Norwegian waySi chiama “friluftsliv” e questo inverno potrebbe salvarci dalla pandemia

È l’antica pratica scandinava di stare all’aperto e passeggiare nella natura anche quando fa freddo. La lezione è che ridurre i contagi non vuol dire ridurre i contatti: si può sempre incontrare gli amici. Basta uscire di casa, coprirsi bene, rispettare la distanza e fare un piccolo cambio di mentalità

KENT EVEN GRUNDSTAD / NTB SCANPIX / AFP

C’è sempre qualcosa da imparare dai Paesi del Nord Europa. Stavolta è il concetto di “friluftsliv”: parola norvegese traducibile più o meno come “vivere all’aria aperta”, che racchiude insieme una abitudine, un modo di pensare e, forse, anche una mezza soluzione al problema dei contagi in vista dell’inverno in arrivo.

La paura è che, con l’abbassarsi delle temperature e il conseguente aumento delle ore passate al chiuso, si possa verificare un nuovo innalzamento dei casi di infezione. Oppure, per scongiurare il rischio, un aumento delle persone in isolamento. Il “friluftsliv” è la risposta a questo dubbio: uscire, anche quando fa freddo (ben coperti, si intende) e passare molte ore fuori.

«Per noi non è solo un modo per fare attività all’aperto. È un aspetto centrale della nostra cultura», ha spiegato al National Geographic Lasse Heimdal, segretario generale di Norsk Friluftsliv, l’organizzazione che rappresenta ben 5mila gruppi di appassionati.

I friluftsliv per loro significa fare trekking all’aperto, passeggiate, giri nella natura in ogni stagione, comprese quelle fredde. Ma anche picnic, biciclettate, quattro passi con il cane al mattino. E poi, come è ovvio, gli incontri con gli amici per bevute in allegria (per questa attività specifica si parla di “utepils”). L’importante è stare fuori, senza paura del freddo. «Non esiste un tempo cattivo, ci sono solo vestiti sbagliati», recita un proverbio norvegese.

L’equipaggiamento deve essere corretto, ma anche la mentalità. All’arrivo dell’inverno, con il suo carico di freddo e buio, non bisogna abbattersi. Bensì occorre concentrarsi sulle «opportunità che presenta la stagione», spiega Kari Lebowitz, ricercatrice dell’università di Stanford. A suo avviso i norvegesi (o almeno, quelli che praticano la “friluftsliv”) lo fanno, vanno presi come esempio.

Ma come fare Si comincia con poco, contemplando la neve e poi, pian piano, apprezzando le possibilità che offre l’ipotesi di passare qualche ora fuori. Se nei Paesi nordici l’inverno è spesso causa di depressioni e suicidi, nella zona di Tromsø (dove Lebowitz ha passato più di un anno) la maggior parte della popolazione è di buon umore. È appunto merito di una mentalità pronta ad accettare i cambi di stagione e disposta a trarne il massimo profitto. In questo caso la bellezza di ore all’aria aperta.

In questo caso, però, non si tratta di fronteggiare la malinconia, bensì di superare i mesi più critici per la diffusione del virus. È una situazione inedita e, di conseguenza, richiede soluzioni nuove. Durante la pandemia, insomma, praticare un po’ d “friluftsliv” può essere una buona idea.

È utile per mantenere una vita sociale attiva – in presenza e non solo virtuale – senza per forza rischiare di incontrarsi in ambienti interni. Non è necessario intraprendere lunghe camminate nei boschi o in mezzo alle nevi, per carità. Basterà mettersi d’accordo per qualche passeggiata insieme, oppure organizzarsi per un picnic all’aperto (con la necessaria applicazione del distanziamento sociale e l’utilizzo della mascherina) o sfruttare al massimo i pochi spazi verdi che offrono le città. L’inverno è alle porte: è il momento di aprirle e uscire.

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