L’assemblea di ConfindustriaServe un nuovo grande patto per l’Italia, dice Carlo Bonomi

Il nuovo presidente dell’organizzazione delle imprese: «Nessun provvedimento di politica economica, misura istituzionale, capitolo di spesa, può generare effetti positivi, rilevanti e durevoli senza che la strategia venga compresa e validata da tutti gli operatori economici»

All’Auditorium Parco della Musica di Roma è andata in scena l’assemblea pubblica di Confindustria con il primo discorso ufficiale di Carlo Bonomi come presidente. «Il coraggio del futuro», è lo slogan dell’assemblea, scelto da Bonomi, che ieri è stato ricevuto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, insieme al direttore generale, Francesca Mariotti.

Bonomi ha assunto la presidenza di Confindustria per il mandato 20-24 nella fase di emergenza del Paese, dovuta alla pandemia, e anche per questo motivo prima di iniziare il suo discorso ha permesso una finestra all’ex presidente Vincenzo Boccia per congedarsi. In platea erano presenti anche il premier, Giuseppe Conte, il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, la sindaca di Roma, Virginia Raggi, Luigi Di Maio, Mario Monti e molti dei ministri in carica.

«Serve un nuovo grande patto per l’Italia», ha esordito Carlo Bonomi. «Dopo 25 anni di stasi» bisogna puntare su una «nuova produttività». «È su questo concetto ampio di produttività che si devono concentrare le azioni e le politiche dei prossimi anni, con l’obiettivo di massimizzare il ruolo di motore dello sviluppo del sistema delle imprese e del lavoro, e dare nuova centralità alla manifatture». Bonomi ha poi sottolineato: «Questo è il patto che chiediamo al Governo di scrivere», con Confindustria e con tutte le parti sociali; un patto che richiede «una visione alta e lungimirante».

«È compito della politica e istituzioni coinvolgere tutti soggetti della vita economica e sociale del nostro Paese per progettare il futuro – continua il presidente di Confindustria. Con l’ascolto reciproco, definendo insieme le priorità, è tempo di un’azione comune, o non sarà efficace!». Serve anche «una profonda riforma degli ammortizzatori sociali», tema sul quale «abbiamo inviato a metà luglio a governo e sindacati una proposta dettagliata, cui finora non abbiamo visto seguito» secondo il presidente di Confindustria. «Essa si ispira al varo di vere politiche attive del lavoro, smontando la parte di Reddito di cittadinanza non destinata al contrasto alla povertà ma destinata in teoria alle politiche del lavoro che però, di fatto, per constatazione ormai unanime non funziona».

Bonomi ha inoltre sottolineato l’importanza di un coinvolgimento corale: «Nessun provvedimento di politica economica, misura istituzionale, capitolo di spesa, può generare effetti positivi, rilevanti e durevoli senza che la strategia venga compresa e validata da tutti gli operatori economici» ha aggiunto. Per poi rivolgersi direttamente al premier Conte: «Servono scelte per l’Italia del futuro. Scelte anche controvento. Serve il coraggio del futuro», ha detto all’assemblea di Confindustria il leader degli industriali.

«Presidente, lei ha detto: “se sbaglio sull’utilizzo del Recovery Fund, mandatemi a casa”. No, signor presidente. Se si fallisce, nei pochi mesi che ormai che ci separano dalla definizione delle misure da presentare in Europa, non va a casa solo lei. Andiamo a casa tutti. percepisci il danno per il Paese sarebbe immenso» ha avvertito Bonomi. «Non ce lo possiamo permettere. È tempo di una azione comune, oppure non sarà un’azione efficace».

«Operazione verità su conti pubblici, rinuncia al Mes “danno certo”», che si traduce secondo Bonomi nell’adesione «allo spirito Ue ed obbliga ad un’operazione verità sui conti pubblici». È un altro dei passaggi del discorso del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, all’Assemblea 2020 in tema di Recovery Fund. «Nell’entusiasmo per i 208 miliardi dall’Europa, e che si aggiungono al Sure e alle nuove linee di credito Bei, tende a svanire l’attenzione sul danno certo per il Paese se il Governo rinuncia al Mes sanitario privo di condizionalità» ha sottolineato Bonomi.

Che ha aggiunto: «Non si scorge ancora una prospettiva solida di interventi che diano sostenibilità al maxi debito pubblico italiano, il giorno in cui la Bce dovesse terminare i suoi interventi straordinari sui mercati grazie ai quali oggi molti si illudono che il debito non sia più un problema. Come ci ha ricordato Mario Draghi, nella crisi la differenza non è tra più o meno debito, ma tra quello buono e non buono. L’unico debito buono è quello a fini produttivi».

Il leader degli industriali ha poi affrontando il tema dei contratti: «Sta subendo una serie di accuse sindacali, e non solo, sulla nostra presunta contrarietà» al rinnovo dei contratti, ma «nessuno di noi ha mai pensato né parlato di blocco, il problema sono le regole da rispettare» ha puntualizzato Bonomi, augurandosi che «il fraintendimento si superi presto, con dialogo, rispetto e ragionevolezza. Confindustria vuole contratti che siano compresi nello stesso spirito della svolta che vogliamo costruire insieme, nel Patto per l’Italia».

«No a salario minimo, si viola autonomia parti sociali» avverte inoltre Bonomi. Ripetendo che «il trattamento economico minimo lo si stabilisce bilateralmente nei contratti e non imponendo un salario minimo per legge enormemente superiore alla media retributiva come vorrebbero alcuni parti politiche, violando l’autonomia delle parti sociali». Sul fronte fiscale Bonomi ha lanciato una proposta: «Facciamo lo stesso per tutti i lavoratori dipendenti, sollevando le imprese dall’onere ingrato di continuare a svolgere la funzione di sostituti d’imposta addetti alla raccolta del gettito erariale e di essere esposti alle connesse responsabilità».

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