La canzone sarà anche «schifosa», avrà pure un testo «che fa tornare la donna indietro di 100 anni». Dopo averla ascoltata servirà «versare acqua santa nelle orecchie» (per purificarle), come ha detto James Bradley, candidato repubblicano al Congresso.
Il fatto è che, piaccia o non piaccia, “Wap” il nuovo singolo della rapper Cardi B, che canta insieme a Megan Thee Stallion, è già un successo.
È al primo posto della classifica di Spotify, al primo posto anche nella classifica Billboard Hot 100, ha totalizzato 93 milioni di streaming nella prima settimana dalla sua pubblicazione (record più alto di sempre), ha un video con 134 milioni di views – che mentre si scrive saranno già aumentati.
La canzone funziona perché, dice Cardi B, «è ciò che la gente vuole sentire», un brano «per adulti» che celebra in modo – come dire – molto esplicito la potenza del sesso femminile. “Wap” sta per “Wet-a Pussy”, e in tutto il testo i giochi di parole («molto molto molto molto volgari», ha detto Ben Shapiro) si sprecano.
Si sa: lo scandalo vende, la volgarità fa presa, le polemiche sono manna per gli artisti. Ma qui non si tratta solo del classico scontro tra bacchettoni e spregiudicati: è una dimensione diversa e c’entra, grazie a un timing così perfetto da far sospettare che fosse, se non calcolato, almeno preventivato, la politica. E le elezioni americane.
Cardi B e la sua canzone «scandalosa» vengono citati dalla critica repubblicana DeAnna Lorraine: «In America servono più donne come Melania e meno donne come Cardi B», ha scritto. Tanto è bastato perché la rapper, ex spogliarellista, replicasse postando una immagine in cui la moglie del presidente americano appare nuda. Un vecchio scatto dell’epoca in cui la First Lady, non ancora sposata con il Tycoon, lavorava come modella: «Perché, lei non vendeva la Wap?».
Sia chiaro, il livello della contesa è bassissimo, ma la posta in gioco no. Quando si ha a che fare con Cardi B, all’anagrafe Belcalis Marlenis Almánzar (il nome deriva dalla vodka Bacardi), non si tratta solo di musica, di showbiz e spettacolo.
Ma di una nuova epoca: sia per la sua biografia dickensiana da rapper verace – con tanto di gang giovanile, una madre che la caccia di casa, la relazione burrascosa che finisce in violenza, lo strip-tease come attività cominciata a 19 anni per mantenersi e tornare a studiare, i furti ai clienti dopo averli spogliati, il talento canoro nascosto e, certo, la provenienza da una minoranza etnica – sia per la celebrità ottenuta grazie ai video postati su Instagram e Vine e poi ai reality musicali.
Piaccia o non piaccia, è una donna (è un’icona?) che indica un modo di essere contemporanei. Gli ascolti e gli streaming non saranno voti, ma qualcosa significano. E se questo è «ciò che la gente vuole sentire», un motivo ci sarà.
Come tante star femminili, è orientata a sinistra (ama Alexandria Ocasio Cortez, e sostiene Joe Biden. Quando lo ha incontrato (su Zoom) per Elle ha chiarito, insieme al candidato democratico, che l’obiettivo primario «è sbattere fuori Trump dalla Casa Bianca», per poi occuparsi di giustizia sociale). Lei da sempre si batte per le minoranze, critica la brutalità della polizia e – soprattutto – rivendica una posizione di potere.
“Wap”, con la sua sfacciata e fiera volgarità incarna (e incanala) proprio questo; una forma di presa di potere, una rivendicazione, una dimostrazione di forza.
Ricca di metafore (tutte zozze), è al tempo stesso una metafora: indica l’inversione dei ruoli rispetto agli uomini e illustra un nuovo modo di essere più consapevoli, anche nelle parole. Ora lei decide, lei fa, lei si permette di parlare.
Un concetto espresso più volte con una brutta parola, “empowerment”, anche se c’è di più nella questione.
Ci si scandalizzava per Madonna, si sono gridati allarmi per Ariana Grande e la sua “Seven Rings” (attenuato però dall’estetica dolciastra del video).
Adesso è il momento di Cardi B, finita con gusto nel vortice della campagna elettorale: è un personaggio che canta lo spirito della rivendicazione, sostiene la voglia rivalsa che si è vista nelle proteste di qualche mese fa. Gli dà un sound. Non è Bob Dylan, certo. Ma i tempi sono cambiati.