I 27 leader degli Stati membri riuniti nel Consiglio europeo speciale sulla Bielorussia hanno mandato tre messaggi forti a chi protesta da 11 giorni contro il dittatore Aljaksandr Lukašėnko. Il politico ed ex militare presidente del Paese ininterrottamente dal 1994. Primo, l’Unione supporterà i bielorussi che vogliono le libertà fondamentali e la democrazia.
Secondo, Bruxelles sanzionerà economicamente tutti i responsabili di violenza, repressione e falsificazione dei risultati elettorali del 9 agosto. Saranno «sanzioni mirate su persone specifiche, senza danneggiare il popolo bielorusso», ha chiarito al presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Ovvero non ci saranno dazi o sanzioni alle imprese quanto piuttosto il congelamento dei beni posseduti in Europa da Lukašėnko e dai suoi collaboratori e compagni di partito, compresi divieti di visto all’interno dell’Ue. L’elenco delle persone sottoposte a sanzioni non è ancora stato pubblicato da Bruxelles.
Terzo, l’Unione europea sosterrà la transizione democratica pacifica in Bielorussia, come ha ricordato il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, nel suo discorso di apertura al Consiglio europeo: «Non vogliamo imporre i nostri modelli, ma non possiamo restare indifferenti al desiderio di libertà di un popolo che vuole aprire una pagina nuova»
Tradotto in euro, l’Unione mobiliterà per ora 53 milioni per la Bielorussia. Due milioni di euro per assistere le vittime della repressione e della violenza di Stato, sopratutto per coloro che sono stati arrestati e torturati dopo aver protestato pacificamente a Minsk, nella capitale. Un milione di euro andrà ai media indipendenti e alle associazioni della società civile, mentre 50 milioni di euro serviranno per il settore sanitario bielorusso, i servizi sociali e le imprese colpite durante l’emergenza coronavirus.