Una nuova visioneI Paesi dell’Europa meridionale non hanno bisogno di soldi, ma di più capitalismo

Negli Stati membri criticati dal “quartetto frugale” il coronavirus ha messo a nudo problemi già esistenti e la necessità di riformare l‘intero sistema economico. Come è successo in passato per Regno Unito e Svezia, i problemi di Francia, Italia e Spagna non si risolveranno con sussidi e salvataggi, ma con riforme economiche che porteranno a mercati più liberi

Da diverse settimane un gruppo di parsimoniosi Stati europei – il cosiddetto “quartetto frugale”, costituito da Danimarca, Paesi Bassi, Austria e Svezia, affiancato dalla Finlandia – si sta battendo contro la Francia e gli Stati membri del Sud Europa (in particolare, Italia e Spagna). Gli Stati meridionali vorrebbero che i loro colleghi del Nord approvassero fondi per un valore di miliardi di euro come parte del pacchetto di aiuti dell’Unione Europea (Recovery Fund).

Ma i “frugali” sono decisi ad applicare ad eventuali sussidi alcune condizioni: il cancelliere austriaco Kurz, ad esempio, ha chiesto che i paesi dell’Europa meridionale riformino il mercato del lavoro e il sistema pensionistico, riducano il peso della burocrazia e vengano alle prese con la corruzione.

Il Primo ministro olandese Mark Rutte, per conto suo, ha richiesto che, al fine di ottenere il versamento dei fondi, i paesi beneficiari degli aiuti UE non debbano limitarsi a promettere di attuale le riforme, ma le abbiamo effettivamente attuate, esigendo una “garanzia assoluta” che le riforme siano davvero state fatte. Rutte esige altresì che a ciascuno Stato membri sia concesso il diritto di bloccare il versamento dei fondi UE in caso di dubbi o preoccupazioni su come verrebbero spesi.

Kurz e Rutte hanno ragione da vendere. Dopo tutto, il motivo che ha fatto sì che l’economia italiana e di altri paesi si trovino nei pasticci non è la crisi del coronavirus. La pandemia di Covid-19 non ha fatto che mettere a nudo problemi già esistenti e queste debolezze si possono sintetizzare in una frase: “non c’è abbastanza capitalismo”.

L’Indice della libertà economica

Le mancanze dei paesi del Sud Europa risultano evidenti consultando l’Indice della libertà economica, compilato dalla Heritage Foundation a partirte dal 1995. L’Indice misura la libertà economica di 180 paesi in tutto il mondo. Il sociologo Erich Weede lo ha definito una sorta di “scala del capitalismo”.

I “frugali” e la Finlandia hanno punteggi di libertà economica decisamente elevati. Nella classifica (minore il punteggio, maggiore la libertà economica) i cinque paesi dell’Europa settentrionale sono così posizionati:

8 Danimarca

14 Paesi Bassi

20 Finlandia

22 Svezia

29 Austria

Viceversa, la Francia e i paesi che si affacciamo sul Mediterraneo sono, dal punto di vista economico, decisamente meno liberi:

58 Spagna

64 Francia

74 Italia

100 Grecia

Il problema della corruzione

Se diamo un’occhiata all’Indice della Percezione della Corruzione prodotto ogni anno da Transparency International, vediamo che anche in questo caso i “frugali” non hanno tutti i torti a temere un flusso incontrollato di denaro verso i paesi del Sud Europa. La corruzione percepita nei “frugali” e in Finlandia è molto bassa (in questo caso, ad un punteggio più basso corrisponde un minor livello di corruzione del settore pubblico):

1 Danimarca

3 Finlandia

4 Svezia

8 Paesi Bassi

12 Austria

In Europa meridionale il quadro è alquanto diverso:

30 Spagna

51 Italia

60 Grecia

Cosa possiamo imparare da Svezia, Germania e Regno Unito

Anche quando i paesi vengono classificati sulla base delle normative sul mercato del lavoro e del peso della burocrazia osserviamo risultati analoghi. L’esperienza storica ha ripetutamente dimostrato che le crisi economiche in un determinato paese sono sovente la conseguenza di un’eccessiva interferenza e di una mancanza di capitalismo e di libertà dei mercati. L’unico modo per uscire dalla crisi consiste nell’introduzione di un programma di riforme per liberare il mercato.

Negli anni Settanta il Regno Unito veniva definito “il malato d’Europa” e ha potuto rimettersi in piedi solo grazie alle riforme economiche di Margaret Thatcher che hanno portato nel paese mercati più liberi. Anche la Svezia, sul principio degli anni Novanta, ha riformato il proprio sistema economico: le tasse sono state ridotte (alcune imposte, come quella sui beni immobili, sulle successioni ereditarie e sulle donazioni, sono state interamente abolite), il mercato del lavoro è stato deregolamentato e gli eccessi del welfare sono stati eliminati.

Tra il 1995 e il 2019, il punteggio della Svezia nell’Indice della libertà economica è aumentato di 13,5 punti, passando da 61,4 a 74,9. Le riforme hanno così gettato le basi per la successiva ripresa economica svedese. Anche in Germania, le riforme dell’Agenda 2010 attuate da Gerhard Schröder hanno prodotto un dimezzamento della disoccupazione e un’espansione economica duratura.

Nessuno di questi paesi è tornato in salute grazie a prebende concesse da altri: tutti hanno ripreso a crescere in virtù di profonde riforme in senso capitalistico. Queste esperienza storiche non lasciano dubbi in merito ai provvedimenti che potrebbero contribuire maggiormente ad aiutare paesi come l’Italia. I problemi strutturali dei paesi dell’Europa meridionale non verranno risolti da sussidi e “salvataggi”: l’unica cosa che può aiutare è più capitalismo! La stessa ricetta, ad esempio, è urgentemente necessaria in Francia, un paese che si oppone testardamente ai tentativi di Emmanuel Macron di realizzare un programma di riforme economiche.

Peraltro, anche i paesi che oggi vanno relativamente bene – come la Germania – hanno un urgente bisogno di ulteriori riforme economiche. Oggi la Germania riposa sugli allori delle riforme di Schröder, attuate quasi vent’anni fa. Nel frattempo, non si sono verificati fatti positivi, anzi: la Germania ha di fatto trasformato il proprio settore dell’energia in un’economia pianificata e sta per fare lo stesso per l’industria automobilistica. Analogamente, nel settore dell’edilizia abitativa la crescente interferenza e regolamentazione dello Stato sta soffocando le forze di mercato. In verità non sono solo i paesi dell’Europa meridionale, ma è l’intero continente ad aver bisogno di più capitalismo.