EuropodEcco come l’Europa può uscire dal Covid-19 più forte di prima

Per l’ex ministro della Cultura e attuale presidente dello IED, l’Istituto dei democratici europei, è necessario trasformare la crisi in un’opportunità «Serve alimentare un consenso popolare intorno all’Unione»

Afp

«Il debito pubblico italiano si sta avvicinando al 150 per cento del PIL, mentre la Francia sforerà il 120 per cento». Come dire: la crisi è sotto agli occhi di tutti. E nel primo episodio di European Democracy Lab, il nuovo podcast dello IED – l’Istituto dei democratici europei, l’ex-ministro della Cultura e sindaco di Roma, Francesco Rutelli (oggi presidente dello IED e di ANICA) prende pienamente atto della gravità della situazione. 

Del resto, secondo il Fondo monetario internazionale, l’economia di Spagna, Italia e Francia si potrebbe contrarre tra il 12 e il 14 per cento. E se sul piano sanitario è vero che l’emergenza Covid-19 sembrerebbe essere sotto controllo, si aspetta comunque un vaccino – unico antidoto definitivo al virus. Intanto, da un punto di vista prettamente politico, le forze antieuropeiste sono pronte a sfruttare l’onda lunga dello shock, anche alla luce di contestazioni sempre più diffuse e che prendono di mira le misure dei governi. 

In un contesto del genere, in Europa, «il dialogo tra paesi è molto importante per evitare che si affermi una nuova divisione intra-Ue», insiste il presidente dello IED. Malgrado la situazione sia difficile, Rutelli crede nella capacità dell’Europa di uscire da questa crisi più unita di quanto non fosse prima. 

Come è noto, il presidente francese, Emmanuel Macron e la cancelliera Angela Merkel, hanno proposto che la Commissione europea sostenga il rilancio con almeno 500 miliardi di euro. L’esecutivo comunitario si è messo in moto e ha definito un potenziale piano di rilancio anche più consistente. Si tratta di «un’iniziativa lodevole», secondo Rutelli. Nell’ottica del duo franco-tedesco, le risorse andrebbero trovate sul mercato, tramite l’emissione di titoli a nome dell’Ue. La proposta è al centro di negoziati. 

Ma, nell’attesa, l’Europa non può starsene con le mani in mano. È per questo che Rutelli invita la politica a stimolare una presa di coscienza sull’Unione: «Serve alimentare un consenso popolare intorno all’Europa. Le persone comuni devono comprendere che l’Unione sta andando avanti e che l’integrazione porta risultati concreti». 

In questo senso, l’ex ministro invita anche la gioventù del Continente a mobilitarsi:  «Abbiamo bisogno di leader giovani che comprendano come ci sia bisognodell’Europa, alla luce di risorse sempre più scarse, dei rischi legati al cambiamento climatico in atto, che proprio l’emergenza Covid ha reso ancor più importante affrontare, e a potenziali conflitti sociali». 

E così si arriva anche alla difesa della diversità culturale europea, ma sempre in un’ottica propositiva: «Si tratta di sviluppare un soft power, una democrazia culturale dell’Europa nel mondo, fondata sul suo patrimonio artistico, ma anche sull’industria creativa contemporanea». 

Se oggi l’Unione ha bisogno di un rinnovamento, è anche perché i principi e i valori fondanti dell’Ue – come garantire la pace nel Continente – non bastano più: «Aver garantito 70 anni di pace? È stato un risultato decisivo, ma bisogna andare oltre. I cittadini vogliono un’Europa che reagisca, che sia in grado di prendere decisioni importanti. Ora o mai più».  

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