Tra i più famosi e premiati fotografi contemporanei e grande testimone del nostro tempo, negli ultimi dieci anni Sebastião Salgado ha lavorato tra le tribù dell’Amazzonia dove ha realizzato un grande progetto fotografico che, nel 2021, sarà esposto in anteprima mondiale in una grande mostra al MAXXI.
Proprio per salvare le popolazioni indigene dal coronavirus, Salgado e sua moglie Lélia Wanick hanno lanciato un accorato appello al governo, al Congresso e alla Corte Suprema del Brasile perché prendano provvedimenti per evitare il contagio e la distruzione di quelle popolazioni (qui il video e qui l’appello)
Di questo appello, del progetto fotografico sull’Amazzonia, del rispetto e dell’amore da cui scaturisce ogni fotografia, il grande maestro brasiliano parlerà con Giovanna Melandri, presidente della Fondazione MAXXI e firmataria dell’appello, sabato 9 maggio alle ore 15 su tutti i canali social del museo.
«Ha sofferto per le foreste incendiate, i fiumi avvelenati e l’invasione delle terre riservate, ora la popolazione indigena brasiliana rischia la decimazione da Covid-19 a meno che non vengano prese misure urgenti per proteggerle». Così inizia l’appello, che vede tra i firmatari importanti personalità della cultura, della scienza, del cinema, della musica, delle istituzioni di tutto il mondo (tra cui gli architetti Renzo Piano, Tadao Ando, Santiago Calatrava, Norman Foster, Rem Koolhaas, Jean Nouvel; gli artisti Ai WeiWei, Christo e Julian Schnabel; lo scrittore Premio Nobel Mario Vargas Llosa; i registi Pedro Almodovar, Alejandro González Iñárritu , Werner Herzog, Terrence Malick, Oliver Stone, Wim Wenders; le attrici Maryl Streep, Susan Sarandon, Juliette Binoche e gli attori Brad Pitt, Richard Gere e Silvester Stallone; e poi Madonna, Sting, Paul Mc Cartney, Chico Buarque, Gilberto Gil, Caetano Veloso e moltissimi altri).
«È un orrore quello che sta succedendo ai custodi del polmone del mondo», dice Giovanna Melandri. «Ringrazio Salgado per aver lanciato questo allarme internazionale e sono particolarmente orgogliosa che ospiteremo al MAXXI il progetto fotografico sull’Amazzonia, sulla bellezza dei suoi paesaggi, la ricchezza della sua cultura e il bisogno di proteggerla. Il virus ha unito il mondo: è chiaro che dobbiamo tutti avere cura di ciò che accade anche lontano da noi. E lì, nel cuore verde del mondo, rischia di consumarsi un genocidio».
La situazione in Amazzonia è doppiamente critica perché i territori riservati per legge all’uso esclusivo delle tribù indigene viene ora invaso dai minatori, dai taglialegna e dagli allevatori di bestiame. Queste attività illecite si sono accelerate nelle ultime settimane perché fuori controllo a causa dell’emergenza sanitaria. Gli intrusi illegali hanno portato il Covid-19 tra gli indigeni, per questo servono misure urgenti per proteggerli.
Cinque secoli fa, questi gruppi etnici furono decimati da malattie portate dai colonizzatori europei. Da allora, le successive crisi epidemiologiche hanno ucciso la maggior parte delle loro popolazioni. Ora, con il coronavirus che si sta diffondendo rapidamente in tutto il Brasile, i popoli indigeni, come quelli che vivono isolati nel bacino amazzonico, potrebbero essere spazzati via del tutto.
«Queste popolazioni indigene fanno parte della straordinaria storia della nostra specie», conclude Salgado. «La loro scomparsa sarebbe una tragedia estrema per il Brasile e una perdita immensa per l’umanità. Non c’è tempo da perdere».