As simple as DibbaLe semplificazioni dell’ideologia populista in un decreto che non semplifica nulla

La rincorsa tra iper-regolamentazione e deroghe ad hoc pone nel testo lo stesso modello adottato per il Ponte Morandi anche per il rifacimento del tetto di una caserma o dei bagni di una scuola. La strategia è quella dei Cinque Stelle, per cui ogni opera pubblica è un furto tranne quelle controllate dai grillini stessi

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Il Professor Sabino Cassese ha sbertucciato in più occasioni il decreto semplificazioni del Governo come un esercizio di centralismo regolatorio, frutto di un’idea tanto ignorante, quanto miracolistica dell’efficienza amministrativa.

L’illusione di sveltire pensieri e azioni della Pubblica amministrazione concentrandoli in capo ad autorità onnipotenti sulla carta e impotenti nella pratica non è nuova e contraddice tutte le indicazioni che gli studiosi predicano inutilmente da decenni: delegificare, decentrare, disincentivare l’omissione “difensiva”, privilegiare i controlli ex post, evitare deroghe e logiche d’emergenza.

Nell’Italia populista invece “semplificare” non significa migliorare il sistema regolatorio e i processi amministrativi, ma inaugurare universi paralleli di decisioni discrezionali e di poteri eccezionali. E a poteri eccezionali devono corrispondere sempre opere eccezionali, cioè opere ordinarie passate burocraticamente di grado, per fuoriuscire dalla normalità e maturare un rango superiore e speciale.

Ci si balocca così con il “modello Genova”, come se la vicenda del Ponte Morandi fosse equivalente a qualunque altra e replicabile in qualunque contesto, anche per il rifacimento del tetto di una caserma e dei bagni di una scuola. Questa perenne rincorsa tra iper-regolamentazione e deroghe ad hoc, tra moltiplicazione di istanze e autorità di controllo e instaurazione di regimi e poteri super-discrezionali, è la manifestazione di una vera e propria dissociazione mentale tra il dovere di fare qualcosa e la retorica del non fare nulla, come prevenzione della “mangiatoia”.

La politica populista deve perennemente stare in bilico tra questo racconto e gli oneri della realtà, rimanendo tributaria della retorica anti-casta e nello stesso tempo fedele all’idea che la buona politica sia un prodotto di politici buoni e “onesti”, non di regole efficienti, di processi trasparenti e di istituzioni funzionanti.

Detto in altri termini, questo “decreto semplificazioni”, in cui proprio i Cinque Stelle sono stati i propugnatori delle deroghe più forti e pericolose alla normativa sugli appalti, è un prodotto del “Di Battista pensiero”, per cui ogni opera pubblica è un furto – e quindi la Raggi è una santa perché ha portato Roma al degrado non facendo e non facendo fare nulla – tranne quelle controllate personalmente dai veri rappresentanti del popolo, cioè da quelli “onesti” come lui.

Eppure, l’ideologia parassitaria e poveraccista che sta dietro questo metodo ha già ricevuto una clamorosa smentita dal modo in cui l’Italia (non) ha gestito l’emergenza Covid. Proprio la struttura commissariale di Arcuri dimostra quanto sia vana l’illusione di migliorare tempi, qualità e risultati dell’azione amministrativa decretando la dittatura di un manager coi pieni poteri, i cui «provvedimenti possono essere adottati in deroga a ogni disposizione vigente», come recita stentoreamente la norma istitutiva della figura del super-commissario.

Il fallimento clamoroso di Arcuri, la cui inanità è stata pari solo all’arroganza, sta a lì a dimostrarlo. A distanza di quattro mesi dall’istituzione di quella struttura che può fare quello che vuole e come vuole, le armi per combattere il potenziale ritorno in grande stile della pandemia sono una app, Immuni, che non ha scaricato praticamente nessuno e un sistema di trattamento, che non garantisce affatto a chi ha avuto contatti con persone positive di essere sottoposto al tampone in tempi ragionevoli e di non essere costretto a settimane di isolamento domiciliare. Per non parlare dei presidi medici essenziali, a partire dalle mascherine, che hanno iniziato a essere disponibili non durante, ma alla fine dell’emergenza di marzo-aprile 2020.

Non è dunque un caso, ma una coincidenza molti significativa che il Governo abbia varato il decreto semplificazioni nelle stesse ore in cui promuoveva Arcuri a super-commissario della scuola italiana e a onnipotente guardiano della salute di docenti e studenti.

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