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11 Marzo 2020

#ComefaccioarestareacasaCoronavirus, piccolo manuale psicologico per gestire la quarantena

Irene Dominioni

Convincersi di non uscire per evitare il contagio e isolare l’epidemia è essenziale. Armando Toscano, esperto di dinamiche di comunità e di integrazione, spiega perché sia così difficile accettarlo e dà consigli per sfruttare questo tempo in maniera efficace

Photo by Annie Spratt on Unsplash

Ora che le misure restrittive sono state allargate dalla Lombardia al resto d’Italia, di colpo le autorità istituzionali hanno unito la propria voce a quella di medici e scienziati, raccomandando alle persone di stare in casa il più possibile e di allontanarsi soltanto in caso di reale necessità – ovvero per andare al lavoro o a fare la spesa. A Milano, però, il concetto di “Resto a casa”, sebbene sia diventato un hashtag virale, ancora fatica a entrare nella testa delle persone. E troppe se ne vedono ancora in giro, anziani compresi. Come se le regole valessero sempre per qualcun altro, come se tutti avessero sempre qualcosa di più importante da fare.

Psicologicamente, va detto, la situazione non è facile. Come racconta Armando Toscano, psicologo sociale esperto di dinamiche di comunità e di integrazione e manager nel terzo settore, le fasi della metabolizzazione di una novità come l’epidemia, che comporta una “sospensione della normalità” sono diverse. La prima è la negazione: non si riesce a capacitarsi di quanto viene comunicato (la gravità del virus, il bisogno assoluto di rimanere a casa), si pensa che la situazione sia gonfiata rispetto alla realtà, e che in fondo non c’è niente di male a uscire per fare un po’ di jogging. «Da un lato, le persone faticano a realizzare di dover cambiare il proprio stile di vita perché sono per natura contrarie a tutto ciò che mina la loro autostima – che sia andare al lavoro, incontrare gli amici o tenersi in forma», spiega Toscano a Linkiesta. «Dall’altro, la società del benessere in cui viviamo aggiunge un livello di complessità, perché siamo abituati ad un certo livello di agio e di garanzie, di diritti eccetera. Per cui rinunciarci suona come una privazione inaccettabile».

La seconda fase è quella della rabbia: l’imposizione di una restrizione non voluta da un lato, e il contatto prolungato tra le mura di casa con figli iperattivi o coniugi in ansia dall’altro, può far sorgere dell’aggressività in noi verso la situazione. Arriva poi la negoziazione: si cerca di scendere a patti, si dice “ah, se si fosse fatto in questo o quel modo”, ci si immagina scenari alternativi. Segue la fase della depressione – che, attenzione, «non è un termine negativo, significa che si “allentano le pressioni”», spiega l’esperto: in altre parole, ci si “rassegna” al fatto che bisognerà portare pazienza, osservare le norme igieniche e di comportamento e aspettare che il periodo di quarantena passi. Per ultimo, la fase dell’accettazione, ovvero il momento in cui si inizierà a convivere in maniera serena e costruttiva con le nuove condizioni.

Al momento – posto che non c’è una scansione temporale precisa, né che le tappe debbano susseguirsi necessariamente in quest’ordine – l’opinione pubblica sembra essere ferma sulla fase della negoziazione, tant’è che c’è ancora chi pensa di poter uscire di casa senza fare gran danno a sé o agli altri. «Una brutta etichetta, utile però per descrivere la realtà italiana, è quella del “familismo amorale”, cioè il principio per cui io cerco di salvaguardare me e i miei consanguinei a discapito di tutti gli altri», dice Toscano. È il principio che sottende gesti come quello, per esempio, di affrettarsi a salire su un treno già affollato per scappare dalla zona rossa, come successo nei giorni scorsi. «Da parte delle persone c’è la tendenza a non capire che dovremmo evitare queste azioni per salvaguardare gli altri oltre che noi stessi, perché potremmo essere portatori sani e infettare terze persone pur non presentando sintomi», prosegue lo psicologo.

In realtà, secondo Toscano, da un punto di vista comunicativo l’emergenza non avrebbe potuto essere gestita diversamente. «In Italia culturalmente siamo abituati, dopo aver ricevuto l’informazione, a confrontarci e a discuterne prima di digerirla. A differenza di altri Paesi come la Cina, dove un approccio top-down è normale, qui da noi se le misure che si stanno mettendo in atto adesso fossero state adottate anche solo una settimana fa, ci sarebbe stato molto più caos», dice. Una lenta presa di consapevolezza, insomma, è quello a cui stiamo arrivando. E se «non è facile indirizzare il comportamento collettivo in una società che discute molto», ammette lo psicologo, comunque il fatto che tutte le parti in gioco si siano confrontate, e che i cittadini siano stati aggiornati in tempo reale sugli sviluppi, ha contribuito a stimolare, almeno per una certa misura, la coscienziosità nelle persone.

Piuttosto, avverte l’esperto, nel prossimo futuro bisognerà tenere d’occhio crescenti livelli di razzismo. «Arriveremo a concludere che esistono delle categorie sociali che è meglio eliminare, perché portatrici di una sorta di fluido contagioso», spiega lo psicologo. A questo meccanismo emotivo lui stesso ha dato un nome: “fluido ontologico”, per l’appunto. «Non riuscendo a immaginare qualcosa di invisibile come un virus, che è un elemento microbiologico esterno che usa il nostro corpo per spostarsi, è più facile pensarlo come un fluido che passa da persona a persona. Perciò siamo portati a presumere che chi è più vicino a noi abbia il nostro stesso fluido, mentre tutti gli altri ne hanno uno diverso. L’abbiamo visto con i cinesi all’inizio: probabilmente vivono qui da anni e comunque non erano in Cina prima che iniziasse l’epidemia, ma per il fatto stesso di essere asiatici si è dedotto che fossero più esposti al virus. Un ragionamento totalmente antiscientifico, ma che corrisponde al sentire comune». Esattamente lo stesso che ci porta a pensare, ad esempio, che tutti i nostri cari siano automaticamente sani (ugualmente pericoloso), e che però rischia di portarci – «se non lo gestiamo adesso, prima di vederne gli effetti disastrosi», puntualizza Toscano – a stigmatizzare anche altri gruppi sociali più fragili. Come i senzatetto, che vivendo per strada sarebbero più esposti, o i migranti, per i quali stare in gruppo è una consuetudine sociale.

«Io, tra le mie attività, faccio counseling pre-test per le persone a cui va diagnosticato il virus dell’HIV. A volte alcuni mi dicono di essere tranquilli perché “sono andati a letto con persone per bene”. Ma il punto è che non è l’essere per bene o meno a determinare il fatto che il virus entri in contatto con il nostro organismo», spiega Toscano. Allo stesso modo, la discriminazione di determinati soggetti in relazione al coronavirus è una possibilità più che concreta. Tanto che per l’esperto «questi fenomeni ci saranno sicuramente all’approssimarsi della fine del contagio».

Se è difficile rassegnarsi alla necessità di rimanere a casa, ancora più difficile sarà prevenire questo genere di tendenze. Ma intanto, esserne coscienti può rappresentare un buon punto di partenza. Così come cercare di avere fiducia nella possibilità di sfruttare questo momento positivamente: «L’online ci apre un mondo enorme», conclude Toscano, «approfittiamone per recuperare contatti più autentici con i nostri legami, amici e parenti, per risolvere conti in sospeso, per lasciarci raggiungere dalle cose da cui di solito scappiamo. E poi studiamo: vanno bene l’evasione e le serie tv, ma sappiamo anche per esempio che il tema della formazione professionale è sempre in grande affanno. Perché non approfittarne, fare un corso online, e uscire da questo momento con più competenze e più forti di prima?». Il concetto, di per sé semplice, si chiama “fuga psicologica” e fa riferimento alla capacità della mente umana «di poterci far uscire rispetto alla situazione contingente in cui siamo, di rimanere fermi ma di viaggiare nello stesso tempo», dice lo psicologo. È nato dagli studi fatti sugli ebrei in fuga e nei ghetti al tempo del nazismo. Un periodo ben più duro di quello che stiamo vivendo adesso. Il che suggerisce una cosa sola: stare a casa è un sacrificio fattibile, anche perché limitato nel tempo. Possiamo farcela.

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L’album-epitaffio del 2016 è proprio un’uscita di scena à la Bowie “Blackstar” esce l’8 gennaio 2016, il giorno del 69esimo compleanno di David Bowie, due giorni prima della sua morte. Sono entrambi eventi non annunciati, imprevisti, sorprendente il primo, scioccante il secondo. Sicuramente, magnificamente orchestrati. Un’uscita di scena da artista consumato, articolata su tre livelli che sono il risultato di un ultimo anno di lavoro intenso, in condizioni estreme, con una determinazione feroce a portarli a termine: un album decisamente innovativo, “Blackstar”, nel quale ancora una volta Bowie va in cerca di nuovi territori; uno spettacolo teatrale, “Lazarus”, che ripercorre in tempi moderni la fantascientifica favola di Anthony Newton, l’uomo che cadde sulla terra; infine, due video tratti dall’album, “Blackstar” e “Lazarus”, che racchiudono una tale messe di simbolismi da riempire pagine su pagine di commenti e ipotesi. 
Ecco come funziona la lobby internazionale contro la corruzione Prima di fine anno l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha organizzato l’International Anti-Corruption Day per mettere la lotta contro la corruzione al centro delle varie iniziative dei governi. È un problema spinoso e importante. È una delle grandi priorità, perché la corruzione per tutti i Paesi rappresenta una delle maggiori minacce alla crescita economica, mina i valori della democrazia, ed è una delle cause non secondarie delle disuguaglianze sociali. 
Calenda non sa che “I promessi sposi” li ha scritti Mastella (per non parlare della bufala) Ognuno ha il suo punto di rottura, e per Filippo Ceccarelli fu la bufala. In quella summa del Novecento e dei suoi strascichi che è “Invano” (pubblicato da Feltrinelli), Ceccarelli ricostruiva un giorno in cui, durante il secondo governo Prodi, il suo giornale l’aveva mandato a seguire un vertice di maggioranza che si teneva nelle stanze dell’Udeur, il partitino di Mastella. 
I cosiddetti Florida Men (maschi bianchi disturbati che fanno cose strane) attendono il loro guru Trump e il Sunshine StateDal secolo scorso, il South Florida ospita ex capi di Stato controversi (eufemismo), politici e militari a cui è andato male il golpe, speculatori immobiliari, tossicodipendenti, riciclatori a vari livelli, rattusi seriali alla Jeffrey Epstein, e maschi bianchi disturbati che fanno cose strane, detti Florida Men.
Conte non riesce nemmeno a far entrare al governo Mastella, potrà mai rilanciare l’Italia? Uno che non riesce nemmeno a far entrare Clemente Mastella al governo, fallendo un rigore senza portiere, come può scrivere un Recovery plan che non sia respinto dalle istituzioni europee; come può organizzare una campagna di vaccinazione nazionale per immunizzare il paese; come può, insomma, rimettere in carreggiata l’Italia che sotto i suoi occhi è prima per numero di morti, per misure restrittive e per decrescita economica? 
Cari senatori a vita, caro senatore Monti, fate sentire la vostra voce sull’inadeguatezza di Conte Domani al Senato si decide se continuare l’esperienza di governo Conte, con gli attuali ministri – o al massimo con due o tre nuovi per sostituire i dimissionari di Italia viva (e per dare poltrone ai costruttori): il sostegno sarebbe garantito da Cinquestelle, Partito democratico e Liberi e Uguali, oltre che, appunto, dai costruttori. Per memoria, la maggioranza assoluta è 161 voti e la somma di Pd, Cinquestelle e Leu fa 133. Ne mancano 28, cioè esattamente l’80% del numero totale dei senatori del Pd, partito che ha tuttavia la metà dei ministri nel governo. Ne daranno una quota analoga ai costruttori? Vedremo. Prodigi della matematica parlamentare. 
La teologia dopo Auschwitz, secondo Johann Baptist Metz Pubblichiamo in anteprima un estratto dell’articolo “Auschwitz, il trauma contingente. L’opera di Johann Baptist Metz (1928–2019)” di Andreas R. Batlogg S.I., che compare sul prossimo quaderno della rivista La Civiltà Cattolica. Metz non è solo una città francese sulla Mosella, ma anche il nome di un teologo tedesco che ha acquistato una fama mondiale: Johann Baptist Metz. Il suo nome è associato a espressioni chiave potenti come «la nuova teologia politica», «la teologia dopo Auschwitz», «compassione», «mistica degli occhi aperti», memoria passionis. 
I cinque punti di Base Italia che un governo capace affronterebbe subito Avere un governo non è sufficiente. In un momento drammatico come questo «bisogna avere una compagine che si occupi di governare l’emergenza con provvedimenti efficaci e che prepari il rilancio del Paese». È la posizione espressa da Base Italia, associazione fondata da Marco Bentivogli, ex segretario dei metalmeccanici Cisl, e dal filosofo e accademico di Oxford Luciano Floridi, che in un comunicato chiedono «un governo all’altezza della situazione». 
Melania sta preparando il trasloco, all’insaputa di Golpidiota in Chief Trump, presidente della Worst Generation«Questi baby boomers, ora a fine carriera, sono validi contendenti per il titolo di Worst Generation. Come peggior presidente ci sono altri candidati. Ma non ce ne sono molti che abbiano litigato così tanto e chiarito cosi poco, o presieduto a così tanta decadenza istituzionale». La cupezza e l’ansia degli ultimi giorni di Donald Trump vengono ogni tanto rischiarate da veri sprazzi di intelligenza, o almeno da buone idee per prendersela con qualcuno. Non solo con Trump. Con tutta la sua generazione di baby boomers, nati tra il 1946 e il 1964, vissuti – in occidente – meglio di chiunque altro nella storia umana.
Così l’impresa della grande Inter sollevò l’umore del giovane Mughini A metà degli anni sessanta c’è stato un giorno della mia vita di studente poco più che ventenne in cui tutto stava andando paurosamente storto, non fosse intervenuta la bellezza del calcio a salvarmi. C’era che nel pomeriggio avevo sostenuto un esame complementare, l’esame di Lingua e letteratura russa, ed ero furibondo dall’averne avuto un ventinove, un voto che ritenevo ingiusto e insufficiente.
Perché il nostro Recovery Plan (così com’è) non sarà finanziato dalla Commissione europea Il Recovery Plan italiano appena approvato non ha alcuna possibilità di essere finanziato dalla Commissione europea, perché non rispetta nemmeno alla lontana le linee metodologiche e gli obiettivi che l’Unione impone per accedere al fondo. 
Un patto di legislatura responsabile, senza Conte e Casalino La Scilipoti week è cominciata. Giuseppe Conte è andato al Quirinale a ribadire che non rinuncerà al biglietto della lotteria vinto nel 2018 né alla congiunzione astrale che l’ha incomprensibilmente tenuto a Palazzo Chigi col cambio di maggioranza del 2019. Conte cercherà deputati e senatori responsabili, responsabilissimi almeno quanto i colleghi americani che pochi mesi hanno preferito non rimuovere Trump dalla Casa Bianca per non interrompere l’emozione del Cialtrone in Chief al governo, con i risultati ormai noti. 
Renzi ha tirato troppo la corda, governo in cerca di nuovi Scilipoti a rotelle Pare si veleggi verso il Conte2 bis, che non è un comma ma un governo, quello attuale ma senza le ministre di Italia viva, il partito di quel Matteo Renzi che rischia come quello che andò per suonare e fu suonato. 
Perché la Nike rischia di non essere più credibile Di fronte ai primi rivolgimenti introdotti dal digitale la risposta della Nike era stata netta: puntare su autenticità e identità. Dodici anni dopo la prima è ancora viva, ma l’identità è in crisi. Per il brand di articoli di abbigliamento sportivo più importante del mondo, la situazione non è semplice. Alle complicazioni della pandemia, che ha imposto chiusure forzate dei negozi con conseguenti crolli nelle vendite, si sono sommati nuovi e radicali orientamenti nelle scelte dei consumatori. Alla società rimane una sfida impossibile: far quadrare i bilanci, mantenere fede al proprio marchio e cercare di andare incontro alle nuove richieste della clientela. Non si sa se ce la farà. Il Financial Times se lo chiede in modo esplicito: “Can Nike Keep Its Cool?”. 
Il giallo a chiave che racconta la politica italiana degli anni Novanta Domenica, 7 febbraio 1993. Già vicepresidente e presidente della commissione probiviri regionali del Partito Comunista lombardo, da quattro anni Mario Cavenaghi ha preferito andarsene a Lugano con la famiglia a fare l’ingegnere e basta: per tagliare i ponti «con Milano, con il partito, con le vicende di una politica a lungo, per più di trent’anni, padrona quasi assoluta della sua vita».
Cala la produzione industriale: l’Italia tra le peggiori in Europa Il Covid-19 continua a pesare sulla produzione industriale italiana, ben oltre le attese degli analisti. Mentre nell’area euro a novembre 2020 si registra un aumento del 2,5% e nella Ue del 2,3%, gli ultimi dati Istat indicano invece nel nostro Paese una diminuzione dell’1,4% rispetto a ottobre. 
Impeachment, la settima bancarotta di Trump e altre cose degli ultimi giorni dell’incubo americano Nel giorno del secondo impeachment, Trump è rimasto alla Casa Bianca. Ha parlato al telefono più del solito perché è stato cacciato da tutti i social network, e non è ricomparso su Gab e altre piattaforme di estrema destra che lo avrebbe preso solo perché il genero si è messo di traverso. I commentatori parlano di «quasi invisibilità sociale nel momento più pericoloso della sua presidenza», e quasi nessuno pensa sia un male. 
La crisi c’è ma nessuno sa come uscirne, né chi l’ha provocata né chi l’ha subita Non è bastata la giravolta di Giuseppe Conte per addomesticare Matteo Renzi. Due giorni fa aveva chiuso le porte, ieri le ha riaperte seppure in modo da far invidia a Bisanzio. Né è passata la mediazione – senza tanta ciccia, per la verità – del Nazareno. E ora è tutto in alto mare, nella disperazione dei parlamentari di ogni tipo e colore che sono costretti a prendere in considerazione che la strada delle elezioni, pur non voluta da nessuno, torna a farsi minacciosa. 
Conte, Trump e la fine dell’impunità di gregge Chissà come andrà a finire. Probabilmente malissimo, visti i protagonisti buoni a nulla e capaci di tutto che ci ritroviamo, ma intanto Matteo Renzi continua a dare le carte e a portare tutti a passeggio in una legislatura talmente stracciona da essersi automutilata in doppia lettura e al suono della fanfara. 
La politica è finita, il populismo ha trionfato Attorno alle quattro del pomeriggio, un grande quotidiano ha avviato una diretta Facebook annunciando dichiarazioni del presidente Conte, per richiuderla quattro minuti dopo senza che nessuno fosse comparso. Chiunque fosse il responsabile, Fortebraccio sarebbe stato fiero di lui: per quanto certamente casuale, sembrava proprio un omaggio, quanto mai puntuale, a una delle sue battute più celebri: «Si aprì la porta e non entrò nessuno: era Cariglia».  
La fragilità della democrazia statunitense è una lezione per il futuro dell’Europa Ciò che è avvenuto a Washington il 6 gennaio ha suscitato reazioni e analisi sulla fragilità della democrazia statunitense – e più in generale la fragilità dei sistemi democratici nel mondo – sottoposti a stress crescenti e a sfide a cui gli Stati nazionali e le organizzazioni internazionali nate dopo la seconda guerra mondiale, per evitarne gli orrori, non hanno saputo e potuto dare delle risposte adeguate. 
Senza la bolla, la Nba è ancora alla ricerca della formula giusta per finire indenne la stagione Il rinvio della partita in programma nella notte tra i Chicago Bulls e i Boston Celtics è un segnale d’allarme per la Nba. È la quarta partita stagionale che viene posticipata e il rischio è che nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, da qui al termine della stagione, ce ne siano altre. Molte altre. Dall’inizio della stagione – lo scorso 22 dicembre – lega di basket americano deve fare i conti con le difficoltà di organizzare una stagione di 72 partite – ridotta rispetto alle 82 solite – con squadre costrette a viaggiare per tutti gli Stati Uniti da costa a costa, giocando una partita ogni due giorni (a volte anche meno), con i casi di contagio che ancora registrano numeri molto alti: la scorsa settimana per la prima volta ci sono stati 4mila morti per Covid in un solo giorno negli Stati Uniti. 
Il vero scandalo di “Un cazzo ebreo” è non leggerlo È ironico, audace, esplosivo. Ma anche arguto, profondo, geniale. Gli aggettivi andrebbero dosati con parsimonia e prudenza, ma di fronte al romanzo esordio di Katharina Volckmer, “Un cazzo ebreo” (La Nave di Teseo), sia la prima che la seconda risultano inadatte. Il suo libro è già stato classificato come il più provocatorio del 2021, il suo flusso di pensieri, che scorrono ininterrotti pagina dopo pagina disturba e coinvolge. È un capolavoro? Si è già detto anche questo. 
Ecco come saranno i nuovi e agguerriti sindacati degli anni Venti Il mondo del lavoro è in subbuglio e il 2021 potrebbe essere un anno turbolento. I segnali di un risveglio dell’attivismo dei lavoratori sono diversi e si muovono tra le due sponde dell’Atlantico. Negli Stati Uniti come in Europa si prepara una stagione di agitazioni e richieste spinta soprattutto dalla pandemia e che potrebbe colpire tutti i settori del lavoro. 
Trump è andato a vedere un pezzo di muro, quel che è rimasto della sua presidenza Ieri si è saputo che Mitch McConnell ha detto ai suoi senatori di essere contento dell’impeachment di Trump, perché è giusto e perché sarà più facile tagliarlo fuori dal partito, e, Donald Trump è andato in gita. A trovare il monumento alla sua presidenza e alle sue politiche anti-immigrazione, il tragico muro col Messico (secondo Trump lo avrebbe dovuto pagare il Messico ma non è successo). Per festeggiare il quattrocentesimo miglio (il confine, circa da San Diego in California a Corpus Christi nel Texas, è lungo 1954 miglia, quindi mancano dei tratti), è andato ad Alamo. Lì nel 1836 Davy Crockett fu massacrato dall’esercito messicano; dopo, il grido di guerra delle truppe del generale Sam Houston all’assalto fu «ricordatevi di Alamo», eccetera. Ma «la Casa Bianca ha detto che non c’è nessun simbolismo nella scelta di Alamo», riferisce la Reuters. 
Conte, il leader fortissimo di tutti gli «o la va o la spacca», perde la maggioranza e si fa il partito Giuseppe Conte è pronto alla raffinata strategia del «o la va o la spacca»: o ottiene una maggioranza giallorossa striata d’azzurro (i neo-responsabili di matrice belusconian-mastelliana che – come ha detto ieri sera Goffredo Bettini – «si paleseranno») o va sotto e dunque a casa per sempre. Una roulette russa che nemmeno Robert De Niro nel Cacciatore: ma evidentemente sembra a lui la strada migliore e in un certo senso più eroica, morire al Senato come Giulio Cesare o più prosaicamente come Romano Prodi, che perse per un solo voto, di un carneade diniano. Oppure continuare a vivere senza più Matteo Renzi fra i piedi, tirando a campare con la signora Mastella e qualche forzista che alla bisogna si trova sempre. 
Il Recovery Plan è una fumosa lista della spesa che la Commissione Ue respingerà Un documento «eminentemente politico», ancora troppo «vago», «fumoso», «poco credibile», con obiettivi ambiziosi ma «senza indicare gli strumenti per realizzarli» e i «risultati attesi». Dopo aver letto le 172 pagine del Recovery Plan “Next Generation Italia”, molti economisti e giuristi non hanno creduto ai loro occhi. 
Chi è il leader di estrema destra portoghese André Ventura Ex commentatore sportivo, in precedenza professore di Diritto, seminarista (anche se per pochi anni) e leader del partito di estrema-destra Chega (Basta), André Ventura è uno dei candidati delle prossime elezioni presidenziali portoghesi, previste per il 24 gennaio.  
La soluzione per la riapertura delle scuole è fare lezione al pomeriggio e nel weekend Per quasi un anno la scuola italiana è rimasta intrappolata in una scelta impossibile tra salute e apprendimento. Dapprima ci siamo illusi di poter evitare la scelta spostando l’apprendimento online. Ora che i risultati sono sotto i nostri occhi, il bluff è finito: i numeri sono quelli di una catastrofe. 
I musei potrebbero riaprire a breve in tutta Italia, ma non a Venezia I musei italiani potrebbero riaprire al pubblico nei prossimi giorni, lentamente, nel rispetto delle norme di sicurezza dettate dall’emergenza sanitaria. L’istituzione di una zona bianca nel nuovo dpcm è un segnale incoraggiante in questa direzione. Un segnale che però non vale per i Musei civici di Venezia: al netto dell’attuale zona arancione in Veneto, resteranno chiusi almeno fino al primo aprile su decisione del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che è vicepresidente della Fondazione Musei civici (Fmvc) e anche Assessore alla Cultura del Comune. 
Sospendere Trump non è censura, ma difesa della libertà di espressione Il dibattito è surreale. Mentre Trump sta per essere processato per atti sediziosi e incitamento all’insurrezione dal Congresso degli Stati Uniti, il mondo crede sia più importante discutere della violazione del suo diritto costituzionale di fare la faccia feroce su Twitter, di diffondere panzane via social e di ricevere cuoricini dai retequattristi. 
Conte non può più tirare a campare, ma non ha idea di come affrontare la crisi Quello che non si capisce è Giuseppe Conte. Cosa vuole fare, dopo il sipario che calerà stasera sul suo governo? Perché questa è la notizia attesa da giorni: al Consiglio dei ministri convocato per approvare il Piano per il Recovery fund le due ministre renziane Teresa Bellanova e Elena Bonetti si dimetteranno. E non per il dissenso sul Piano. C’è anche quello. Ma il Piano è solo la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, il problema essendo più di fondo, quello di un giudizio negativo di Italia viva sulla guida del governo e l’operato di diversi ministri di prima fascia. Renzi va dritto. Fermarsi non è possibile. 
Ecco perché il mercato delle auto elettriche non riesce a sfondare in Italia (e come potrebbe riuscirci) Se l’odore della benzina vi manda in estasi e siete contenti al solo rumore di un motore a scoppio, preparatevi a restare delusi: secondo gran parte degli addetti ai lavori, infatti, il 2021 sarà l’anno dell’auto elettrica. Quando si dice gettare il cuore oltre l’ostacolo.  
Il gigantesco problema politico del potere in mano a Zuckerberg Al margine, ma neppure tanto, dell’incredibile rivolta del Campidoglio, c’è stata la decisione di “bannare” Trump, cioè di escluderlo dai principali social media. Esclusione che vale per Facebook fino al 20 gennaio (data dell’insediamento di Biden) e dopo si vedrà. Ha avuto un sollievo chi ha pensato che Trump potesse usare quegli strumenti per alimentare la rivolta, però la decisione costituisce un precedente storico e un pericolo enorme da non sottovalutare. 
L’abisso americano e altre follie trumpiane a pochi giorni dalla fine dell’incubo Trump va ad AlamoIeri è stato il secondo giorno senza Donald Trump sui social network principali. La rete tv Abc ha commissionato un sondaggio secondo il quale il 56 per cento degli americani pensa che Donald Trump debba essere rimosso dal suo incarico prima della scadenza naturale. Soprattutto, il 67 per cento ritiene poi Trump responsabile dell’assalto al Campidoglio. Intanto Trump, mutilato del suo account Twitter, ha annunciato per vie ufficiali che martedì andrà in Texas a celebrare il quattrocentesimo miglio del muro col Messico. Lo farà ad Alamo, dove nel 1836 l’esercito messicano massacrò Davy Crockett e i suoi. E sembra una conclusione razzisticamente simmetrica della sua parabola presidenziale (sei anni fa scese la scala mobile della Trump Tower per annunciare la sua candidatura e dire che i messicani erano criminali e stupratori; e poi, nel deserto, gli antitrumpiani sono pochi). 
Lo sconcio spettacolino intorno a Leonardo Sciascia La riprova di quanto si ama il lavoro di un intellettuale – non di quanto lo si stima, non di quanto lo si apprezza, non di quanto se ne considera l’importanza: ma appunto di quanto lo si ama – è nel senso di insulto, di profanazione, di offesa personale che produce l’assistere all’altrui contraffazione, al travisamento indecente, al malizioso e basso esercizio di manipolazione fuorviante di quel lavoro. 
Conte prova tutto e il contrario di tutto per tenere in vita un governo morto Giuseppe Conte insegue Matteo Renzi in vista del rettilineo finale come in un Gran premio di Formula Uno, promette tutto quello che può promettere ma fa anche girare il messaggio di paura che una crisi impedirebbe il nuovo decreto Ristori e l’anticipo dei soldi del Recovery Fund: dunque il premier gioca tutte le carte, anche quelle false (perché, se c’è la crisi il Parlamento si ferma?), visto che sente che la corsa sta finendo, e sta finendo male, forse martedì si chiude baracca e burattini. 
Le piattaforme digitali vanno regolamentate, ma per farlo serve una visione politica Gentile direttore, ho letto con interesse l’articolo di Antonio Nicita, Fuoco, fiamme e Facebook. Ha il merito di mettere ordine in uno dei maggiori problemi politici di oggi. La regolamentazione delle piattaforme è un’urgenza, rispetto alla quale manca una risposta organizzata. È dunque un fatto politico. A cui la politica sta venendo meno, trascinata da emergenze in ogni dove e a ogni livello.
Il favoloso atto di autolesionismo della destra italiana pro Trump, la più idiota del mondo La destra filo-americana in Italia è storia piuttosto recente, diciamo dell’ultimo ventennio: prima non esisteva proprio – «Né Usa é Urss: Europa Nazione» c’era scritto sugli striscioni del secolo vecchio – ed è stato dunque sorprendente vederla tifare così apertamente per Donald Trump fin dalla sua prima campagna e poi trasformarsi nell’ultimo giapponese del trumpismo dopo i fatti di Capitol Hill. Chiedersi perché succeda è obbligatorio. E le risposte fin qui date, a partire da quella della fascinazione fascistoide per ogni atto contro la democrazia, più che analisi sembrano omaggi ad antichi riflessi pavloviani. 
Andremo (ancora) in vacanza nel 2021? Abbiamo accettato limitazioni e sacrifici di ogni genere in nome della salute comune. Ma quando sentiamo dire che «le aperture della scorsa estate sono state un errore» non possiamo trattenere un brivido. In vacanza gli Italiani ci vogliono andare. Di qui una serie di domande, che si proiettano su un futuro sempre incerto, tra incognite legate a virus e vaccini. Ma che, dati alla mano e competenza per interpretarli, possono trovare una risposta. Mauro Santinato, presidente di Teamwork, società specializzata in consulenza nel settore turistico e alberghiero, guarda all’estate 2021 con un’angolazione ampia e complessa. «Si è da poco concluso Hicon – spiega Santinato – grande evento dedicato all’ospitalità. E tra i relatori abbiamo avuto Glenn Fogel, Ceo di Booking.com che ha parlato con grande ottimismo, aspettandosi una fortissima ripresa. 
Il Recovery Plan arriva a 220 miliardi con i fondi per il Sud I fondi per il Sud (quelli del Fondo sviluppo coesione) vanno in soccorso del Recovery Plan, che così arriva a toccare il valore di 218,5 miliardi di euro, con la quota degli investimenti che sale al 70%. In modo da dare più facilmente risposte alle molte richieste dei partiti della maggioranza e a eventuali obiezioni da parte dell’Europa – scrive Il Sole 24 Ore. 
“I Am Greta” e la nostalgia di quando si parlava di ambientalismo Ha galvanizzato migliaia di giovani in tutto il mondo, ha fatto nascere movimenti per il clima, ha organizatto manifestazioni e scioperi di livello globale. È andata all’Onu, ha incontrato politici e regnanti, conosciuto star e e celebrità. Anzi, lo è diventata lei stessa, attirando applausi e insulti di pari intensità. Per il secondo aspetto, si ricorderà che l presidente americano Donald Trump le aveva suggerito, in un tweet, di «darsi una calmata». Lei se lo è ricordato lo scorso novembre, quando ne ha approfittato per rispedirgli lo stesso suggerimento, vista la rabbia per la sconfitta elettorale. 
Qualunque governo esca dalla lotteria della crisi, il Pd ci sarà In queste ore difficili, in cui commentatori e retroscenisti faticano a decifrare i possibili esiti di una crisi di governo apparentemente inevitabile, la lettura dei giornali ci offre almeno due certezze. La prima è che non si tornerà a votare a breve. La seconda – conseguenza della prima, aggiungerebbero i maligni, cioè io – è che il Pd resterà al governo, quali che siano la formula, la composizione, il programma e il presidente del Consiglio.
Trump attacca l’America, ma guarda un po’ che sorpresa Ma guarda un po’ che sorpresa: Donald Trump è un golpista. Ben svegliati, eh. Sono anni, da prima che fosse eletto nel 2016, che in due o tre scriviamo e diciamo in tutti i modi possibili che saremmo arrivati esattamente a questo punto, all’assalto armato alle istituzioni degli Stati Uniti istigato dalla Casa Bianca, mentre il governo miserabile di Giuseppe Conte e di Luigi Di Maio, senza dimenticare quell’altro campione di Matteo Salvini, flirtava con l’impostore arancione, salutandolo come un fratello del cambiamento, piegandosi ai suoi desideri criminali di diffondere quelle stesse fregnacce alla base degli eventi di Washington, umiliando i nostri servizi segreti, le nostre istituzioni, il nostro paese. 
La Cina vuole cancellare l’identità culturale e linguistica della Mongolia Interna Un convivenza difficile, messa a dura prova da una diversa versione del passato e una narrazione contrastante del presente. Tra Cina e Mongolia gli attriti non sono mai mancati, ed entrambi i Paesi non hanno mai abbandonato le proprie posizioni in materia di identità nazionale. Le tensioni, in particolare, sono aumentate, come spiega l’Atlantic, dopo che la Mongolia ha autorizzato il Dalai Lama a visitare il paese nel 2016. Pechino, che vede il leader spirituale come un separatista, ha reagito imponendo ulteriori dazi e tasse sulle importazioni di materie prime dalla Mongolia, già nel bel mezzo di una recessione economica. 
Nel 2007 i tedeschi si erano già preparati ad affrontare una pandemia Accendere la televisione e sentire dal telegiornale che «un virus insidioso e mortale» partito dall’Asia si sta diffondendo con estrema rapidità, trasmettendosi «aggressivamente da persona a persona», è un’esperienza che in questo 2020 abbiamo vissuto tutti. Per alcuni tedeschi però si tratta di un deja-vu: ci erano già passati nel 2007. Solo che allora si trattava di una semplice esercitazione. Lükex è un’abbreviazione che sta per Länder- und Ressortübergreifende Krisenmanagementübung (EXercise), cioè «esercitazione di gestione delle crisi per tutti i Länder e tutti i dipartimenti», e indica il programma con cui le autorità tedesche testano periodicamente le unità di crisi attraverso simulazioni mirate. A partire dal 2004 i sistemi di sicurezza e di soccorso vengono messi alla prova tramite scenari basati su minacce realistiche – ad esempio nel 2005 furono simulate delle situazioni di pericolo legate a grandi eventi come i Mondiali di calcio, che la Germania avrebbe ospitato l’anno dopo.
Così il mondo dell’arte prova a rinascere Ancora nessuna notizia certa dai piani alti del governo circa la possibile riapertura dei musei a metà gennaio (è bene ricordarlo, riavviare un museo è più difficile e complicato che tirar su la serranda a un bar, un ristorante, un’attività commerciale). Intanto, il mondo dell’arte non si ferma: studia strategie per la ripartenza, ipotizza nuovi scenari che almeno all’inizio presupporranno meno pubblico, si interroga sul rapporto tra l’imprescindibile contatto con il reale, la visione dell’opera in carne e ossa, e l’integrazione assolutamente necessaria con il mondo virtuale.
Le feste dei ligi-a-parole che hanno violato tutte le regole possibili dichiarando di non violarne alcuna Non ho amici antivaccinisti. Neanche uno. È un limite così enorme che, per sapere come la pensano là fuori, sono iscritta a tutti i gruppi Facebook di picchiatelli convinti che Bill Gates voglia installarci un microchip sforacchiandoci sotto una petunia di Arcuri (Domenico, no Manuela).  
La grande attesa dei decreti attuativi della legge di bilancio Rientro al lavoro dopo la gravidanza. Fondi a sostegno del venture capital, del settore vitivinicolo, della filiera delle api. E poi anche i bonus: per gli smartphone, l’auto elettrica, i rubinetti, gli occhiali, la revisione delle macchine e gli chef. Tutte norme a scoppio ritardato. 
Conte proverà a fare di tutto per evitare la crisi formale, e il Covid potrebbe aiutarlo E così, nel gelo di stagione, torna di prepotenza il peggio della Prima e della Seconda Repubblica quando a un certo punto la situazione si incarta e nessuno sembra avere la chiave per risolvere il rebus di una crisi politica che scivola verso un altro governo. 

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