I coniugi Clinton sarebbero a capo di un governo mondiale occulto che muove i fili di una rete di pedofili, cannibali, violentatori, forse anche vampiri. E George Soros, così come Bill Gates, starebbe controllando una filiera di produzione che esporta vaccini in tutto il mondo; mentre Barack Obama sarebbe stato un presidente illegittimo in quanto nato in Africa, quindi ineleggibile.
Le teorie del complotto negli Stati Uniti si moltiplicano giorno dopo giorno. Ma i seguaci di QAnon hanno raggiunto nuove vette, hanno fatto sistema e sono passati allo stadio successivo, diventando un segmento sempre più rilevante nella politica americana, dove hanno seguito soprattutto tra gli esponenti Repubblicani: in Italia sarebbero a metà strada tra i grillini e i gilet arancioni, inserendosi nel discorso politico al fianco di no-vax, oppositori del 5G e altre cospiratori.
«I sostenitori di QAnon sono passati da essere leoni da tastiera a candidati politici», scrive il New York Times in un articolo in cui racconta la nuova versione dei seguaci di questa teoria del complotto nata pochi anni fa.
Era l’autunno del 2017 quando, sul forum 4chan, sono apparsi messaggi firmati da “Q”: QAnon sta per Q Anonymous e non si sa chi ci sia dietro quel nickname, probabilmente più di una persona. Ma tra le tante idee circolate in rete c’è anche chi sostiene sia il figlio del presidente Kennedy, che vent’anni fa avrebbe simulato la propria morte in un incidente aereo per tornare, solo oggi, a combattere il Deep State, lo Stato profondo che governa l’ordine mondiale.
La rinnovata popolarità di questo gruppo ha un motivo ben preciso, e risponde al nome di Donald Trump. L’inquilino della Casa Bianca nel corso del suo primo mandato «ha dato seguito a numerose teorie cospirazioniste, indicando il Deep State come nemico da abbattere e cavalcando l’onda anti-establishment che ha infervorato i seguaci di QAnon», dice il Nyt.
Non a caso da febbraio a giugno di quest’anno i politici che hanno mostrato apprezzamento per QAnon hanno citato, ritwittato o risposto a Donald Trump circa 2mila volte su Twitter. In cambio il presidente avrebbe ritwittato almeno 14 volte contenuti riconducibili a QAnon, secondo Politico.
Così alle urne il prossimo autunno – dove si voterà per eleggere il presidente, ma anche per rinnovare la Camera dei Rappresentanti e un terzo del Senato – ci sono molti candidati del Partito repubblicano che hanno già espresso il proprio apprezzamento per QAnon e si definiscono “soldati digitali al servizio di QAnon”.
«Il numero esatto di candidati ascrivibili al movimento non si conosce ancora, forse una dozzina quelli che hanno superato le primarie del partito, e quasi tutti perderanno a novembre. Sono riconoscibili soprattutto dal linguaggio e dagli hashtag usati sui social media», dice il New York Times.
Per quanto possano essere estremisti e in alcuni casi impresentabili, il Grand Old Party non può far a meno di loro. Come fa notare il quotidiano statunitense, «i leader repubblicani non possono permettersi di scontentare i tanti elettori che condividono le stesse idee. Il partito vorrebbe mantenere le distanze, almeno in pubblico, ma i documenti rivelano che i finanziamenti della campagna elettorale hanno dato sostegno a molti seguaci di QAnon».
Il movimento è in espansione e pesca seguaci illustri anche al di fuori dello zoccolo duro, come l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump, Michael Flynn. Durante il weekend del 4 luglio, Flynn ha condiviso su Twitter un video in cui recitava il giuramento del movimento con il motto «Where We Go One We Go All», dove va uno di noi andiamo tutti.
Il New York Times scrive che QAnon è già stato indicato dall’Fbi come «potenziale minaccia terroristica interna», ma adesso i suoi esponenti hanno i loro nomi sulle schede elettorali e i loro seguaci saranno tra gli elettori. Il quotidiano avverte: «Indipendentemente dal numero di candidati che vinceranno, la loro presenza sulla scena politica sta contribuendo a diffondere ulteriormente una cospirazione che, al suo interno, vede il governo come un nemico pericoloso».