Due uomini forti, uniti da un solo interesse. Vladimir Putin e il principe ereditario dei Saud Mohammed Bin Salman si ritroveranno il prossimo 14 ottobre a Riad, in occasione del viaggio di Stato del presidente russo in terra saudita. Tra i temi al centro del dibattito, ovviamente la questione mediorientale con l’invasione turca della Siria, ma l’occasione sarà utile soprattutto per rinsaldare la partnership strategica tra i due paesi. Un’alleanza quasi inaspettata. Infatti, anche se furono i sovietici i primi a riconoscere il regno dei Saud nel lontanissimo 1926, fino a pochi anni fa sarebbe stato impensabile vedere uno dei paesi amici degli Stati Uniti seduto intorno a un tavolo con gli storici antagonisti di Washington. Ma, si sa, in geopolitica le cose cambiano velocemente, e dove non arriva il tempo arriva Donald Trump. Nonostante l’accordo, le differenze di veduta tra la monarchia saudita e i vertici russi rimangono però intatte.
Il petrolio è il solo collante che tiene insieme Russia e Arabia Saudita, due tra i maggiori produttori monidali dell’oro nero
Cosa li tiene uniti allora? L’energia. A Riad Putin firmerà 30 accordi per un valore di 2,5 miliardi di dollari. «Anche se riguarderanno diversi temi, come infrastrutture, medicina e intelligenza artificiale, la vera questione al centro del dibattito saranno i comuni interessi energetici», spiega Cinzia Bianco, ricercatrice dello European Council on Foreign Relations e analista di Limes sulle questioni della Penisola Arabica. Il fondo sovrano russo e Aramco, il gigante saudita del petrolio, sono in trattativa per alcuni progetti nel settore dei servizi petroliferi. Il valore stimato degli affari è di oltre 1 miliardo di dollari. Tuttavia «la vera ragione per cui il fondo sovrano russo ha aperto il primo ufficio all’estero a Riad tra qualche mese dovrebbe essere formalizzata l’offerta pubblica iniziale del 5% di Aramco». Il petrolio quindi è il solo collante che tiene insieme Russia e Arabia Saudita, due tra i maggiori produttori mondiali dell’oro nero.
L’invasione della Siria da parte della Turchia e il ruolo dell’Iran saranno al centro del dibattito tra i vertici russi e sauditi
Inevitabile però la discussione su quanto adesso sta succedendo in Medio Oriente. L’invasione della Siria da parte della Turchia e il ruolo dell’Iran saranno al centro del dibattito tra i vertici russi e sauditi. «Qui si misureranno le vere differenze tra Mosca e Riad. La prima non ha davvero interesse a porsi come arbitro della questione mediorientale ma piuttosto a prendere il posto degli Stati Uniti come partner privilegiato dei paesi dell’area. Ci ha provato con Israele e adesso lo sta facendo con l’Arabia». Se da un lato c’è l’aspirazione di Vladimir Putin a prendere il posto di Donald Trump, dall’altro i sauditi vorrebbero qualcosa di più. «Mentre la Russia tende a fare solo i propri interessi, Bin Salman vorrebbe un aiuto maggiore dai russi, ma i russi non sembrano interessati a una relazione stabile. Tra i due paesi più che un matrimonio di convenienza sembra essersi instaurata una sorta di partnership limitata, visto che i russi non intendono rinnegare il loro rapporto con l’Iran per i sauditi né tantomeno il contrario. E poi tra Mosca e Riad permangono ancora profonde differenze su Cina ed Europa».
Nonostante le opinioni differenti, Putin e Bin Salman sono però più vicini di quanto si creda. Almeno per quanto riguarda il potere. «Sia il presidente russo sia il principe ereditario saudita condividono una concezione autoritaria del potere, anche se hanno punti di vista diversi. Ovviamente la differente provenienza incide notevolmente sul carattere e sulla loro differente legittimità». Due mondi quasi opposti, ma inevitabilmente destinati a convergere. Almeno in parte.