La ricadutaFermiamo almeno la seconda ondata degli apodittici sulla scuola

Ministri, sottosegretari, leader di maggioranza e di opposizione si affannano a giurare che da settembre, qualunque cosa accada, le aule resteranno aperte e non avremo altri lockdown. Su che base?

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Dal presidente del Consiglio al ministro della Salute, dai leader dei partiti di maggioranza all’ultimo dei sottosegretari, sono settimane che in televisione, sui giornali, sui social network, politici di ogni ordine e grado garantiscono che le scuole resteranno aperte, qualunque cosa succeda. Complice il calo dei ricoveri e delle morti per coronavirus – calo che è però la diretta conseguenza della scelta di chiudere tutto, a cominciare dalle scuole – esponenti di maggioranza e opposizione fanno a gara nel mostrare il petto davanti alle telecamere, gridando che l’apertura delle scuole non è in discussione, che le scuole resteranno aperte comunque, a qualunque costo, in qualunque condizione.

È una priorità politica, ripetono con volto deciso, quasi che si trattasse di una formula magica, la cui semplice enunciazione bastasse ad allontanare per sempre ogni morbo malefico. E non si tratta solo di scuole, naturalmente. Da tempo ministri, viceministri e oppositori ripetono in coro che un altro lockdown è semplicemente impensabile, che l’Italia non reggerebbe, che non se ne parla nemmeno. Quali che siano i contagi, i malati, i posti disponibili negli ospedali.

E nessuno che li interrompa mai dicendo: scusate, ma dunque la volta scorsa, quando avete deciso di chiudere tutto per mesi, lo avete fatto per divertimento? Non era forse allora, con quei numeri, una scelta obbligata?

E se invece allora era proprio una scelta obbligata, non dovremmo essere più cauti oggi, anche nelle dichiarazioni? Forse, adesso, sarebbe più saggio parlare di ciò che può fare ciascuno di noi – governo, mezzi di comunicazione, semplici cittadini – per non tornare al punto di partenza, affinché non dobbiamo tornare anche a quelle drastiche soluzioni, invece di impegnarsi sin d’ora a non ripetere le uniche scelte che, sulla base dei numeri, hanno fin qui dimostrato di funzionare.

Dopo aver preso l’amara medicina, è il bambino che dovrebbe promettere di comportarsi in un certo modo, almeno nell’immediato, per evitare ricadute. Qui invece è il medico che, per paura di scontentare il bambino, promette di non dargli più la medicina, a prescindere. Siamo proprio sicuri che sia una strada saggia?

Se una cosa la prima ondata del virus dovrebbe avere insegnato a tutti, e specialmente ai politici, è proprio la prudenza nelle previsioni e negli impegni solenni su come affrontare l’epidemia. Abbiamo già grossi problemi a gestire il gran numero di asintomatici, evitiamo almeno la seconda ondata degli apodittici.

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