Il tradimentoQuella volta che mio padre smise di volermi bene

Lo scontro tra il dovere della giustizia e la fedeltà alla famiglia. L’abbandono e l’amore. È lo spirito dell’ultimo romanzo di Joyce Carol Oates, “Ho fatto la spia”, La Nave di Teseo. Una storia di scelte e risentimenti, affetti negati, fughe e redenzione

Da Flickr, Hubertine Heijermans, Little girl sitting in the water of the sea - oil painting on panel 31x41cm 1997

Il presagio:

2 novembre 1991

Questo avrei ricordato: l’acqua del fiume puzzolente e scura lungo la sponda, del colore di una melanzana marcia, che avevamo notato andando a scuola quella mattina e ci eravamo fermate a guardare.

Sul ponte di Lock Street. Stavamo attraversando il passaggio pedonale. E lì, proprio sotto di noi, il fiume tonante (di un blu cobalto scuro nei giorni di sole, grigio metallico quand’era nuvolo) sembrava aver cambiato colore lungo la sponda ed era di un viola scuro, puzzava come di olio motore, torbido e ribollente quasi fosse vivo come dei serpenti, giganteschi serpenti che si contorcevano, non volevi guardare eppure non riuscivi a distogliere lo sguardo.

Mia sorella Katie mi diede di gomito arricciando il naso per la puzza. «Dai, Vi’let! Andiamocene via». Mi ero sporta oltre la ringhiera, guardavo giù. Cercavo di vedere – davvero erano serpenti? Serpenti di otto, dieci metri?

Le squame emanavano un brillio viola scuro. Uno spettacolo così spaventoso che avevo cominciato a tremare convulsamente. L’odore era nauseante, mi faceva girare la testa.

Fin dove riuscivamo a vedere a monte del fiume l’oleosa acqua viola arrivava a flutti lungo la sponda mentre altrove il fiume era del colore della pietra, increspato e tonante – il fiume Niagara che correva verso le cascate una decina di chilometri più a nord.

Ci allontanammo di corsa dal passaggio pedonale. Non ci girammo per vedere se quei giganteschi serpenti ci stavano inseguendo. Avevo dodici anni. Fu la mattina del mio ultimo giorno d’infanzia.

(Non ce l’eravamo immaginato. L’oleosa acqua viola come dei serpenti nel fiume era reale.

Gli allarmati cittadini di South Niagara avevano notato il fenomeno e lo avevano segnalato. C’erano state molte telefonate alle autorità locali e al 911. Sulla prima pagina del “South Niagara Union Journal” di quella sera veniva sommariamente spiegato che l’eccessivo versamento di reflui nel fiume quella mattina era stato dovuto ad attività di manutenzione ordinaria dei bacini di sedimentazione da parte della Commissione risorse idriche della contea di Niagara e non deve destare alcuna preoccupazione.

Che voleva dire? Che cos’erano i reflui? Quando nostro padre lesse il trafiletto sul “Journal” si mise a ridere. “‘Ordinaria’. ‘Sedimentazione’ – ‘alcuna preoccupazione’. Quei figli di puttana ci stanno avvelenando, ecco che vuol dire.”)

 

Disconosciuta

Un tempo ero la preferita tra i sette figli di papà. Prima che tra noi accadesse qualcosa di terribile, che sto ancora cercando di riparare. Era il novembre del 1991. Avevo dodici anni e sette mesi. Mi mandò in esilio. Tredici anni di esilio! Per un adulto non sono tanti – probabilmente; ma per un’adolescente, una vita intera. Chi è la preferita di papà? Violet Rue. La piccola Violet Rue!

Quando ero piccola papà mi baciava sul nasino, facendomi strillare di gioia. Poi mi sollevava con le sue braccia forti e fingeva di lanciarmi in aria e io mi spaventavo ma non lo davo a vedere perché a papà non piacevano le bambine fifone.

C’era potenza in quel sollevare con le braccia, in quelle parole infervorate. Un delizioso odore fiammeggiante, l’alito di papà, feroce e inconfondibile, e pur non sapendo come mai, non sapendo che aveva bevuto (whisky), sapevo che quella ferocia era l’alito stesso del padre, l’alito del maschio.

Come sta la mia bambina? Non hai paura di papà, vero? Non devi, perché papà ama tantissimo la sua piccola Violet Rue!

Un tempo, prima che nascessi io, la preferita di papà era stata mia sorella maggiore Miriam. Poi la preferita di papà era stata Katie.

Adesso però era Violet Rue. E sarebbe rimasta Violet Rue. Perché era la più piccola, la bebè della famiglia Kerrigan. Ultima nata. La più preziosa. Il nome l’aveva scelto proprio papà – Violet Rue.

Un nome, sosteneva lui, che era in una canzone irlandese per la quale da bambino andava matto. Si diceva che Violet Rue fosse stata una gravidanza casuale – una gravidanza “tardiva” – ma per il credente nulla può essere davvero casuale. Tutti gli esseri umani hanno uno speciale destino. Tutte le anime sono preziose a Dio.

La famiglia è uno speciale destino. La famiglia in cui nasci e dalla quale non ci può essere scampo.

da “Ho fatto la spia”, di Joyce Carol Oates, La Nave di Teseo, 2020, 20 euro

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