Il rumore fuori dalla mia finestra ora (raramente una sirena d’ambulanza, il mormorio basso del traffico, una radio alta occasionale, le grida occasionali dei litigi da innamorati) mi porta a concludere che, nel mio angolo di mondo, siamo entrati nella Fase 27 della crisi generale, a meno che non sia la Fase 218.
La rivoluzione non marcia più nelle strade, né c’è la controrivoluzione che si aggira sopra di noi negli elicotteri.
La tensione, estrema, si è rilassata ed è diventata tensione non-estrema. Allarmante a bassi livelli, stancante, pre-tempesta. Prevedo che, per domani, sarà anzi deprimente. Tutti devono sfiancarsi.
Una persona mi aveva invitato a una cena – evento esaltante, visto che non sta succedendo niente, almeno da questo punto di vista.
Poi il giorno dopo quella stessa persona mi ha richiamato per dirmi che, pensandoci, una cena è troppo rischiosa. Io per conto mio stavo già per declinare l’invito. Suppongo che tutti gli altri invitati abbiano detto no.
(Articolo pubblicato in inglese su Tablet)