Distanziamento sociale, ingressi contingentati, poca musica e niente ballo. Sembra una scena tratta dal famoso film “Footloose” ma è la realtà che attraversano discoteche e club in giro per l’Europa. L’epidemia di coronavirus ha imposto rigide regole da seguire per evitare un ritorno del contagio. Il ridotto flusso turistico significherà per alcune località, come le isole Baleari e le Canarie, Mykonos o Malta, giocarsi un’enorme fetta del proprio Prodotto interno lordo, basato soprattutto sull’intrattenimento.
Spagna
A partire dall’8 giugno in Spagna club e discoteche hanno riaperto le porte ai loro clienti. Le regole da rispettare però sono molto severe. Il governo ha infatti emanato delle specifiche linee guida che prevedono gli ingressi ridotti a un terzo della capienza; l’obbligo di mantenere il distanziamento sociale; l’obbligo di indossare le mascherine per personale e ospiti e infine il divieto di ballare.
Condizioni molto stringenti che possono significare la chiusura di molti locali e la perdita addirittura di 25 mila posti di lavoro, secondo l’associazione Nightlife Spain. Il problema risulta amplificato per alcuni dei luoghi più rinomati delle isole Baleari, come Ibiza e Formentera, e delle isole Canarie, che fondano la loro economia sull’intrattenimento.
«Se continuiamo così, questa potrebbe essere una bomba atomica. Il Covid-19 potrebbe affondare molte aziende nel settore del divertimento», ha rivelato in un’intervista a El Pais José Luis Benitez, portavoce dell’Ibiza Leisure Association che raduna 38 tra i principali hotel, ristoranti, discoteche e stabilimenti balneari dell’isola. Il loro ruolo è fondamentale, visto che l’industria del tempo libero contribuisce al 35% del PIL dell’isola, circa 770 milioni di euro all’anno.
La mancanza di turisti potrebbe danneggiare gli stessi abitanti di Ibiza: infatti c’è il rischio che si perdano oltre 4 mila posti di lavoro in un momento dell’anno in cui invece solitamente ne nascevano quasi 500 in più. La riapertura dei locali fino a una capienza di 300 persone, prevista da lunedì 22, potrebbe non bastare, visto che quelli più grandi rimarranno chiusi fino a data da destinarsi.
Alle isole Canarie si aspetta il mese di luglio per la riapertura di locali e hotel, quando sarà nuovamente permesso il turismo straniero, il vero volano dell’economia locale. Infatti lo scorso anno sono arrivati 15 milioni di visitatori sulle isole e di questi ben 13 milioni venivano dall’estero. Un dato che rende chiara l’importanza del turismo, che vale il 35% del PIL locale e il 40% dei posti di lavoro della regione.
Secondo quanto disposto dal governo regionale, i night club potranno riaprire soltanto al 75% della loro capacità mentre saranno previste restrizioni sia per gli eventi all’esterno, che non potranno superare le mille presenze, sia all’interno, dove non sarà permesso andare oltre i 300 ospiti.
Nonostante queste regole la speranza è un’altra: «ci auguriamo che non ritorni la pandemia nei nostri mercati internazionali di riferimento come Regno Unito, Germania, Paesi scandinavi e Italia. Rischieremmo di non avere più turisti stranieri» ha dichiarato il governatore delle Isole Canarie Angel Victor Torres al settimanale britannico The Observer.
Grecia
Ad Atene sono certi: i turisti quest’anno saranno molti di meno dei 33 milioni arrivati nel 2019. La speranza è riposta nel fascino mai tramontato di isole come Mykonos, Rodi e Santorini. Nonostante tutti i locali abbiano già riaperto e dal 1° luglio sia previsto l’arrivo dei primi voli internazionali il timore è che un turismo a metà possa compromettere l’economia locale, specie in un anno dove non è previsto nemmeno l’attracco delle navi da crociera.
Tutti i locali, come il famoso Tropicana di Mykonos, saranno obbligati a osservare il rigido protocollo di distanziamento sociale e l’obbligo di mascherina negli ambienti affollati previsto dal governo ellenico. Non sono previste eccezioni alla regola, come dimostra il bar Alemagou sulla spiaggia di Ftelia a Mykonos dove il mancato rispetto delle regole ha portato una multa di 20 mila euro al locale e l’obbligo per i proprietari di chiudere l’esercizio per due mesi.
Malta
Come in Grecia, anche a Malta il turismo è destinato a ripartire a partire dal prossimo 1° luglio con l’arrivo dei primi voli internazionali. Il numero di visitatori sarà però ben distante dai 2,1 milioni registrati nei primi nove mesi del 2019 e capaci di generare un indotto da 2,1 miliardi di euro, il 15% circa del PIL nazionale.
Gli oltre 40 locali e club dell’isola sono ancora chiusi, in attesa di capire come ripartire evitando assembramenti e rispettando le previste norme di distanziamento sociale mentre per le discoteche si attende ancora il via libera del governo, che ancora non ha stabilito le linee guida. In questo contesto l’unico locale ad aver riaperto ufficialmente i battenti è il MedAsia Playa, sulla spiaggia di Sliema, che ha organizzato i suoi tavoli, rispettando la distanza di circa 2 metri i tavoli e il divieto di assembramenti di più 6 persone.