Elephant no more. Niente più elefante. Un nuovo paper pubblicato dall’icona degli studi sulla disuguaglianza Branko Milanovic propone una nuova versione dell’aumento della ricchezza a livello mondiale, ritoccando una delle sue analisi più rilevanti: quella rappresentata dal grafico a forma di elefante.
Nel 2013 il serbo-americano, ex capo economista della Banca Mondiale e docente alla City University di New York, ha dimostrato come a usufruire del massimo incremento di ricchezza negli anni della Grande Crisi sia stata l’Asia – in particolare la Cina con il suo grande bacino di «classe media mondiale» – mentre il mondo occidentale ha vissuto un netto declino della sua middle class. A questo si aggiungeva un boom dei guadagni di una ristrettissima élite globale: la crescita di quell’1 per cento di super ricchi, visibile graficamente come la proboscide dell’elefante.
Il paper pubblicato dallo stesso Milanovic il 5 luglio – dal titolo “Dopo la crisi finanziaria: l’evoluzione del reddito globale tra il 2008 e il 2013” – ha spiegato come nei cinque anni successivi alla grande crisi economica l’1 per cento si sia arricchito molto meno rispetto allo studio precedente.
Le disuguaglianze economiche globali, dice Milanovic nel suo studio, sono diminuite ancora, e questo si deve alla popolazione cinese: un grande bacino di classe media uscita dalla povertà che influenza molto le rilevazioni statistiche a livello mondiale.
«La crescita globale dell’1 per cento è rallentata in modo significativo dopo la crisi finanziaria, la sua quota nel reddito globale è diminuita», aveva scritto l’economista su Twitter anticipando la pubblicazione di qualche ora. In altre parole, l’economia mondiale è diventata meno diseguale negli anni successivi al 2008 perché l’élite più ricca ha rallentato la sua corsa mentre la classe media ha mantenuto i suoi standard: la proboscide dell’elefante si è abbassata.
L’analisi di Milanovic, con il suo Grafico dell’Elefante era diventato in poco tempo uno dei riferimenti più importanti per gli analisti economici di tutto il mondo, al pari del saggio dell’economista francese Thomas Piketty “Il capitale nel XXI secolo”, pubblicato per la prima volta in lingua inglese nel 2014.
Un articolo di Bloomberg spiega che gli studi dell’economista serbo-americano «sono in grado di rappresentare con precisione l’economia mondiale solo con un margine di ritardo sull’attualità perché fanno riferimento a una moltitudine di dati nazionali e internazionali che non sempre sono disponibili o aggiornati». Nelle conclusioni del suo paper, infatti, Milanovic scrive: «È troppo presto per giudicare l’impatto del crollo del coronavirus sulla disuguaglianza globale».