Sentenze copia-incolla con tanto di condanna e indicazione dei termini di deposito delle motivazioni inviate alle parti prima ancora dell’udienza. È quello che accade in Conte d’appello di Venezia secondo la denuncia dell’Unione delle Camere penali del Veneto e di sette presidenti delle Camere penali della regione che, informata l’Unione nazionale delle Camere penali, hanno sollecitato il ministero della Giustizia a disporre un’ispezione urgente per capire cosa stia davvero succedendo negli uffici giudiziari veneziani.
Un fatto di «enorme gravità», ha denunciato il direttivo della Camera penale veneziana in una lettera inviata a tutti gli avvocati per informarli di quanto accaduto e auspicare che venga restituita al più presto «chiarezza ai rapporti processuali ed al giudizio d’appello nella nostra Corte».
«Lo scorso 6 luglio ci veniva comunicato che, durante l’udienza tenutasi dinanzi alla I Sezione penale, anziché l’usuale relazione scritta – che già costituisce di per sé pervicace prassi contra legem – era stato consegnato alle difese l’ordito motivazionale della sentenza, comprensivo del dispositivo, che disattende le tesi degli appellanti» recita la lettera degli avvocati.
La segnalazione arriva da due legali veneziani, mentre l’udienza incriminata risale allo scorso 6 luglio ed è avvenuta di fronte alla prima sezione penale della Corte, presieduta dalla trevigiana Luisa Napolitano (già componente del Consiglio superiore della magistratura, fino al 2010) e il giudice relatore Giulio Borella.
Durante la seduta uno degli avvocati ha comunicato alla Camera penale di aver ricevuto con posta elettronica certificata, con tre giorni di anticipo rispetto all’udienza di discussione, la sentenza del processo. Erano «le motivazioni di rigetto ricavate attraverso quello che appare essere il copia e incolla di altra sentenza redatta nell’ottobre del 2016» continua il documento. Su quell’udienza anche il sostituto procuratore generale, Alessandro Severi, aveva chiesto chiarimenti. Ma le cause sono state rinviate al prossimo anno.
Alcuni membri dell’Unione delle Camere penali del Veneto sottolineano a Linkiesta come lo «sconcertante quadro documentale» rischia inoltre di legittimare l’idea che dietro a questo caso ci sia una sorta di prassi di «precostituzione del giudizio non solo rispetto alla camera di consiglio, ma anche alla discussione delle parti».
Una denuncia che ha trovato sul quotidiano locale Il Gazzettino la replica della presidente della Corte d’appello lagunare, Ines Marini. «Nessuna sentenza già scritta, ma una semplice bozza di ipotesi di decisione, predisposta dal giudice relatore sulla base di uno schema predisposto dal Csm e come consentito dalla Cassazione», spiega Marini.
«Quegli schemi, del tutto legittimi, sono stati trasmessi per errore agli avvocati, gettando ombre su decisioni che vengono sempre prese in camera di Consiglio, dopo aver ascoltato tutte le parti – precisa Ines Marini al giornale. Sono sorpresa della decisione della Camera penale di rivolgersi al ministero: non appena ho ricevuto la loro segnalazione mi sono immediatamente attivata per assumere i provvedimenti necessari, a garanzia della massima trasparenza e dunque trasmettendo tutti gli atti richiesti. Comprendo che gli avvocati possano avere frainteso, ma sono amareggiata. Le decisioni non erano state prese, lo ribadisco».
Sui giornali locali, tuttavia, il presidente di sezione Carlo Citterio rivendica paternità e metodo di queste motivazioni pre-compilate, «che non si sottrarrebbero al ripensamento collegiale, ma contribuirebbero, se condivise, ad implementare l’efficienza produttiva della Corte». Un modo per velocizzare i tempi, quindi, che potrebbe far parte di quegli sforzi compiuti dalla Corte veneziana per cercare di gestire gli enormi arretrati con una cronica carenza di personale che la stessa presidente della Corte Marini ha ricordato durate l’intervista.
Nel frattempo dall’Unione delle Camere penali nazionale e dal suo presidente Gian Domenico Caiazza arriva la condanna: «La Giunta ritiene il fatto gravissimo, meritevole non solo di approfondimento ispettivo ma di nette iniziative sul piano della verifica disciplinare dei comportamenti dei soggetti coinvolti».