Oltre i quadrati neri. Per comprendere la gravità del razzismo contro i neri negli Stati Uniti serve informarsi, discutere, riflettere. E se può essere utile, anche guardare documentari. Vulture ne ha selezionati una dozzina che indagano sul problema delle violenze della polizia nei confronti delle minorante.
Il primo è “Let the Fire Burn”, del 2013. Realizzato dal regista Jason Osder. Ricostruisce lo scontro, avvenuto nel 1985 tra la polizia di Philadelphia e i membri del gruppo di liberazione nero MOVE. Gli sgomberi organizzati dall’autorità trovano una resistenza inaspettata e le forze dell’ordine ricorrono a gas lacrimogeni, esplosivi, e spari. Con il permesso del sindaco, le case occupate vengono bruciate. Moriranno nel fuoco cinque bambini e sei adulti.
Il regista John Ridley ha invece girato “Let It Fall: Los Angeles 1982-1992”, del 2017. Un racconto dettagliatissimo di dieci anni (dal 1982 al 1992, appunto) di abusi e violenze condotte dalla polizia della città nei confronti della comunità nera e latina. Le tensioni esploderanno quando gli agenti accusati del pestaggio del tassista Rodney King, un fatto gravissimo, verranno prosciolti.
Sullo stesso tema “LA 92”, di Daniel Lindsay e T.J. Martin, sempre del 2017. Racconta i medesimi eventi, ma con uno sguardo più ravvicinato. Si avvale di materiale originale, servizi di telegiornali e interviste, è un documento fondamentale per comprendere l’esercizio dell’oppressione condotto dalla polizia.
La quarta proposta è “Whose Streets?”, del 2017. Qui i registi Sabaah Folayan e Damon Davis ripercorrono le proteste che hanno paralizzato una nazione, quelle di Ferguson, nel Missouri nel 2014. Sono gli scontri e le manifestazioni che hanno segnato le settimane successive all’uccisione di Michal Brown Jr. Video e riprese televisive che mostrano atti di coraggio e sfida per una comunità che, non avendo più nulla da perdere, si riversa sulle strade.
E ancora: “Copwatch”, sempre del 2017. Qui Camilla Hall documenta le azioni di We Copwatch, una rete di attivisti che insegna ai cittadini a riprendere – secondo le disposizioni di legge – a riprendere e fotografare le attività dei giornalisti. Il documentario, che segue le azioni del suo fondatore, Jacob Crawford, racconta le attività quotidiane della sua organizzazione, raccontando storie ed esperienze quotidiane.
“16 Shots”, del 2019, racconta quanto accadde dopo l’improvvisa uccisione di Laquan McDonald, un 17enne di colore assassinato dall’agente della polizia di Chicago Jason Van Dyke. Il film su concentra sui tentativi di controllo e insabbiamento fatti dagli agenti presenti sulla scena e dalle persone al potere. Lo dirige Rick Rowley.
“Do Not Resist”, del 2016, descrive, con la regia di Craig Atkinson,la parabola della militarizzazione della polizia americana. Nella frenesia sorta dopo l’11 settembre, si vede come le spese in armi per le forze dell’ordine siano cresciute, portando alla creazione di un corpo più adatto ad andare in guerra contro la comunità, più che a proteggerla.
Sul modello della serie televisiva della Fox “Cops”, anche il documentario “The Force” (2017), di Peter Nicks, cerca di raccontare la vita di tutti i giorni di un dipartimento di polizia di Oakland, nel tentativo di liberarsi delle “mele marce” che infestano da anni le sue file.
Allo stesso modo, “Crime + Punishment”, del 2018, di Stephen Maing mostra gli sforzi di un gruppo di poliziotti neri e latini che cercano di responsabilizzare il proprio dipartimento di fronte alle politiche discriminatorie messe in atto nei confronti delle loro rispettive comunità. Due film che mostrano come il sistema appaia ormai irrecuperabile.
“The Death and Life of Marsha P. Johnson” (2017), è la storia del personaggio di Marsha P. Johnson, tra i protagonisti delle rivolte di Stonewall, del giugno 1969, evento fondamentale per il movimento dei diritti civili per gli omosessuali. Un documentario che va oltre i moti e gli scontri con la polizia, perché David France, racconta la sua vita e la sua morte, un mistero tuttora irrisolto su cui hanno investigato gli stessi poliziotti contro cui lei ha combattuto.
Oltre alle violenze della polizia, c’è un sistema carcerario sorto sulla discriminazione. Un aspetto inquietante della società americana indagato da “13th” (2016), di Ava DuVernay. Perché gli scontri con le forze dell’ordine non si concludono con gli arresti. Il modello di oppressione prosegue.
Infine, “I Am Not Your Negro”, sempre del 2016, parte dagli appunti lasciati dallo scrittore James Baldwin al suo ultimo libro, “Remember This House”, lasciato incompiuto. È un suo ritratto a 360 gradi, fatto di vecchi spezzoni, interviste, letture (la sua prosa è letta da Samuel L. Jackson). Uscito subito dopo l’elezione di Donald Trump, è stato salutato come un balsamo consolatore di fronte alla triste stagione che si stava aprendo.