di rugby promette di essere uno spartiacque. Può consacrare i “Tutti Neri” alla storia, visto che nessuno finora nella storia della Coppa del Mondo è stato capace di vincere tre volte consecutive. Oppure condannarli alla sconfitta: I segnali ci sono già tutti. La sconfitta ad agosto contro l’Australia nella Bledisloe Cup, sebbene vendicata da un pesantissimo 36-0 ai Wallabies appena una settimana dopo, è stata la più pesante di sempre nella storia degli All Blacks. In più è arrivata la perdita del primato nel ranking mondiale, dopo ben 509 settimane. Un periodo di tempo lunghissimo, che ha cambiato la storia di questo sport. Le due Coppe del Mondo, prima nel 2011 in casa e poi nel 2015 in Inghilterra, hanno sancito quasi una sorta di invincibilità dei “Tutti Neri”, condannati alla vittoria anche in Giappone. Più di qualcuno però cercherà di mettere i bastoni tra le ruote.

Il primo Mondiale in Asia nella storia della palla ovale dirà tanto infatti sia sui neozelandesi che sulle ambizioni delle pretendenti al titolo. In primis il Sudafrica, detentori del Rugby Championship

Il primo Mondiale in Asia nella storia della palla ovale dirà tanto infatti sia sui neozelandesi che sulle ambizioni delle pretendenti al titolo. In primis il Sudafrica, detentori del Rugby Championship. I quindici di Rassie Erasmus hanno svolto un’ottima preparazione in vista del mondiale e si candidano al ruolo di antagonisti principali degli All Blacks. Pietr-Steph de Toit e Faf de Klerk guideranno i sudafricani a un titolo che manca dal 1995, lo storico anno del Mondiale in casa con Nelson Mandela che consegna la Coppa William Webb Ellis nelle mani dell’afrikaner François Pienaar. Una vittoria storica che ha sancito anche la fine di un momento alttrettanto storico, l’apartheid. Questo è anche il Mondiale, questo è il rugby. La rassegna iridata giapponese regalerà già domenica agli Springboks il confronto con la Nuova Zelanda: la prima partita del girone B dirà molto sullo stato di salute delle due dirette contendenti, che potrebbero poi ritrovarsi in finale il 2 novembre a Yokohama. Spettatrice interessata sarà l’Italia, terza forza del girone e possibile sorpresa del raggruppamento. E gli altri? Non staranno di certo a guardare: Irlanda, Inghilterra, Galles e Australia promettono battaglia e possono intaccare il cammino annunciato di Springboks e All-Blacks. Le ultime due rassegne iridate sono state senza storia, questa si preannuncia davvero incerta.

Nonostante i due Mondiali vinti, anche loro si sono dovuti adeguare a una geografia del rugby che negli ultimi anni è drasticamente mutata

La verità è che non ci sono più gli All Blacks di una volta. E non è tanto per l’addio annunciato del ct Steve Hansen, alla guida dei neozelandesi dal 2012. Nonostante i due Mondiali vinti, anche loro si sono dovuti adeguare a una geografia del rugby che negli ultimi anni è drasticamente mutata. Molti campioni nazionali hanno lasciato la lega domestica e il contratto con la Federazione neozelandese per andare a giocare all’estero, guadagnando stipendi di gran lunga superiori. Un problema per gli All Blacks, che rischiano così di perdere i loro migliori pezzi. Per questo motivo la Federazione sta pensando alla creazione di finestre temporali durante il calendario per permettere ai migliori elementi della nazionale di giocare all’estero, facendo esperienza e guadagnando cifre che in patria non riceverebbero. Oltre all’Europa, una meta privilegiata è anche il Giappone, agevolato sia dalla vicinanza che dal campionato breve che permette un rapido ritorno a casa. La crescente competitività del campionato nazionale, unita ai maggiori investimenti in questo sport, spiega la forza dei Brave Blossoms, che 4 anni fa stupirono in Inghilterra e che in questo Mondiale in casa sono attesi ad una conferma. In tanti la cercano in questo Mondiale in Giappone: mai come stavolta ci sono davvero molte nazionali che cercheranno di scalzare gli All Blacks dal trono mondiale. Quest anno la haka fa un po’ meno paura.

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