L’ennesimo rinvio. Il decreto rilancio era atteso per oggi, dopo un’altra giornata di scontri e negoziati interni alla maggioranza sulla maximanovra anti-crisi da 55 miliardi per sostenere imprese, lavoratori e famiglie. Ma è rimasto bloccato per altre 24 ore. A tarda serata, da Palazzo Chigi fanno sapere che l’accordo politico sul provvedimento è stato raggiunto. Ma è ancora in corso il pre consiglio che nelle prossime ore ultimerà l’esame delle varie norme. Il consiglio dei ministri, inizialmente previsto per la tarda serata del 12 maggio, è stato rinviato quindi alla giornata di mercoledì 13.
La maggioranza si è divisa ancora sulla regolarizzazione dei lavoratori stranieri. Ma c’è anche da risolvere il nodo delle coperture finanziarie per alcune delle numerose misure inserite nei 258 articoli del decreto, in particolare sui fondi per la cassa integrazione del decreto Cura Italia, che sono già esauriti e vanno rimpolpati. E anche se la cancellazione del saldo e acconto di giugno dell’Irap per tutte le imprese fino a 250 milioni di fatturato non sposta di molto i conti del provvedimento, la misura ha comunque un costo di circa 2 miliardi che va compensato da qualche parte. Il limite dei 55 miliardi di euro di deficit autorizzato dal Parlamento, però, non può essere superato e i tecnici sono al lavoro per trovare una soluzione.
Il nodo migranti
La questione più difficile da risolvere sembra ancora quella della sanatoria sui lavoratori migranti che lavorano come badanti, colf e badanti. L’accordo che sembrava essere stato raggiunto domenica sera è stato rimesso in discussione dai Cinque Stelle. La proposta di Italia Viva, sostenuta da Pd e LeU, di una sanatoria che regolarizzi braccianti agricoli, colf e badanti, facendoli emergere dal nero e dotandoli di un permesso di soggiorno temporaneo, ha trovato davanti il muro dei grillini. I Cinque Stelle si sono opposti soprattutto sullo scudo penale offerto ai datori di lavoro che regolarizzano i dipendenti. L’ipotesi ora potrebbe essere che la regolarizzazione venga rifiutata se il datore di lavoro ha avuto negli ultimi cinque anni condanne per reati come favoreggiamento dell’immigrazione, sfruttamento della prostituzione o caporalato.
In una nota, Palazzo Chigi ha negato ogni contrasto tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio sul tema della regolarizzazione. Ma fa notare che nella notte di domenica le delegazioni delle forze di governo avevano raggiunto un accordo politico su vari temi e misure da inserire nel decreto. Tra questi temi, si legge, è stato ampiamente discusso anche quello della “regolarizzazione dei migranti”, su cui è stata raggiunta una sintesi politica rimettendo alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese il compito di tradurla sul piano tecnico-giuridico. «Su questa sintesi politica e sulla sua traduzione normativa in queste ore il Movimento Cinque Stelle si sta legittimamente interrogando», si legge, «senza che questo stia provocando irritazione o malumore del Presidente Conte. Questo vale ovviamente anche per le altre forze politiche». Ma il capo politico dei Cinque Stelle Vito Crimi ha fatto subito sapere che «purtroppo l’ultima bozza visionata
ieri sera riporta ancora la sanatoria dei reati penali e amministrativi per chi denuncia un rapporto di lavoro irregolare. L’auspicio di trovare una soluzione positiva rimane, ma «resta fermo che sul punto non arretreremo di un millimetro».
Sostegno alle imprese e fisco
Nel capitolo del sostegno alle imprese presente nel decreto, l’ultima novità è quella annunciata dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri: lo stop al saldo e all’acconto di giugno dell’Irap per le imprese con un fatturato fino a 250 milioni. Movimento Cinque Stelle e Italia Viva avrebbero ottenuto la cancellazione allargata della rata, senza il requisito della perdita del fatturato del 33 per cento come ipotizzato inizialmente.
Sempre nel capitolo fisco, è previsto inoltre il blocco per 30 milioni di atti di accertamento e cartelle esattoriali. Slittano al 16 settembre i versamenti di tasse e contributi dovuti a marzo, aprile e maggio, da versare poi in un’unica soluzione o in quattro rate.
Tra le misure introdotte nell’ultima versione del decreto c’è anche la cancellazione della rata Imu di giugno per alberghi e stabilimenti balneari.
Più complesso il pacchetto di aiuti alle imprese. I canali su cui la maggioranza avrebbe trovato la quadra sono tre. Il primo sono i soldi a fondo perduto, circa 10 miliardi. A piccole e medie imprese, commercianti, artigiani e partite iva con fatturato fino a 5 milioni saranno erogati contributi da un minimo di mille euro per le persone fisiche a un massimo di 62mila euro, oltre agli sconti sulle spese di affitto e sui costi fissi delle bollette elettriche. Per le imprese tra 5 e 50 milioni di fatturato, lo Stato interviene con aiuti alla ricapitalizzazione e agevolazioni agli investimenti in innovazione. Sopra i 50 milioni, entra in campo Cassa depositi e prestiti.
Sostegno ai lavoratori
Quanto alle altre misure contenute nel decreto, il più corposo resta il pacchetto lavoro, che da solo vale oltre 25 miliardi. La cassa integrazione sarà prorogabile fino al 31 ottobre. Potrà essere richiesta in primis per 14 settimane tra il 23 febbraio e il 31 agosto, e poi se sarà necessario si potranno richiedere altre quattro settimane. Solo per le prime cinque settimane, la proroga quindi sarà automatica (dopo le nove chieste in precedenza) senza dover ripresentare la domanda.
Il blocco dei licenziamenti passa da 60 giorni del Cura Italia a cinque mesi. Le procedure di licenziamento per giustificato motivo oggettivo in corso sono sospese.
I contratti aziendali possono prevedere inoltre la rimodulazione degli orari di lavoro, destinando parte dell’orario lavorativo a percorsi formativi finanziati dal Fondo nuove competenze da 230 milioni istituito presso l’Agenzia nazionale delle politiche attive (Anpal).
Per partite Iva, professionisti e cococo iscritti alla gestione separata, viene prorogato per aprile il bonus da 600 euro. Per maggio l’importo sale a 1.000 euro per gli autonomi che hanno avuto una riduzione del 33% del reddito nella comparazione tra il primo bimestre 2020 e quello del 2019 e per i collaboratori che hanno cessato il rapporto di lavoro.
Nello stesso capitolo si trova anche la proroga dei contratti a termine senza causali fino al 30 agosto, quindi in deroga al decreto dignità. Secondo i calcoli dei tecnici del governo, si sarebbero rischiati altrimenti 1 milione di disoccupati in più. Rinnovati per altri due mesi anche i sostegni di Naspi e Discoll.
Per le famiglie in difficoltà, non “coperte” dagli ammortizzatori sociali previsti, viene istituito il Reddito d’emergenza (Rem) per due mensilità. L’importa varia da 400 a 800 euro, a seconda dei componenti del nucleo familiare. I requisiti sono un Isee non oltre i 15mila euro e un patrimonio immobiliare sotto i 10mila euro.
Per i lavoratori con figli fino a 14 anni, lo smart working diventa un diritto. I congedi parentali vengono prorogati fino a 30 giorni per chi ha figli fino a 12 anni con una indennità del 50% della retribuzione. In alternativa, come per il decreto Cura Italia, è previsto il bonus baby sitter da 600 euro, che sale a 1.200 per chi non ne ha già usufruito, spendibile anche per i centri estivi.
Prevista una specifica misura per i lavoratori domestici, rimasti esclusi dal Cura Italia. Per aprile e maggio a colf, badanti e baby sitter con contratti superiori alle 10 ore settimanali è riconosciuta un’indennità mensile di 500 euro.
Una grande novità è l’utilizzo dell’autocertificazione per accedere a tutti i benefici economici e finanziamenti legati all’emergenza, per evitare i ritardi nella erogazione degli aiuti delle scorse settimane. Ma come contrappeso, vengono rafforzate le misure pensali contro le dichiarazioni false. Una misura, questa, che riguarda anche le imprese.
Dovrebbe essere possibile anche per coloro che richiedono la cassa integrazione in deroga ricevere l’anticipo del sussidio da parte del datore di lavoro, che poi lo recupera con il conguaglio Inps.
Bonus
Per incentivare forme di mobilità sostenibile alternative al trasporto pubblico, è previsto un buono mobilità per i residenti nei Comuni con popolazione superiore a 50mila abitanti. Il governo stanzia 120 milioni di euro per il 2020 e il bonus sarà pari al 70 per cento della spesa sostenuta, comunque non superiore a 500 euro. Potrà essere utilizzato per l’acquisto di bici, monopattini, segway e simili.
L’ecobonus potrebbe trasformarsi in un credito di imposta sugli interventi di risparmio energetico e di adeguamento antisismico al 110%.
Per sostenere il settore del turismo, è in discussione anche un bonus fino a 500 euro (tax credit) alle famiglie con redditi medio-bassi per trascorrere vacanze in strutture ricettiva in Italia. Ma ai renziani lo strumento pensato dal ministro Dario Franceschini non piace, come ha scritto Maria Elena Boschi su Facebook.
Scuola
Attraverso il decreto, il governo conta di assegnare 1,5 miliardi alla scuola, con la stabilizzazione di 16mila insegnanti a settembre.
Sanità
Il decreto rilancio dovrebbe stanziare 1,5 miliardi per assumere quasi 10mila infermieri, con contratti dal 15 maggio al 31 dicembre e 1,5 milioni per la creazione di 3.500 posti di terapia intensiva sul territorio nazionale. È previsto inoltre l’arruolamento di 170 nuovi medici e infermieri militari, sul modello di quanto previsto nel Cura Italia.