Coccodrilli, fossati e gambizzazioni. Il piano del presidente americano Donald Trump per fermare gli immigrati dal Messico si basava su questi tre punti. A rivelarlo è il New York Times che cita una dozzina di dirigenti Usa con i quali il presidente avrebbe avuto alcuni colloqui privati e riunioni alla Casa Bianca lo scorso marzo.Le idee medievali del presidente sarebbero state fermate dal genero Jared Kushner e dal segretario alla sicurezza nazionale Kirstjen Nielsen. Uno stop però soltanto provvisorio: l’ossessione del presidente per i migranti continua a persistere. L’intervista di quest’estate al quotidiano newyorkese, dove ha dichiarato «Ho il potere assoluto di chiudere questo confine» ne è la prova. Peccato però che gli spifferi provenienti dalla Casa Bianca raccontino tutt’altro.
Lo scorso marzo le riunioni alla Casa Bianca furono più intense del solito. Mentre il Congresso discuteva se appoggiare la richiesta, poi bocciata, del presidente di dichiarare l’emergenza nazionale per avere più fondi per il muro con il Messico, Trump valutava nuove misure per arginare il flusso di migranti, uno dei punti cardine della sua vittoria alle elezioni presidenziali del 2016. L’idea del leader repubblicano era di scoraggiarli definitivamente a provare l’ingresso negli Stati Uniti. Come? Costruendo fossati d’acqua con serpenti e coccodrilli, un muro elettrificato con spuntoni che potessero perforare la pelle umana o sparare alle gambe dei migranti per rallentarli. «Presidente, ma è illegale!» è stata la risposta dei consiglieri. Una riposta che ha fatto andare su tutte le furie il presidente che ha attaccato il suo staff, giudicandolo troppo accondiscendente nei confronti dei migranti.
Il panico dello staff, preoccupato per la sorte dei turisti americani in Messico e degli interscambi commerciali tra i due paesi, ha convinto il genero Jared Kushner e il segretario Kirstjen Nielsen a cercare di far desistere il presidente dal suo proposito
Solo grazie allo staff vengono smussate alcune idee troppo ruvide del presidente. Un esempio lo rivela proprio il New York Times che racconta come il presidente abbia a un certo punto ordinato la completa chiusura del confine messicano entro mezzogiorno del giorno successivo. Il panico dello staff, preoccupato per la sorte dei turisti americani nel paese latino e degli interscambi tra Washington e Città del Messico, ha convinto il genero Jared Kushner e il segretario alla sicurezza nazionale Kirstjen Nielsen a cercare di far desistere il presidente dal suo proposito. Un tentativo agevolato sia dalla pressione di alcuni politici repubblicani, come il senatore del Kentucky Mitch McConnell, e di alcune azinede che avrebbero convinto Trump che una chiusura del confine con il Messico sarebeb stata potenzialmente dannosa e che la polizia messicana stava già fermando molti migranti.
Un tentativo andato a buon fine. Ma solo momentaneamente, come insegna il suo passato fatto di cambi repentini e collaboratori licenziati. Dopo aver pensato a forme alternative di barriere ha poi nuovamente insistito sulla necessità di chiudere i confini e tenere i migranti fuori. Una svolta che nasconde anche una lotta di potere tra il segretario alla sicurezza nazionale Nielsen e il consigliere senior Stephen Miller, che ha convinto il presidente Trump a licenziare coloro che impedivano la concretizzazione delle sue idee. Un consiglio seguito dal presidente Trump, che ha licenziato il segretario alla sicurezza nazionale, imprimendo una nuova svolta alla politica migratoria americana. L’ennesima.