Trump c’è, ma l’America noAltro che celebrazione, le quattro questioni che il vertice Nato deve affrontare (e risolvere) al più presto

Dovrebbe essere una ricorrenza festosa, quella per i 70 anni dell’alleanza atlantica in corso a Londra. Invece è un casino. Fra il problema dei curdi siriani, l’amicizia tra Erdogan e Putin e la lotta per il 5G, il quadro è confuso. E a guadagnarci rischiano di essere solo la Russia e la Cina

Nicholas Kamm / AFP

Tutti intorno a un tavolo, tutti a sorridersi, a farsi gli auguri e le foto di rito, anche se, in molti casi ci si detesta cordialmente. Assomiglia a uno dei pranzi di Natale tra parenti serpenti, di quelli che si celebreranno tra qualche settimana, lo scenario del vertice NATO che si sta svolgendo in queste ore a Londra.

In teoria i capi dei Paesi dell’alleanza atlantica si sono riuniti per festeggiare i 70 anni della loro unione militare e inevitabilmente politica. Dovrebbe essere una celebrazione festosa, di quelle in cui si snocciolano risultati e successi ottenuti, e si pongono le basi per il futuro. Invece no: invece è un casino.

Ad aver guastato (forse in modo irreparabile, lo sapremo solo nei prossimi mesi) i rapporti tra i 30 Paesi dell’alleanza atlantica sono state, negli ultimi anni e mesi, le intemperanze di molti dei suoi leader. Donald Trump, su tutti. Ma anche, più di recente Recep Erdogan e Emmanuel Macron (che di recente si sono insultati via intervista incrociata).

Un quadro confuso, i cui beneficiari, inevitabilmente, sono Russia e Cina, che dell’alleanza non fanno parte, anzi che ne sono le controparti, ma che inevitabilmente ne osservano con interesse i bisticci, perché più debole è la NATO, più senza nocchiero sono le navi di USA ed Europa, più forti diventano, ogni giorno, proprio loro. Un quadro nel quale sempre più evidente appare il fatto che il tempo e le occasioni per ricucire gli strappi non saranno infiniti. Anzi. Stanno iniziando a scarseggiare.

La possibile (anche se per ora assai difficile e improbabile) pacificazione degli alleati atlantici passa per l’esito di varie questioni che per forza di cose dovranno essere affrontate a Londra:

Sempre più il focus militare e (Dio non voglia!) bellico degli USA guarda al Pacifico e all’Asia e non all’Europa e all’Atlantico. E dunque che farsene di un’alleanza atlantica?

1. Rapporti tra USA e Europa
Fin dal suo insediamento Donald Trump ha fatto sapere di considerare la NATO un’inutile palla al piede, inesauribile fonte di guai e spese. Oltre che un annoso vincolo militare con alleati molto più deboli e militarmente scalcagnati che, mai e poi mai, in caso di guerra, avrebbero potuto dare aiuto ai ben più muscolosi USA. Semmai, lamenta Trump non senza ragioni, lo avrebbero chiesto. Non solo: sempre più il focus militare e (Dio non voglia!) bellico degli USA guarda al Pacifico e all’Asia e non all’Europa e all’Atlantico. E dunque che farsene di un’alleanza atlantica?

2. La questione Siria del nord
La ritirata unilaterale degli americani dalla regione del Rojava, ossia la parte settentrionale della Siria occupata dai loro alleati curdi, per lasciare campo libero a un’invasione turca della regione, ha ottenuto il risultato di incrinare, contemporaneamente, più piani. Il primo, ovvio, quello con gli alleati curdi; il secondo quello tra l’Europa, la Turchia e gli USA: quando gli stati europei (in particolare la Francia) hanno fatto presente che l’occupazione turca avrebbe rispedito nelle strade d’Europa centinaia di estremisti dello Stato Islamico, Turchia e USA hanno fatto spallucce dicendo, esplicitamente, che non era un loro problema.

Sono mesi ormai che la Turchia non fa mistero di avere in corso una corrispondenza di amorosi sensi con la Russia di Putin. La prova ne è il fatto che Ankara abbia comprato armamenti russi S-400

3. Da che parte sta la Turchia?
Non c’è un modo gentile per dirlo: al tavolo della NATO siede un Paese che con l’alleanza, con le sue regole comuni e con i suoi obiettivi strategici, ha sempre meno a che spartire. E questo Paese (posto che non ce ne siano altri, a partire dagli USA) è la Turchia.
La questione turca è esplosa con la vicenda dell’invasione della Siria settentrionale, avvenuta in barba alle alleanze stretta dagli USA (e quindi dalla NATO, Turchia inclusa) con i curdi della zona. Il problema però bruciava sotto le braci da ben prima della questione Rojava e sono mesi ormai che la Turchia non fa mistero di avere in corso una corrispondenza di amorosi sensi con la Russia di Putin. La prova ne è il fatto che Ankara abbia comprato armamenti russi S-400. Si tratta di una scelta più radicale di quel che possa sembrare a un primo sguardo, perché i sistemi antimissile S-400 non comunicano con quelli in dotazione al resto dell’alleanza e rendono impossibile la costruzione di un sistema di Comando e Controllo integrato.

4. Aut Aut all’Europa: o amici degli USA o della Cina
Tra gli USA e i suoi suoi alleati europei esiste un convitato di pietra: la Cina. Si tratta di un elefante nella stanza e a far finta di niente si corre solo il rischio di sembrare ridicoli. Gli USA insistono affinché l’alleanza elabori una strategia condivisa nei confronti della Cina, un attore che, invero, sembra incutere maggior timore a Washington di quanto non non ne incuta alle capitali europee, preoccupate più da Mosca che da Pechino.
La partita ha molti fronti, militari e commerciali, ma soprattutto ne ha uno strategico: la questione 5G: gli USA vorrebbero che mai e poi mai le reti europee venissero affidate ai cinesi («L’America – ha detto l’ambasciatore USA in Unione Europea, Gordon Sondland – non può avere stretti legami di sicurezza, intelligence e tecnologia con l’Europa a meno che l’UE non tagli i legami con il colosso della tecnologia cinese Huawei e abbracci l’industria delle telecomunicazioni occidentali»). Un orecchio dal quale però gli europei, almeno per ora, sembrano non sentire.

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