I principi che verrannoPerché gli anni Venti saranno quelli dell’etica aumentata

Il futuro dell’Italia passa per un ripensamento di tutto ciò che è avvenuto, dalla rivalutazione del suo capitale (non solo economico o culturale) e dalle nuove basi morali poste dai giovani. Lo scrive Francesco Morace in “La rinascita dell’Italia” (Egea)

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Olivier DOULIERY / AFP

Oggi possiamo dirlo con certezza: il 2020 ha rappresentato una soglia simbolica, un arrivo e una partenza.

La potenza dei numeri ha sempre plasmato l’immaginario del mondo e il 2020 non ha fatto eccezione: a prescindere dal Covid-19 che peraltro è un frutto avvelenato del decennio precedente, incubato e diffuso negli ultimi mesi del 2019.

Possiamo considerarlo la tragica chiusura di un cerchio. Il 2020 è un anno doppio, bisesto, che come nel gioco di specchi che propone ha amplificato problemi e soluzioni: a partire dall’emergenza virus con cui abbiamo aperto le danze. In queste pagine cercheremo di enfatizzare la capacità simbolica di incidere nel futuro, e di sottolineare la presa di responsabilità che questo implica, proponendo un percorso di crescita verso un mondo più equilibrato.

Siamo arrivati alla fine di un decennio che – come nello scorso secolo – ha impattato sull’esistenza quotidiana in modo deciso e a volte traumatico.

Pur non conoscendo una guerra mondiale come un secolo fa, le discontinuità e l’avvento di nuovi paradigmi hanno segnato l’Italia e il mondo intero.

Big data, sharing economy, intelligenza artificiale (AI), fake news e influencer hanno fatto la differenza: nella politica, nel business, nella vita quotidiana.

Sintetizzando possiamo affermare che gli anni Dieci del terzo millennio hanno marcato un punto di svolta all’insegna del modo digitale: soggettivo, contagioso, innovativo, istantaneo, ma anche inconsapevole, evanescente, pervasivo, guidato in modo potente e non trasparente da un’intelligenza artificiale controllata da pochi.

Da un pensiero politico tanto impoverito quanto spregiudicato: il tweet diventa slogan e poi si dissolve nel rutilante mondo della simulazione, come aveva brillantemente previsto Jean Baudrillard.

 

Oscenità della comunicazione: troppo di tutto, come nella pornografia. Tutto ciò ha creato nuove possibilità e connessioni vitali, ma anche indicato un rischio elevato di futuro maldistribuito, alimentando forme individuali, civili e sociali di azione e reazione, nel bene e nel male.

In questo contesto il 2020 diventa una data simbolica, uno spartiacque per chi si occupa di politica, di business e di social innovation: dinamiche che sempre più verranno ricondotte ai processi che le creano e le sostengono.

Cresceranno attivismo e desiderio di contare e di contarsi, ponendosi al centro della scena con la propria presenza autentica, complementare a quella digitale – che certo non verrà rifiutata ma al contrario utilizzata per amplificare quella fisica, come nei momenti più drammatici della quarantena a cui tutti noi siamo stati sottoposti.

Il movimento Fridays For Future nel mondo, quello dei «ragazzi per la democrazia» a Hong Kong, seguiti in Italia da quello delle Sardine, hanno sollecitato milioni di persone a manifestare con la loro presenza in piazza questa esigenza simbolica: esserci per contare.

Come ha scritto brillantemente Nadia Urbinati: «Le sardine sono espressione di un potere costituente etico. Non si indignano ma affermano un’esistenza, quella della cittadinanza».

Nel farlo non intervengono solo sui contenuti da avversare (il sovranismo, il razzismo, il fascismo) ma anche e soprattutto sulle forme della comunicazione: meno aggressiva e limitata agli slogan, più riflessiva e responsabile, in grado di restituire la complessità del mondo.

Viene così richiesto un orizzonte più ampio e a lungo termine, che rischiava di appiattirsi su un presente limitato e riprodotto ossessivamente dai social. Un pensiero sistemico che la difesa dal contagio ha reso indispensabile.

I prossimi anni Venti dovranno allora svilupparsi all’insegna di un’etica aumentata che guarderà ai diritti di cittadinanza, proteggerà i diritti del mondo fisico (salute pubblica, ambiente, comunità locali, siti specifici), valorizzerà le persone in carne e ossa e la loro dignità, utilizzando anche la potenza dei big data per raggiungere l’obiettivo, senza consegnarsi in modo acritico e irresponsabile alla potenza di calcolo dell’algoritmo, che nel caso del virus ha aiutato poco.

Bisogna in questo modo affrontare il grande rischio indicato dallo psicologo americano Philip Zimbardo che Mauro Magatti ricorda così: «Zimbardo arrivò alla conclusione che, in particolari condizioni, è possibile la trasformazione della coscienza morale collettiva nella forma di una progressiva perdita dei criteri morali fondamentali. Zimbardo ha chiamato tale mutazione effetto Lucifero».

Il rischio di questa perdita è stato avvertito da tutti noi, ma solo in concomitanza di un rischio enorme per la nostra salute.

Affinché la trasfigurazione necessaria sia compiuta occorrerà coinvolgere le energie fresche delle nuove generazioni: in questo contesto i Millennials e ancor più la Generazione Zeta saranno infatti in grado di fare la differenza ed è dalle loro sensibilità che bisognerà ripartire.

Le ipotesi che proporremo in questa riflessione, e che riguardano in particolare l’Italia e il suo futuro, dovranno quindi misurarsi con i valori e i comportamenti dei più giovani (dai 15 ai 30 anni), peraltro meno toccati dal rischio virale, e verranno poi elaborate incontrando le altre generazioni che a questi giovani guardano con speranza e interesse.

Si giocherà una nuova partita e prima ancora di cominciare sarà necessario capire le regole e i pezzi sulla scacchiera: scelte selettive, specificità dei giudizi, motivazioni tangibili, ma anche centralità del ragionamento e della riflessione.

Si tratta di dinamiche generative che si possono riassumere in una esigenza condivisa: consapevolezza che implica responsabilità nell’essere presenti a se stessi. Perché, come scrive Vito Mancuso, «ritengo che l’etica debba entrare di diritto nel kit di sopravvivenza dell’umanità: non è più sostenibile istruire la mente trascurando l’educazione del cuore, inteso quale centrale operativa della volontà».

È chiaro che il mondo adulto a sua volta dovrà ascoltare, osservare e sostenere la sfida delle giovani generazioni che, dal punto di vista ambientale, ma anche delle opportunità lavorative e del proprio riconoscimento sociale, si sentono oggi fortemente penalizzate.

Gli anni Venti del terzo millennio potranno diventare un tempo e un luogo di rinascita culturale e innovazione sociale, proprio come in Usa negli Anni Ruggenti del secolo scorso (in Europa purtroppo la storia prese un’altra piega), a condizione però che sappiano affrontare questa sfida con coraggio.

 

da “La rinascita dell’Italia. Una visione per il futuro tra etica ed estetica aumentate”, di Francesco Morace, Egea, 2020, 16 euro