Fateci prestitoIl neo sovranismo del governo Conte e il futuro dell’Italia

Mentre lodiamo la sanità pubblica e chiediamo ad altri forme di condivisione del debito, dovremmo pensare a come tappare qualche falla noi, così da avere meno buchi in bilancio e più posti letto in ospedale. E invece facciamo il contrario

In tempi normali, come ci siamo ormai abituati a premettere prima di dire qualsiasi cosa ci passi per la testa, il sondaggio di Quarta Repubblica («Secondo lei la Germania ci vuole strangolare?») avrebbe meritato severe considerazioni circa il ruolo della televisione, del giornalismo e anche del sondaggismo nel dibattito pubblico. Ma fare le pulci anche alle forme più smaccate di propaganda sovranista, populista e antieuropeista è diventato difficilissimo, semplicemente perché è diventato difficilissimo, se non impossibile, distinguerle da tutto il resto. Cioè da argomenti, parole d’ordine e luoghi comuni continuamente ripetuti dal novantanove per cento dei protagonisti e dei commentatori della politica italiana. Al massimo si può ancora avvertire, e neanche sempre, una differenza di toni e di stile; ma quanto al merito, il nostro dibattito pubblico non offre più, da mesi, alcun dibattito.

E non perché l’emergenza Covid abbia spinto le forze politiche a trovare un punto di compromesso tra le loro diverse posizioni, ma semplicemente perché una delle due – quella che una volta si usava chiamare approssimativamente centrosinistra – si è spostata in blocco sulle posizioni dell’altra. Lo ha fatto sul terreno delle concrete scelte di governo (dobbiamo ripetere ancora una volta lo stanco elenco di tutti i provvedimenti del governo gialloverde ancora lì intonsi, a cominciare dai decreti sicurezza di Matteo Salvini?); e lo ha fatto, in modo ancora più plateale, nelle forme e nella sostanza del suo discorso e del suo messaggio.

Il solo punto di distinzione tra il primo e il secondo governo Conte, l’unico cui finora potevano aggrapparsi i sostenitori della cosiddetta «discontinuità», era proprio la posizione dell’esecutivo rispetto all’Europa. Unico e solo terreno sul quale era stato il Movimento 5 Stelle a spostarsi sulle posizioni del Pd, o a dare almeno l’impressione di farlo, salvo poi ingaggiare ogni giorno una nuova gara a chi la spara più grossa con Lega e Fratelli d’Italia nelle campagne contro il Mes, Macron e la Germania.

Distinzioni ormai in fumo. Da settimane maggioranza e opposizione sono sostanzialmente allineate nell’indicare nell’Europa, e nella sua mancanza di solidarietà, la fonte di tutti i nostri guai. È forse il primo caso al mondo in cui in nome dell’unità nazionale è il governo a sposare la linea dell’opposizione. Non può stupire, di conseguenza, che tutti i sondaggi – non solo quelli formulati al modo di Quarta Repubblica – riportino da settimane il crescere del sentimento antieuropeista tra tutti gli italiani. E vorrei vedere: da mesi l’intero spettro politico e giornalistico racconta loro che potremmo spendere miliardi a non finire per risolvere praticamente qualunque nostro problema, non fosse per quegli ottusi burocrati dell’Unione europea; continuiamo a discutere della crisi del coronavirus come se parlassimo di una vincita al totocalcio, senza che praticamente nessuno si preoccupi di far notare che i debiti contratti oggi qualcuno, in qualche modo, dovrà pagarli domani; che altro dovrebbero pensare gli italiani?

Bisognerebbe piuttosto discutere di come sfruttare l’eccezionalità della situazione, e delle misure che andranno prese, per raddrizzare almeno alcune storiche storture. Per esempio: siamo d’accordo che occorre aiutare tutti, anche chi lavorava in nero, perché nessuno può essere lasciato morire di fame, ma non sarà allora il caso di discutere anche di come favorirne l’emersione? Oltre a discutere di come e quanto dare a chi si trova in difficoltà, non sarà il caso di vedere anche cosa chiedere in cambio, quali comportamenti cercare di scoraggiare, e quali favorire? Mentre cantiamo le lodi della sanità pubblica e chiediamo agli altri paesi europei forme di condivisione dei debiti, non sarà il caso di vedere anche cosa possiamo fare noi, intanto, per tappare qualche falla, così da avere domani meno debiti e più posti letto negli ospedali? O non riteniamo di dover fare nulla al riguardo, salvo prendercela con la tirchieria di tedeschi e olandesi?

La nostra tragedia è che in un sistema in cui i populisti sono contemporaneamente alla guida del governo e dell’opposizione, nonché largamente egemoni sui mezzi di comunicazione, l’unica forma di concorrenza sarà sempre su quel terreno, e l’escalation è inevitabile. L’idea di concedere prestiti a imprese e partite iva fino a 25 mila euro, con garanzia dello Stato al cento per cento, senza nemmeno una valutazione da parte della banca – come i cinquestelle hanno più volte tenuto a sottolineare – appare un tipico frutto di una simile dinamica. E nessuno pare aver nemmeno avvertito il rischio che in tal modo si finisca per produrre un enorme afflusso di denaro nella direzione più sbagliata di tutte: dalla criminalità organizzata a ogni genere di truffatore, passando per un’infinità di imprese già morte o moribonde che certo non rinasceranno così. Quanti di questi prestiti – garantiti dallo Stato, attenzione, al cento per cento – saranno mai ripagati?

Problemi che non paiono interessare nessuno. E così diventa sempre più difficile distinguere gli argomenti della maggioranza da quelli dell’opposizione, gli opinionisti liberali dai sovranisti, mentre tutti si domandano con volto corrucciato se per caso la Germania ci voglia strangolare. E nessuno che si domandi perché mai dovrebbe prendersi questo disturbo, visto che lo stiamo già facendo da soli.